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"Signore siamo arrivati, potete scendere" Esclama l'autista dell'auto accostandosi al marciapiede,
"Vieni Esme, ci siamo" afferma Dimitri scendendo dalla macchina e venendomi ad aprire lo sportello.

Il ragazzo mi conduce all'interno di un grande edificio, per poi salire una rampa di scale. Ci fermiamo una volta arrivati su una terrazza panoramica su cui non ero mai stata.

"Da qui si vede tutta Istanbul!"
Affermo con la voce sognante e gli occhi incantati sulle luci della città.
Osservo il panorama totalmente presa dalla sua bellezza.
A ciascuna luce corrisponde una casa, a ciascuna casa una famiglia e a ciascuna famiglia delle persone, ognuna con una storia diversa da raccontare.
Mi piacerebbe girovagare liberamente, conoscere la gente, ascoltare i racconti di chi vive in modo diverso da me, e invece sono chiusa in una morsa.

Il ristorante è elegantissimo, con tavolini che popolano la terrazza, abbellendola insieme a piante, lampadine sparse un po' ovunque e musica dal vivo: un'atmosfera magica.

"Sono senza parole"
"Ti mozza il fiato. Ecco cosa provo io quando ti guardo" mi sussurra all'orecchio.
Scuoto la testa fingendo di non aver sentito e cammino, seguita dal moro, verso il tavolo indicatoci da una giovane cameriera.

"Era troppo sdolcinata?" Chiede ridacchiando,
"Smielata, vomitevole oserei dire"
"Guarda che è la verità" ribatte lui,
"Taci Dimitri. Le frasi fatte non funzionano con me, né tantomeno parlarmi come se ci conoscessimo da una vita" spiego e lo vedo sospirare.
"Hai carattere, punto per te Malkova"
"1-0 palla al centro"
"Eh no siamo pari: io ti ho offerto i pasticcini"
"E la giacca" aggiungo sorridendo,
"Proprio così! 1-1".

Arrivano le nostre pietanze e con loro anche domande insistenti che mi martellano nella testa.

"Quando tuo padre ti ha detto dell'accordo tu cosa hai pensato?" Chiedo al moro;
"Di ucciderlo"
"Breve e coinciso" sentenzio con un sospiro;
"E tu?" Chiede lui a me stavolta,
"Io mi sono resa conto di valere quanto un capo d'abbigliamento firmato in saldo"
"Eri fidanzata?"
"No. Non ho mai avuto storie serie"
"Perché?"
"Perché quei pochi ragazzi che ho frequentato erano distanti anni luce dal mondo criminale, ma non ne troverò mai uno adatto a me qui. Così, o scoprendo gli effetti collaterali del mio cognome o per intervento paterno, sono finite tutte ancora prima di iniziare.
Tu invece? Scommetto che sei il classico stronzo che ne cambia una a sera.
Stile capo banda dei romanzi"
"Sono proprio io, in persona" -Ridacchia- "Non mi è permesso provare emozioni, so cosa vuol dire amore perché ho due sorelle e una mamma che amo, ma non conosco la sensazione di avere accanto la propria metà e i miei genitori non sono certamente stati un buon esempio"
"Se ti può consolare vale lo stesso per me.
Che tu nasca maschio o femmina da questo punto di vista non cambia molto no?!"
Annuisce con gli occhi che scrutano il coltello argentato alla sua destra e un sorriso malinconico.
In uno scatto repentino subito il ragazzo si ricompone e sul suo viso torna un'espressione seria, il nero dei suoi occhi si spenge.

"Esmeralda stasera ti ho portata a cena per conoscerti, è vero, ma è mio dovere darti una cosa" esclama non appena la cameriera poggia il dolce sul tavolo.

Dimitri solleva il tovagliolo dalle cosce e lo sistema accanto al piatto piano, rovista nella tasca interna della giacca e ne estrae una scatoletta di velluto blu.

Una torpedine di ansia improvvisa inizia a ruotare intorno a me, l'udito si ovatta e il cuore batte più forte per qualche secondo. Sono nel panico, mi sento schiacciata e compressa in ogni parte del corpo.

"Esme, guarda me okay? Non pensare all'accordo. Siamo tu ed io. Solo noi.
Ci siamo incontrati una sera a cena e ci stiamo conoscendo. Pensala così: se non riusciremo a sostenere questa situazione, allora escogiteremo qualcosa. Devo darti questo anello come sigillo dell'accordo.
Per me puoi tenerlo al dito anche solo quando siamo insieme, poi non importa.
Comunque ho scelto questo perché è verde smeraldo, come i tuoi occhi.
Spero ti piaccia almeno".

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