Capitolo 1

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È stranamente sorprendente come delle volte sembra andare tutto per il verso giusto, ma, quando meno te lo aspetti , ti ritrovi tutto il tuo piccolo mondo sottosopra, e ti senti confuso e impotente, all'interno di qualcosa di ignoto, troppo grande per te.
Era una giornata grigia, le nuvole coprivano il cielo come una coperta, a momenti si sarebbe messo a piovere e io ero in camera mia, sdraiata sul letto ad ascoltare la musica con gli auricolari, quando improvvisamente si spalancò la porta. Una donna sulla
quarantina entrò come un tornado nella mia stanza, gridando a gran voce:
«Flamma, fai le valigie, dobbiamo partire»
«Ah, finalmente andiamo in vacanza!»
«No, ci trasferiamo»
Io spalancai gli occhi, incredula, che cosa aveva detto?!
«Perché? E dove andiamo?»
«Porta solo lo stretto necessario, sarà un lungo viaggio e quello che non ci serve è un bagaglio pesante da trascinare» affermò mia zia, ignorando le mie domande e uscendo sbattendo la porta. Io e lei non ci assomigliamo molto, i miei capelli sono rosso fuoco, i suoi sono castani, i miei occhi sono verde smeraldo, mentre i suoi sono di una marrone scuro, il carattere, però, è lo stesso, deciso e testardo, ma in alcuni momenti riusciamo ad essere anche gentili e affettuose.
Lasciai qualche minuto al mio cervello per elaborare la notizia, poi mi alzai di scatto dal letto e uscii dalla stanza, correndo per le scale e raggiungendola al piano inferiore.
«Zia Jane» dissi per attirare la sua attenzione «che succede? Perché ce ne andiamo?»
«Ho bisogno di cambiare aria»
«Ma questa è la mia città, la mia vita e questa» dissi spalancando le braccia e spostando gli occhi da un angolo all'altro del soggiorno «è la casa dove sono cresciuta, quello lì fuori è il paesaggio che ho dipinto molte volte» gli amici non erano un problema, visto che non li avevo, essendo io un tipo particolarmente introverso «Io non posso andarmene»
«Flamma, ti prego» disse quasi sussurrando.
«Almeno dimmi dove andiamo» risposi anch'io sussurrando, con aria supplichevole.
«Andiamo da alcuni miei parenti, in Inghilterra, e staremo con loro fin quando non troveremo un appartamento»
Forse vedendo la mia espressione triste e pensierosa, Jane si avvicinò, prese il mio viso tra le mani e, parlando con più dolcezza, disse:
«Vedrai, l'Inghilterra ti piacerà, lì incontrerai nuovi amici e troverai paesaggi più belli da dipingere»
Rassegnata, andai in camera mia, tirai fuori la valigia viola da sotto il letto e con un soffio spazzai via lo spesso strato di polvere che si era formato sulla cima, l'aprii e vi misi dentro dei vestiti presi di fretta dall'armadio di legno di ciliegio, il blocchetto contenente tutti i miei disegni e ovviamente i miei Cd preferiti. Il genere di musica che preferisco è il rock, ma mi piace la musica in generale e il modo in cui essa comunica emozioni e stati d'animo attraverso un groove di batteria particolarmente coinvolgente o un riff di pianoforte o ancora un assolo di chitarra.

L'indomani uscimmo all'alba, insieme al sole, i cui raggi dipingevano un cielo azzurro, ma non erano forti abbastanza per illuminare il paesaggio. Ci dirigemmo alla fermata dell'autobus trascinando solo due trolley, poco dopo arrivò il nostro autobus.
Mia zia era silenziosa, fissava un punto nel vuoto, assorta in chissà quali pensieri. Siamo sempre state solo noi due, non ho mai conosciuto i miei genitori, ma lei spesso mi parla della dolcezza di mia madre, della simpatia di mio padre, di quanto io le ricordi loro, anche se in casa nostra non c'è una loro foto e io mi sono sempre chiesta come mai.
Una frenata mi fece sbattere bruscamente al sedile davanti e sembrò risvegliare Jane dai suoi pensieri.
Il viaggio durò circa un'ora, dopo di che camminammo fino a raggiungere il porto, dove mia zia andò incontro ad un uomo basso, con pochi capelli bianchi in testa e delle sopracciglia foltissime che incoronavano due occhi azzurri come il mare; io la raggiunsi. Lui mi guardò per alcuni istanti, sembrava stesse riflettendo, poi disse:
«Tu devi essere Flamma» affermò «ma guarda quanto sei cresciuta, l'ultima volta che ti ho visto, eri ancora un soldo  di cacio»
Non ebbi il tempo di replicare che mia zia mi intimò di salire sul traghetto, giustificandosi dicendo che avevamo molta fretta.
«Dov'è che dovete andare, Jane?» chiese l'uomo.
«Nello Yorkshire, Adam»
«Bene, devo andare lì per fare visita ad un amico, non è un problema accompagnarvi» affermò l'uomo, sorridendo gentilmente.
Arrivammo nel tardo pomeriggio sulla terraferma e, dopo aver ringraziato Adam, procedemmo il viaggio a piedi.
Le strade erano piene di buche e pian piano il cielo si oscurò, si sentirono anche un paio di tuoni, seguiti da una pioggerellina fitta fitta che via via ci bagnò dalla testa ai piedi. Finalmente alla sera giungemmo davanti un grande cancello arrugginito, che zia spinse senza esitazione ed entrò in un grande giardino, pieno di fontane e contornato da una siepe. Io la seguii senza fare domande, ma mi sembrò di vedere con la coda dell'occhio un'ombra nascosta fra i cespugli che ci osservava percorrere il sentiero sino al portone del grande palazzo.

Ciao a tutti!
Ecco il primo capitolo della mia prima storia. Man mano la storia si complicherà e spero leggerete anche i prossimi capitoli. Mi piacerebbe sapere cosa pensate della storia, commentando e consigliandomi dove migliorare.🥰
Alla prossima,
bea_kind

PS chi ha colto la citazione a Harry Potter e la Pietra Filosofale? 😏😉

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