CAPITOLO 6 - ROMA

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CAPITOLO 6 - ROMA

ALBERTO

Non credo di aver mai visto niente di così bello, qualcosa che riuscisse a sconvolgermi dentro con così tanta potenza e delicatezza, in così poco tempo.

Non credo di aver mai visto un tramonto, così come quel pomeriggio di dicembre, riflesso su due occhi di ghiaccio.

Non credo di essermi mai sentito al posto giusto nel momento giusto, o almeno non credo di aver mai sentito sulla pelle questa sensazione in maniera così evidente e forte.

L'ho guardata fino a consumarne tutta la meraviglia, o almeno lo credevo.

La realtà è che, invece, lei era capace di stupirmi in ogni gesto, in ogni parola, in ogni racconto, in ogni espressione del viso, in ogni battuta sagace che non mi aspettavo.

Non era simile a nessun'altra ragazza che avessi avuto modo di conoscere, non era paragonabile o confrontabile con nessun'altra. Non si poteva dire "Tish è questo" o "Tish è quello", lei era tutto.

Era fiamme e ghiaccio.

Era dolcezza nascosta dietro spigoli da saper smussare delicatamente.

Era un muro reso impenetrabile da mille paure ma allo stesso tempo era un'ampia distesa di sogni e speranze che sapeva mascherare bene.

L'ho guardata tutto il pomeriggio camminare tra le vie piene di turisti in una Roma eterna.

L'ho guardata seduta su quel muretto che affaccia sul Colosseo con le gambe accovacciate al petto e il mento poggiato sulle ginocchia.

Era bellissima. E riconosco quanto banale possa sembrare dirglielo, eppure glielo dico senza pensarci troppo.

«Sei bellissima.»

Lo dico perché anche se davvero non c'era nulla di più banale che avessi mai potuto dire, non c'era neanche niente di più vero.

Lo dico ed è quasi più un sussurro, ma le nostre spalle sono vicine e lei riesce a sentirlo quel sussurro e mi ha risposto con il più dolce dei sorrisi e gli occhi più lucidi e brillanti del solito.

L'ho guardata ancora godersi quel panorama mozzafiato e ogni tanto sorridere e guardare me.

In quel preciso istante mi è venuta in mente quella sera di metà ottobre passata sul terrazzo di casa mia. Quella sera in cui davanti a me avevo un bivio: Amici o il più importante teatro di Milano. Quella sera in cui ho guardato il cielo stringendo tra le mani la collana che porto al collo e proprio guardando le stelle non ho avuto più alcun dubbio. C'era qualcosa che mi diceva che la scelta giusta era Roma, era Amici. E proprio adesso mentre la guardo sorridere penso che davvero nella vita ognuno di noi ha una strada precisa da seguire, è tutto destino.

È destino che io oggi mi trovi qui.

Era destino che due anni fa la porta di "Amici" restasse chiusa.

Non era quello il mio momento. Il mio momento è questo qui.

E non so se supererò il prossimo sabato, se sarò capace di guadagnarmi la maglia per il serale, se sarò in grado di battermi per un posto sul podio finale.

Quello che so è che il mio momento è esattamente questo, e l'ho capito guardando una ragazza dai capelli rossi e gli occhi di ghiaccio che non avrei mai avuto modo di incontrare se tutte queste coincidenze non si fossero incrociate tracciando la via del mio destino.

«Ci credi al destino?»

Decido di chiederglielo.

Lei poggia la testa sulla mia spalla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 15, 2019 ⏰

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