Capitolo 5

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Arrivata ormai sera, mia madre, dopo cena, mi costringe ad uscire per buttare la spazzatura. Arrivata fuori al viale una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, spezzando il silenzio della notte sfumato dal fruscio delle numerose foglie secche, cadute dai robusti alberi di Boston.
"Tu sei Sarah, giusto?"
"Si...e lei è?"
"Come? Non mi hai riconosciuto? Sono la nuova vicina Sophie. Ci siamo conosciuti a casa tua subito dopo esserci trasferiti nella casa accanto"
"Ah si giusto, ora ricordo, anzi a proposito di questo...vi siete trasferiti solo tu e tuo marito?"
"Nono, c'è anche nostro figlio con noi" risponde lei con un sorriso cordiale.
"Capisco. Beh adesso entro i casa. Buonanotte" dico per terminare la conversazione.
"Buonanotte, ci vediamo" dice avviandosi verso la sua porta, io faccio lo stesso, entro in casa e vado a dormire.

Una giornata come le altre mi attende, ma non so...oggi ho una strana sensazione.
Dopo aver fatto colazione mi accorgo di essere in ritardo e prima di prepararmi, dalla finestra noto che il mio autobus se n'è giá andato...cazzo.
Mi preparo in fretta e furia, mentre mia madre si propone di accompagnarmi.
Usciamo di casa ed entriamo in auto.
Clic...clic...clic...
Il motore non parte. Riproviamo.
Clic....clic...clic...
Cazzo 2.0...
"Mi sa che dovrai camminare un po'" Mi fa notare mia madre con tono sarcastico. Ci mancava solo questa, così prendo lo zaino in spalla e m'incammino.

Purtroppo arrivo al suono della campanella che segna l'inizio della seconda ora e l'unico banco disponibile è quello in prima fila, dove di solito si siedono i più bravi della classe, ma non sono una di quelli. Poso il mio zaino e cerco di seguire la lezione. Dopo qualche minuto di noia interminabile, si spalanca la porta di colpo, creando un rimbombo all'interno dell'aula, mi giro verso quella direzione e noto subito il volto familiare del ragazzo di ieri. Tutti rimangono in silenzio, riconoscendolo per colpa dell'accaduto di ieri in mensa, senza rifletterci troppo. Noto subito i sui capelli crespi neri e lo sguardo delineato dei sui profondi occhi della stessa tonalità. Indossa una t-shirt bianca aderente in contrasto con il suo jeans nero, un po' più largo della prima, terminando con normali scarpe nere. Forse si è reso conto che lo sto guardando, poichè mi scocca uno sguardo che mi fa distogliere immediatamente gli occhi da lui. Come temevo si siede accanto a me, essendo l'unico posto disponibile, non che mi dispiaccia ma preferisco stare da sola. Si siede senza neanche degnarmi uno sguardo. Dopo un po' decido di fare la prima mossa: "E tu saresti?" "Michael. " risponde secco guardando fuori dalla finestra. "Sei nuovo?" "La campanella, è ora di andare" afferma mentre termina la seconda ora, prende lo zaino e se ne va. Faccio lo stesso e mi dirigo verso l'aula di biologia, a passo veloce... non voglio ricapitare nei primi banchi. Mi siedo, metto in ordine i libri e attendo l'inizio della lezione. Entrati ormai tutti in aula, noto che il ragazzo di prima non c'è. Forse non segue questo corso? Meglio così, solo grazie a quelle poche parole già non lo sopporto, ma nonostante ciò non riesco a non pensare, per l'intera durata della lezione, al suo modo insopportabile di fare, come se io non fossi nessuna, ma che mi fa nascere anche un senso di curiosità nei sui confronti.

Terminate le lezioni di oggi, esco da scuola per andare a casa. Mentre cerco con gli occhi il mio autobus, sento delle grida non poco distanti da me. Prendo il mio zaino e mi avvicino incuriosita: due ragazzi stanno per litigare, all'inizio verbalmente, ma dopo pochi secondi uno di loro prende l'altro per la maglietta e inizia a sferrare pugni. Tutti i ragazzi che stanno osservando la scena, non fanno nulla per separarli, ma ridono ed incitano i due. Subito dopo mi rendo conto che il ragazzo con le nocche rosse è Michael, così lascio cadere il mio zaino a terra e mi dirigo da loro velocemente per dividerli.

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