Capitolo 3

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Sayaka si svegliò poco dopo le tre del mattino. Erano già passate cinque ore dal saluto che aveva rivolto a Orochimaru e temeva che l'uomo fosse andato a dormire senza aspettarla.

Si alzò in piedi e fissò la luna pallida che brillava dietro alla finestra. Sistemò i polsini e prese la spada a doppia lama che il suo maestro le aveva regalato qualche mese prima. Ormai era diventata piuttosto abile nel combattimento corpo a corpo e non voleva assolutamente deludere le sue aspettative.

Uscì e nel silenzio della struttura riconobbe il passo lento e rilassato di Orochimaru. Allora era ancora sveglio. Aveva mantenuto la promessa.

«Hai riposato bene, Saya-chan?» le domandò l'uomo non appena la vide.

«Certamente, maestro. Ora mi sento bene.» rispose lei con un sorrisetto sinistro.

Orochimaru sembrò soddisfatto della risposta e le fece cenno di avvicinarsi, cosa che eseguì all'istante. I due camminarono in silenzio l'uno accanto all'altra, persi ognuno fra i propri pensieri.

Mentre la osservava, il moro notò come la ragazza sembrasse incredibilmente più magra e fragile del solito. I polsi albini e sottili, le guance incavate, gli occhi grandi e scintillanti. Pareva quasi un fantasma. Per un attimo ebbe paura. Paura di aver minato per sempre la sua vita, paura di essere odiato per via della sua sete di scoperta e di progresso.

Si fermarono di fronte alla doppia porta della palestra coperta. Orochimaru precedette la ragazza e la fece passare come un gentiluomo di altri tempi. Sayaka si limitò ad abbozzare un sorriso. Non voleva sembrargli debole, ma allo stesso tempo non riusciva ad ignorare l'inattesa gentilezza del maestro.

«Visto che oggi ti sei dimostrata molto veloce ad apprendere quella tecnica, voglio insegnarti qualcosa di ancora più interessante che ti porterà ben oltre il livello di Sasuke.»

Gli occhi di Sayaka si illuminarono. Una tecnica che le avrebbe fatto superare Sasuke. Non chiedeva di meglio.

«Sono pronta.» affermò con un ghigno.

Orochimaru compose una lunga serie di simboli che la ragazza non ebbe alcun problema a memorizzare. Era sempre stata una brava osservatrice e la sua incredibile abilità a ricordare le cose la rendeva una kunoichi decisamente superiore alla media.

«Ora non ti rimane che concentrare il chakra nelle braccia e nelle gambe. In questo modo il tuo corpo perderà consistenza e ti riuscirai a scomporre in una miriade di piccoli serpenti. Osserva.» le disse.

In quel momento la candida pelle dell'uomo assunse una sfumatura giallastra e su di essa si vennero a formare delle escrescenze semicircolari simili a squame. Le sue dita si allungarono e si ingrossarono e in poco tempo assunsero le sembianze di cinque serpenti della sabbia. Anche i piedi subirono la stessa sorte, seguiti dagli arti completi e dall'intero tronco. La testa, infine, divenne un boa a sonagli dalle strisce dorate. Gli esseri che si vennero così a creare si sparpagliarono per tutta la palestra, lasciando Sayaka senza parole. Non aveva mai visto una simile trasformazione e in un intervallo di tempo così breve.

Quando meno se l'aspettava, tutti i serpenti si ricongiunsero e in un battito di ciglia l'uomo era già tornato alla forma originaria. La ragazza rimase stupefatta. Incredibile. Quella tecnica aveva davvero qualcosa di magico.

«Vedi, Saya-chan, ho inventato questa tecnica per le situazioni più difficili. Se saprai dosare il chakra, infatti, potrai rimanere a lungo divisa in tanti piccoli serpenti prima di ritornare al tuo solito corpo. Così avrai il tempo di pensare a una nuova strategia con cui attaccare l'avversario senza correre rischi. Credo proprio che sia una delle migliori trasformazioni che io abbia mai ideato.» spiegò il maestro schioccandosi le dita.

Sayaka strinse il pugno e annuì. Se Orochimaru aveva deciso di condividere con lei quella mossa doveva fidarsi ciecamente di lei e della sua capacità di controllo dell'energia. Le rimaneva solo una cosa da fare: mettersi d'impegno e apprenderla nel minor tempo possibile in modo da metterla in pratica nell'allenamento con Sasuke.

«Voglio provare.» affermò determinata.

Mentre le sue mani si muovevano alla velocità della luce, Orochimaru non poté reprimere il ghigno di soddisfazione che si venne a formare sul suo viso. Che incredibili doti naturali. Gli sarebbe senz'altro dispiaciuto perdere un simile talento così presto.

«Solo una cosa, maestro.»

«Di cosa si tratta?»

«Qual è il nome di questa tecnica?»

L'uomo emise un 'heh' distratto e si posò le mani sui fianchi.

«Tu come la chiameresti, Saya-chan?»

La ragazza non perse tempo a pensare e chiuse gli occhi, cercando di fare la stessa cosa che aveva visto eseguire pochi momenti prima. Senza rendersene conto il suo corpo iniziò a mutare forma e in pochi attimi sentì la propria coscienza venire divisa in una ventina di piccole parti, proprio come se avesse usato una tecnica di moltiplicazione.

Orochimaru batté le mani e spinse così la giovane a guardarsi intorno. Riconobbe dei piccoli serpenti verdi tutti ammucchiati nello stesso punto e provò a disperderli con un comando mentale. Rimase esterrefatta quando vide che gli esserini rispondevano immediatamente ai suoi comandi.

Li fece girare sul posto, li fece strisciare contro le pareti e infine li richiamò a sé, tornando al suo aspetto originale. Ancora un po' frastornata dall'esperienza, Sayaka dovette dare un colpo di ali per non cadere all'indietro.

Orochimaru le fece i complimenti con un colpo delle mani.

«Ottimo lavoro, davvero ottimo lavoro.» mormorò.

«La ringrazio, maestro.» rispose la giovane con un cenno del capo.

«Puoi deciderlo tu il nome.» concluse lui alzando le spalle. «Visto che d'ora in poi questa tecnica è anche tua.»

«Mmh...» replicò incerta Sayaka. «Divisione corporea

«Ottima idea.» affermò l'altro. «Credo che sia arrivato il momento che io vada a riposare. Ho chiesto a Kabuto di lasciare da parte una bistecca al sangue per te. So che ti piace molto.»

Sayaka spalancò gli occhi. C'era senz'altro qualcosa di strano nel suo maestro. Non si aspettava tutte quelle premure da parte sua, ma allo stesso tempo non poteva certamente rifiutare la sua attenzione. Compose un lungo inchino e lo guardò mentre spariva in una nuvola di cenere.

In quel momento lasciò finalmente andare il respiro e tossì sangue. Poteva continuare a nasconderlo quanto voleva, ma il problema sussisteva. Il dolore che avvertiva al petto e allo stomaco si faceva ogni giorno più grande. Sapeva anche lei che la sua ora era vicina.

Spazio autrice

Ciao a tutti! Adesso sono dalla parrucchiera e spero di fare presto perché vorrei andare a casa a disegnare.

Spero che il capitolo vi piaccia :3

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