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La mia figura nello specchio appare solare, emozionata e vivace.
I capelli scuri scendono morbidi e ondulati fino a metà schiena, incorniciando il mio viso ovale, con occhi verdi dalle lunghe ciglia nere, messi in risalto da un ombretto viola e mascara nero. Le labbra sono tinte di un viola scuro, che si accorda anche al vestito: del medesimo colore ma decorato con vari punti luce argentati, specialmente sulla parte superiore, il quale arriva fino a sopra il ginocchio. Non indosso calze, ma ai piedi porto un paio di stivaletti neri con un piccolo accenno di tacco. Non credo sia un'ottima idea osare con delle scarpe più alte dato che poi mi farebbero troppo male i piedi, e io voglio ballare tutta la notte.
Al polso destro porto diversi braccialetti decorati con ciondoli di varie forme; invece alle orecchie ho un paio di orecchini a cerchio, sempre argentati.
Porto anche due anelli in oro bianco: il primo me lo ha regalato mio padre, ha un piccolo quadrato con uno stemma inciso sopra e ce l'ha ogni componente della nostra famiglia: dice che così sono più al sicuro; invece il secondo è un anello fine e non è decorato, ma mi piace la sua semplicità. Al collo ho una collana con un ciondolo fatto a 'E' di 'Esmeralda'.
Prendo un chiodo in pelle nero, una pochette e scendo le scale velocemente.

Sono in prossimità della porta quando vengo richiamata:
"Esmeralda dove vai?"
Mi volto verso la fonte della voce che, come pensavo, si rivela essere mio padre.

Lui ha i capelli corvini come i miei e una barba corta che gli decora il viso. I suoi occhi sono scuri e sempre attenti a ogni minimo dettaglio.
Indossa un completo da lavoro elegante e credo sia appena rientrato a casa, data l'ora.

"Ciao papà, stasera esco con Rose e Katy"
"Non me lo avevi detto però" Ribatte lui,
"Ho avvertito la mamma" Improvviso io,
"Esme sei grande ormai: devi imparare a capire come ci si comporta. Non puoi fare sempre tutto ciò che vuoi"
"Papà ti sto solo chiedendo di uscire. Qual è il problema? Sono sempre uscita con loro"
"Il problema è che stai diventando una donna e devi imparare a comportarti come si deve. Tu devi maturare Esme, e anche in fretta. Voglio sapere quando e con chi esci capito?!"
"Papà va tutto bene?" Chiedo io preoccupata;
"Vai in camera Esme. Tu stasera non esci".
Non Ribatto né faccio domande perché conosco sia quel tono che quello sguardo.

Salgo le scale e mi siedo sul letto.
Perché mai avrebbe dovuto fare una scenata simile?
Voglio dire non è mai successo fino ad ora eppure è da tempo ormai che io e le mie amiche usciamo insieme la sera. Altre volte gliel'ho detto mentre ero già sulla porta oppure ho lasciato detto a una cameriera che non sarei stata presente a cena quella sera.
Che bisogno aveva di farmi quel discorso sulla maturità e sull'essere donna?
Non voglio finire come mia madre a eseguire ogni qual ordine mi venga imposto.
Qui c'è qualcosa sotto ma non mi è chiaro cosa.

Decido di struccarmi e indossare un semplice paio di jeans con una maglia di cotone a maniche corte e un maglioncino sopra, sempre in cotone.
Calzo delle ballerine blu e poi avverto le mie amiche che stasera non sarò con loro.

Non ho molta voglia di rivedere mio papà stasera, ma devo scendere per cena se non voglio causare altre scenate.

Arrivo a tavola e mi siedo al solito posto, accanto a mia madre.
Quando siamo tutti seduti, compresi alcuni degli uomini di mio padre, iniziamo a mangiare.

In una famiglia come la mia ci sono regole ben chiare che non sono mai state dette ad alta voce, ma ognuno è cosciente della loro esistenza.
Quelle più importanti sono due, e stanno alla base di tutte le altre: le donne non devono sapere niente di tutto ciò che riguarda il lavoro; esse devono solo stare a casa come dei vegetali e eseguire gli ordini.

Incredibile quanto mia madre sia soddisfatta di rispettarle. Altrettanto incredibile è quanto sua figlia, ovvero la sottoscritta, sia tutto il contrario.

Io non sono nata per stare a casa tutto il giorno e prendermi premurosamente cura di un uomo.
Non son una serva, non sono inferiore ad altri solo perché sono donna e non uomo.
Chi dice che non sia capace di prendere in mano una pistola e uccidere un essere umano, di gestire traffici di droga, o semplicemente di studiare, lavorare e, perché no, crescere dei figli nel frattempo?

Vivere in una casa dove queste regole costituiscono la quotidianità è dura.
Qui si ignora il fatto che si conviva con il pericolo di non rivedere più la metà dei nostri familiari tutti i giorni. Sembra che la mafia non esista e invece è il pilastro centrale della nostra vita.

Una volta stavo camminando per il corridoio, ero piccola, avrò avuto circa sei anni.
Arrivai in salotto, dove c'erano due uomini alti e muscolosi. Erano tatuati anche sul viso e stavano estraendo pacchi di cocaina da un borsone; seduti di fronte a loro si trovavano mio padre e quello di Katy.
Io rimasi ferma a guardarli ma, non appena mi vide, mio padre chiamò una cameriera e le fece segno di portarmi via.
So che lui non è cattivo, alla fine è in questo giro perché anche suo padre ne faceva parte e suo nonno prima di lui.
Essendo io così piccola non sapevo cosa fosse la polvere bianca nei sacchetti, né tantomeno quale fosse il lavoro di mio padre.
Devo dire però che vedere uomini sconosciuti in casa mia, che si zittiscono se gli passi vicino, borsoni pieni di armi, soldi o droga, è quasi un'abitudine.
Ormai non mi scandalizzo, per me probabilmente sarebbe strano il contrario.
A volte è capitato che mio padre fosse indagato dalla polizia per qualche atto illegale ma per ora, fortunatamente, siamo ancora tutti uniti e fuori pericolo. Certo non sono mancate occasioni in cui ci siamo dovuti spostare fuori città per qualche giorno, a causa di pericoli a me sconosciuti.
Questi sono i motivi per cui sono costretta a farmi tenere d'occhio continuamente, o quasi.
Portare uno stemma al dito che ti identifichi come 'persona appartenente a una famiglia di intoccabili' può difenderti delle persone più deboli, ma non da quelli altrettanto potenti. Se da una parte c'è chi sa che deve lasciarti stare perché altrimenti ci rimetterebbe la vita; dall'altra la concorrenza non vede l'ora di prenderti come ostaggio per trarne profitto. Essere donna in una famiglia mafiosa vuol dire che tutti, compresi i tuoi familiari stessi, ti vedono come un oggetto di loro proprietà, da poter trattare come più gli piace. Sei inferiore e sottomessa, e la cosa peggiore è che non hai scampo: l'unica cosa che puoi fare è accettarlo.

Mi piacerebbe innamorarmi di un uomo buono, leale e che mi rispetti.
Ci riuscirò mai? Lo spero tanto.

SmeraldiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora