~ Capitolo 1 ~

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Skylar, questo è il mio nome.

È l'unica cosa che, per ora, ricordo.

Mi sono svegliata con una donna sulla quarantina che piangeva al mio fianco stringendomi la mano. Io mi sentivo persa, quasi disorientata. La donna appena mi vide si portò una mano alla bocca e corse fuori da quella stanza.

Ora che mi fermavo a osservarla meglio, la stanza in cui mi trovavo mi trasmetteva tristezza: era tutta completamente bianca. E a renderla ancora più deprimente era la continua pioggia che batteva incessante sul vetro dell'unica finestra presente. Non mi piaceva la pioggia. Non chiedetemi perché. Non mi piaceva e basta.

All' improvviso entrarono due uomini, anch'essi vestiti di bianco che iniziarono a visitarmi. Il bianco mi stava facendo innervosire, insieme all'assordante *bip* che produceva la macchina al mio fianco sinistro. Mi iniziarono a fare delle domande:

-"Come ti senti?"

-"Stanca, ma bene"

-"Hai avuto una grande fortuna a cavartela con così poco sai? Sei forte ragazza."

-"Perché, cosa è successo?"

A quel punto mi guardarono con fare interrogativo. Però a me sembrava una domanda così scontata... Io non sapevo e non ricordavo nulla.

"I-io non mi ricordo cosa è successo." ammisi con quel poco di sicurezza che mi rimaneva.

-"Come ti chiami?" chiese il dottore alla sinistra, visibilmente preoccupato.

-"Skylar" dissi decisa.

-"Quanti anni hai Skylar?" disse marcando il nome.

Ci pensai un attimo. Avrei dovuto sapere la risposta a quella domanda? Eppure a me sembrava così difficile rispondere.

"Io non lo so" dissi in un sussurro. Mi sentivo quasi in colpa ad ammetterlo.

I due uomini si lanciarono uno sguardo veloce, quasi rubato, si erano capiti all' istante. L'unica che non capiva e si sentiva in disparte ero io.

Continuarono a visitarmi e pormi domande, che sarebbero dovute essere banali, ma per me non lo erano affatto.

Finito di visitarmi iniziarono a scrivere sulle loro cartelle i miei risultati. Chiamarono la donna che stava accanto a me prima.

Era al telefono e liquidó la persona dall'altro capo con un semplice :" ti chiamo più tardi." buttato lì.

I due uomini iniziarono a parlarle e dal viso di lei caddero delle lacrime. Continuavano a parlare con la donna e io non riuscivo a capire cosa stessero dicendo. Nel loro discorso riuscì a notare una parola che io reputavo affascinante ma non sapevo quale fosse il suo significato.

AMNESIA.

Che splendida parola pensai. Pensai però che volessi anche uscire da qui.

I medici se ne andarono e la donna mi sorrise. Un sorriso un po' tirato, ma era sempre un sorriso. Si asciugò le ultime lacrime rimaste con il palmo della mano e poi mi accarezzò la guancia per successivamente sussurrarmi:" La mia piccola grande guerriera; sapevo che ce l'avresti fatta anche questa volta, te la sei sempre cavata e supereremo anche questa. Hai fame?".

Io annui debolmente,non sapendo che altro fare,e la donna regalandomi un sorriso uscì da quella stanza.

Non ricordavo nulla, né chi fosse quella donna, né cosa ci facessi io in quel posto, né tantomeno cosa avessero detto quei medici. Ma cosa più importante, non ricordavo chi fossi io e ricordare il mio nome, era già tanto.

Quindi, io sono Skylar e per ora è tutto quello che so.

Amnesia || Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora