Chapter 7

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Chapter 7

Villa Wood

Le mie gambe cedettero, e si scontrarono con il terriccio ruvido e secco. Avendo la divisa da cameriera, non potei che farmi male. Le ferite sulle ginocchia erano abbastanza evidenti e sanguinanti, da non permettermi di muovermi ancora. Cercai di alzarmi e allontanarmi da quel posto, volendo con tutte le mie forze entra in casa e fare finta che non fosse successo nulla. Charles era strano e assolutamente inquietante. Non avevo mai visto nessuno che potesse darmi terrore con un solo sguardo. Certo, era molto bizzarro, ma dannatamente intrigante. Charles era intrigante al punto giusto, o forse molto di più. Dietro quella maschera si nascondeva una persona diversa, misteriosa, magari anche pericolosa, ma terribilmente interessante. Il mistero aveva sempre attratto giovani donne pudiche, intrigate dal fascino dell'oscurità. Mi sentivo come l'agnello che non aveva paura del lupo, troppo preso dalla sua ingenuità. Charles era un cacciatore di prede, le attraeva con i suoi occhi enigmatici e poi le rendeva sue. Sapevo solo che dovevo starle lontana, non avere nessun contatto con lui, o sarebbe stato tardi fermarmi. Tornare indietro.

«Stai bene, Rosemary?» la sua voce rauca mi fece tornare nel luogo in cui ero seduta, bloccata da qualcosa di invisibile. La figura di Charles era proprio davanti a me, e nel suo volto si leggeva preoccupazione e dispiacere. Ancora senza proferire parola alcuna, cercai di alzarmi ma un forte dolore alla caviglia mi fece ritrarre velocemente.

«Oh, stai sanguinando. Non muoverti, d'accordo?» annuii, alzando il volto verso di lui. Charles si inginocchiò e mi prese in braccio in stile sposa. Quando il mio corpo entrò in contatto con il suo petto, una scarica di brividi mi percorse il corpo, come se avessi preso la corrente. Era particolarmente piacevole essere tra le sue braccia, mi fece sentire..come dire, piccola. Mai nessuno si era preoccupato di me, eccetto Mark, ma con Charles era tutta un'altra storia.

«Non devi..» mormorai sconvolta dal suo gesto così premuroso.

«Non riesci a camminare, avrai la caviglia slogata.» rispose semplicemente, guardando sempre dritto davanti a sé. Ritornammo dove prima mi aveva sussurrato cose senza senso e poi mi aveva cacciata via. Mi depose in una sedia di legno, e frugò in un cassetto in cerca di qualcosa. Tirò fuori del cotone e prese la brocca piena d'acqua che si trovava sul tavolo. Lasciò colare sulle ferite l'acqua, e poi tamponò il tutto con il cotone bianco. Mi stavo curando, si stava davvero prendendo cura di me, ed io era spaventata, impaurita da tutto questo. Nella mia vita avevo sempre dovuto cavarmela da sola, e anche il suo insignificante gesto era importante per me.

«Grazie.» dissi, rivolgendogli un piccolo sorriso. Lui ricambiò, pulendo il sangue rimasto, e asciugando la mia gamba bagnata. Prese anche un piccolo pezzo di stoffa e fasciò la caviglia alla perfezione.

«Dove hai imparato..?» chiesi, esitando. Ero davvero sicura di voler intraprendere una conversazione con lui?

«Mia sorella..» rise «..cadeva spesso, un po' come te.» e per una volta riuscii ad intravedere l'anima di Charles, tormentata e desiderosa di qualcosa paragonabile alla serenità.

«Io non cado spesso.» mi accigliai, infastidita.

«Come no, sei un tipo un po' sbadato.» sfiorò con le punta delle dita la mia gamba, risalendo fino alla ginocchia. «Mi piacciono i tipi come te.» era un complimento? «Comunque sarà meglio che ti porti io in casa, non vorrei che ti faccia male un'altra volta.»

«Posso farcela.» risposi immediatamente. «Cioè, ce la faccio. Non ho bisogno del tuo aiuto, ma grazie lo stesso, Charles.» ops, ero passata dal dargli del lei, a dargli del tu, senza che me ne accorgessi. Il suo sguardo si oscurò di poco, facendosi serio. Quindi mi alzai e appoggiai il piedi con la caviglia dolorante a terra, e mi morsi il labbro inferiore per non far vedere il dolore. Feci qualche passo in avanti, ma non riuscii ad andare oltre. Stavo quasi per cadere di nuovo, ma Charles mi prese prima che potessi farmi realmente male di nuovo.

«Sei testarda, Rosemary.» commentò divertito. «Ad ogni modo, che ti piaccia o no, devi lasciare che ti conduca in camera tua. Non puoi camminare in queste condizioni.» disse dolcemente.

«Okay.» sospirai «Ma come farò adesso con il lavoro? Mrs Anna non sarà felice di..»

«Calma, Rosemary. Mia madre non farà nulla di ciò che pensi, anzi sarà talmente preoccupata per la tua salute che non ti lascerà un attimo da sola.»

«Ma è solo una stupida caviglia!» lo interruppi, frustrata.

«Non è stupida, e tu non lo sei. Ho capito che tiene a te moltissimo, quindi non pensare di non essere abbastanza per nessun motivo.»

«Charles, nessuno mai si è preso cura di me. Per me è tutto nuovo, non so come comportarmi!» risposi, parlando di me come se lui fosse un amico che conoscevo da tempo.

«Non aver paura, tu e Diana siete in ottime mani adesso.»

Camelia ∞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora