2. MaryAnne

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L'alba.
Molte persone amano guardare l'alba, hanno ragione, perché è piena di colori tra il rosso, arancione e giallo.
Una nascita di un nuovo giorno. Magari speri che possano cambiare alcune cose, anche se dentro di te sai che non cambierà niente, ma la speranza serve.

Proprio in questo momento stiamo guardando l'alba, in silenzio, come è stata questa notte, silenziosa.

Non so perché mi ha portato qui, sembra un posto così intimo per lui.

Dopo quel contatto, chiamiamolo "abbraccio", non ci siamo scambiati neanche una parola.
Adesso lui è seduto sul cornicione di questo terrazzo, mentre io sono appoggiata al muretto seduta per terra.
Fa un po' freddo, ma tra un po' la temperatura si alzerà leggermente, quindi starò bene.

Non sono mai stata una tipa "freddolosa", mi piace il freddo, amo vedere la pioggia scendere, mettere felpe o maglioni e odio profondamente il caldo.
In realtà odio parecchie cose.

Prendo il telefono, controllo se ho qualche messaggio.
Ci avrei scommesso tutto quello che ho.
L'unica gioia della mia vita, la mia migliore amica, sono stata male quando ci siamo trasferiti qui, non volevo abbandonarla lì, ma prima di andare ci siamo promesse di rimanere unite.
Apro l'unico messaggio che ho e leggo.

MaryAnne:
Buon Natale baby, mi manchi tantissimo, mamma ti saluta.
Ho spedito il tuo regalo, spero ti piaccia. (Ammetto di averlo spedito due giorni fa, non mi ammazzare)
Love u.

Sorrido come un ebete, solo lei poteva spedire il regalo due giorni prima di Natale, le rispondo subito.

A MaryAnne:
Ciao scema, Buon Natale anche a te e a tua mamma.
Mi manchi tanto anche tu, qui è così difficile senza di te.
(Non ti ammazzo solo perché non ho avuto il tempo di comprarti un regalo)
Come migliore amica faccio schifo, ammettilo.
Love u.

Io e lei ci siamo conosciute per puro caso a scuola, io stavo facendo il mio giro tattico, per scansare l'ora di storia, mentre lei doveva fare delle fotocopie per la prof. di fisica.

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Che rottura, odio quella stronza della Brunetti, chi cazzo si crede di essere, ma poi che me ne frega della sua stupida lezione di storia.
Che materia del cazzo.
Mi siedo vicino al bidello, per perdere tempo, leggo un po' di giornale.
«Mi scusi, devo fare delle fotocopie per la prof. Fiore.» alzo la testa, davanti c'è una ragazza con i capelli castani, molto carina, con qualche lentiggini sul naso, altezza media. Vedo il bidello che se ne frega. Tanto viene pagato per non lavorare sto pezzente.
«Ti aiuto io, vieni.» le rispondo, lei mi risponde con un grazie.
«A che anno sei?» mi chiede «Del quarto e te?» «Terzo.» le sorrido.
Aziono la stampante e comincia a fotocopiare.
«Io comunque sono Cristal.» le porgo la mano e lei me la stringe. «Marianna.»

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Da quel momento siamo diventate amiche.
Un altro messaggio.

MaryAnne:
Perché sei tu, ti perdono, ma voglio il mio regalo.
Muoviti a comprarlo.

A MaryAnne:
Entro questa settimana, prometto.
Come mai già sveglia?
Nottata con i cugini?

MaryAnne:
Si, sai com'è in casa Tommasini, si fa l'alba con i cugini.
Tra un po' vado a letto però, tu cosa ci fai sveglia?

A MaryAnne:
Ti dico che ieri sera ho fatto lite con mamma, sono uscita, ho comprato una bottiglia di vino e mi sono fatta un giro.

MaryAnne:
Sai che ci sono sempre per te, quindi torna a casa, ho capito che sei ancora fuori. Anche se si comporta cosi è preoccupata.

A MaryAnne:
Si tra qualche minuto ritorno. Grazie baby.

Decido di alzarmi dal quel pavimento sporco, metto il telefono in tasca e mi avvicino a quel ragazzo che in questo momento, da qualche ora, è tanto assente.

