CAPITOLO 4 - DORMIGLIONA

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CAPITOLO 4

ALBERTO

8:30.

La mia sveglia biologica.

I miei compagni di stanza ancora dormono. E' domenica.

Quanto avrò dormito? Quattro ore?

Eppure eccomi qui, mattiniero come sempre.

Sento addosso un po' di stanchezza e sono ancora un po' stordito da tutto quello che è successo ieri.

Ho vissuto una quantità di emozioni che faccio ancora fatica a metabolizzare, sono successe talmente tante cose in un solo giorno che quasi non mi riconosco più. È come se fossi passato attraverso un turbine di avvenimenti, è come se tutti i pianeti si fossero allineati dando vita ad una sorta di momento magico tutto mio.

Sono entrato nella scuola di Amici, sono a Roma e ieri sera ho passato una delle serate più belle della mia vita.

Niente di che, solo due poltroncine verdi e due anime nude.

Solo due occhi talmente belli da farti smuovere tutto ciò che hai dentro.

Solo Lei.

Inaspettatamente.

Come un fulmine a ciel sereno, o meglio, come un raggio di sole dopo un giorno di pioggia visto che mi ha detto che a Gorizia piove sempre.

Ho il cervello completamente in pappa.

Cos'è stato? Un colpo di fulmine?

"Ma che dici compare" mi prendo in giro da solo.

Io che romantico non lo sono mai stato, io che a quelle cose strane che accadono nei film non ho mai dato credito, mi ritrovo adesso a pensare tutte queste cose. Follia.

Tish era quel tipo di ragazza che non riesci ad inquadrare, totalmente controcorrente, particolare, unica. Non era simile o paragonabile a nessun'altra ragazza che io avessi mai avuto modo di conoscere. Forse era proprio quello che mi attraeva. Era quel suo essere così straordinaria, fuori dall'ordinario e non richiudibile in nessuno schema. Forse era proprio questo il motivo per cui non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso.

Questa è la spiegazione che so darmi. Niente di più.

Stamattina, però, i suoi occhi sono stati il mio primo pensiero.

Ieri sera abbiamo parlato fino a non sentire più il tempo scorrere. Io, abituato ad andare a dormire alle undici sera, alle 2 e mezza di notte ero ancora seduto lì, su quelle poltroncine verdi, a sentirla parlare. Aveva una voce così delicata ma ogni tanto scoppiava in una risata fragorosa che mi faceva sentire vivo e di rimando faceva ridere anche me. Abbiamo parlato di tutto e di niente. Entrambi ci siamo sentiti liberi di essere noi stessi. È come se i nostri destini già sapessero di noi, è come se quella sera fossimo assolutamente al posto giusto nel momento giusto.

Oggi è domenica e non so cosa mi aspetta, è l'ultimo giorno di semi libertà. Da domani il mio unico pensiero sarà la musica. Tutte le mie giornate saranno scandite da lezioni, assegnazioni, prove e ansie.

Oggi però voglio ancora essere un semplice ragazzo di 21 anni, oggi voglio ancora per un po' pensare a quella testa rossa con gli occhi di ghiaccio.

Ho deciso.

Le chiederò di andare in giro per Roma, insieme.

Penso alla sua probabile reazione e sorrido già.

Farà prima finta di nulla, mi darà qualche risposta acida e solo dopo averla pregata accetterà.

Ah Tijana, come ti conosco già bene. Era dura, fredda, acida e sembrava aver alzato un muro che impediva a chiunque di oltrepassare. Eccetto che a me, io ieri sera sono riuscito ad andare "oltre", lei me lo aveva permesso. E cosi sono entrato in punta di piedi nella sua storia. La cosa che ho apprezzato di più è che lei ha fatto lo stesso con me. Tutto quello che ci siamo detti e raccontati, tutti gli sguardi, sono avvenuti in modo naturale e spontaneo.

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