Capitolo 1- TISH

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CAPITOLO 1

TISH

Non mi trovavo lì per cercare una storia d'amore. Ero lì per la mia passione, per la mia musica e ci ero arrivata dopo lunghissime settimane di provini, dopo mille paranoie e dubbi. Ho preso in mano la mia voglia di cantare e il mio coraggio e sono partita. Come quando ci pensi e ci ripensi infinite volte prima di fare qualcosa e poi all'improvviso accade, poi all'improvviso tutte le incertezze diventano passi, e passo dopo passo ti ritrovi a Roma con una valigia troppo piccola ed un sogno fin troppo grande.


Sono Tijana, o meglio Tish. Ho 18 anni, sono serba, vivo a Gorizia, parlo sei lingue diverse e tutte quelle altre mille cose che si dicono ad un colloquio o ad un provino. Dopo aver balbettato tutte queste informazioni sul mio conto, sinceramente speravo solo mi dicessero "Bene Tish, inizia a cantare ora!" .

Ero lì solo per quello, volevo solo fare quello, cantare e dare voce alla mia anima, a quella parte di me che nessuno riusciva mai a vedere.

Davanti a me c'erano i tre professori: Rudy Zerbi, quello che temevo di più, perché correva voce che a Rudy Zerbi o piaci subito o non gli piacerai mai; Alex Britti, un famoso cantautore italiano che, a dir il vero, mi sembrava abbastanza apatico a primo acchito; e, infine, Stash, un ragazzo che aveva vinto "Amici" qualche anno fa ed aveva avuto un successo grandissimo con la sua band i "The Kolors". Stash è stato il primo a mettermi a mio agio chiedendomi quale canzone avessi portato, con un sorriso amichevole e genuino.

«Bird set free» risposi timidamente. Dopo qualche secondo sento la base partire e di colpo intorno a me tutto si fece più luminoso, non vedevo nulla, sentivo solo la mia voce. Era quello che mi succedeva ogni volta che cantavo, mi piaceva pensare che fosse qualcosa di magico perché alla prima nota spariva tutto ciò che avevo intorno e restavo solo io con la mia voce e la mia anima nuda. Finita l'esibizione ho ricevuto sguardi di approvazione da tutti e tre i professori e una volta uscita ho subito tirato un sospiro di sollievo, ero fiera di me. Continuavo a ripetermelo in testa come un mantra "forza Tisha, sii fiera di te!".

La mia voce il più delle volte non mi piaceva, cercavo sempre di perfezionarne il timbro e questo tante volte mi bloccava, mi faceva andare in paranoia.

Al liceo ogni anno mi proponevano di cantare l'inno della scuola nelle cerimonie di fine anno oppure di prendere parte a qualche assurdo musical o spettacolo teatrale, ma io rifiutavo sempre per paura di non essere mai all'altezza, per paura di non essere mai troppo brava. La mia famiglia e i miei migliori amici non facevano altro che ripetermi che avevo un dono, un grande talento che non andava sprecato, cercavano sempre di spingermi fuori dalla mia cameretta per far sentire a più persone possibile la mia voce. Ma chi dà mai credito ai complimenti di parenti e amici? Si sa, lo dicono solo perché ti vogliono bene.

E invece adesso eccomi qui: ufficialmente un'allieva della scuola di Amici.

Fatico ancora a crederci, come è stato possibile tutto questo?

Sono seduta sul banco, ultima fila, con la mia felpa nera e non posso far altro che pensare a tutti i sacrifici fatti dai miei genitori. Com'è stato possibile che io mi trovi qui? Semplice, penso, è grazie a loro.

Non vedo l'ora questa sera, tornata al Residence, di chiamarli.

Mia madre sicuramente piangerà di gioia, mio padre, invece, si limiterà a farmi un sorriso caloroso e sincero con gli occhi lucidi. Lui non è mai stato bravo ad esprimere a parole quello che sente, è sempre stato un po' incapace a dire un "ti voglio bene", incapace di abbracciare. Eppure non c'è mai stato un giorno in cui non mi sia sentita amata, anche se non mi diceva sempre quanto mi amava la sera mi veniva a guardare mentre già dormivo, spegneva la lampada, controllava che il mio respiro fosse regolare, la mattina mi accompagnava a scuola e il suo sguardo attento e scrupoloso mi accompagnava fino a quando la mia figura non scompariva dentro il corridoio principale della scuola. Io ho imparato a capire i suoi silenzi e i suoi sguardi e con il tempo mi sono accorta di essere proprio simile a lui. Me lo dice sempre anche mia madre «Tijana sei uguale a tuo padre! Se qualche volta mi dai un abbraccio in più non muore nessuno eh... sia mai ti scappasse un "ti voglio bene mamma"...» e ogni volta io le rispondo sorridendo e dicendole che lo sa benissimo quanto la amo senza il bisogno di ripeterlo sempre.

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