Gli tocco la spalla «Io sto andando via, volevo salutarti e dirti grazie.» si gira di profilo e annuisce.
Mi allontano da lui e varco la porta di quel terrazzo. Scendo giù e percorro la strada verso casa.

Che strano quel ragazzo.
Hai detto bene. Come si permette, neanche saluta, che maleducato.
Ecco mi mancava questa vocina in testa.

Fortunatamente ci metto poco ad arrivare a casa.
Beh cinquanta minuti non sono tanti, vero?
Varco la soglia di casa, non si sente neanche una mosca.
Sicuramente mamma e Luca dormono.
In cucina c'è un casino, piatti sporchi, cibo sulla tavola e cartacce ovunque.
Sistemerò più tardi, adesso voglio farmi una doccia e andare a letto, ne ho bisogno.

Vado in camera, prendo la roba per cambiarmi e lentamente vado in bagno.

L'acqua tiepida scende sul mio corpo, sento i muscoli rilassarsi.
«Cavolo, mi ci voleva proprio.» sussurro.
Insapono il mio corpo, il profumo di mandorle e vaniglia si espande.
Dopo aver finito mi metto l'intimo color rosa cipria e mi guardo allo specchio.
Sistemo i miei capelli ramati, faccio una coda alta e infilo una felpa rossa. Beh è Natale no?
Esco dal bagno a piedi nudi ed entro in camera mia.
Mi stendo a peso morto sul letto.
Piano piano mi addormento.

«Crish...Crish svegliati.» mi sento scuotere. Apro un occhio e vedo Luca in piedi vicino al mio letto.
«Mostriciattolo... vieni qui.» lo prendo di peso e lo porto sul mio letto.
Mi abbraccia stretto stretto, come dice lui. Gli lascio un bacio fra i capelli e ci sorridiamo.
«Mamma ha detto: cosa vuoi mangiare per cena?»
«Mi va bene qualsiasi cosa.» ritorno a sprofondare la testa nel cuscino.
«Vaaa beneee.» scende dal letto di corsa «Non correre Luca!» gli urlo contro.
Quel bambino è impossibile, fa tutto il contrario di quello che gli si dice.
Però a tratti è anche dolce.

Prendo il telefono, lasciato sul comodino prima di buttarmi nel mondo dei sogni. Guardo l'orario, le 19:56, cavolo ho dormito così tanto.
Mi alzo con malavoglia, metto le ciabatte pelose, comprate da mia nonna e vado in cucina. Vedo tutto in ordine e pulito.
«Mà, hai bisogno di una mano?» guardo mia madre indaffarata con la cena e velocemente mi dice di andar a giocare con Luca.
«Scusami per ieri sera, ero nervosa, sai il lavoro, la casa e tutto quanto..»
«Mà, stai tranquilla, non è successo niente, se hai bisogno, chiamami sono di là.» mi sorride leggermente e vado da quella peste.

«Uno, due, tre... stella!» io sono in posa come una cogliona, ma tra un po' scoppierò in una risata, lo so già.
«Ti sei mossa! Ti ho visto!» mi si avvicina con uno sguardo finto minaccioso. Ma sono più veloce di lui. Lo prendo e di peso lo poso sul divano facendogli il solletico. Si dimena e ride tantissimo.
«Fermati..» tra una risata e un'altra.
«Okay, mi fermo.» «Hai vinto te piccoletto.» gli prendo la manina e gli aggiusto i capelli.
Lo porto a tavola e lui si siede.
Aiuto Mamma a mettere i piatti a tavola e cominciamo a mangiare questa piccola cena di Natale.

Sono affacciata alla finestra, macchine che sfrecciano per le strade, palazzi illuminati dalle lucine.
Alzo la testa vedo una stella più grande delle altre, più luminosa.
Un clacson mi fa distrarre abbasso la testa e vedo che c'è stato un tamponamento.
Scuoto la testa, mi butto sul letto, prendo il pc, avevo messo in pausa una serie "casa di carta" e riprendo da dove ho lasciato.

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Ciao a tutti!
È passato tanto tempo dal primo aggiornamento, lo so, ma non sono stata benissimo, quindi mi sono presa un momento per me.
Oggi ho deciso di aggiornare, perché mi mancava scrivere, ho tante idee per questa storia.
Se vi è piaciuto potete commentare o lasciare una stellina, ne sarei felice.
Adesso vi lascio!
Byeee 🌙

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