❋ PREFAZIONE ❋

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Una cosa ho imparato durante la stesura di questo libro: rivisitare una storia conosciuta è molto più complesso che crearne una da zero.

Potrebbe forse sembrare il contrario ad occhio profano, ma non è così. Rimescolare una trama che viene raccontata da millenni, in mille differenti salse, porta notevoli problematiche. La prima, e non la più inaffrontabile, è l'originalità: come si fa a rendere interessante qualcosa che tutti conosciamo, il cui finale è già scontato, i cui personaggi sono diventati veri e propri topos letterari per milioni di altre favole, film e romanzi? In secondo luogo, la sfida più delicata: come si fa a rendere appetibile a un pubblico moderno una storia che potenzialmente può presentare così tanti messaggi sbagliati, compresi incesto e matrimonio forzato?

Per lungo tempo, a causa di queste enormi nubi di dubbio, ho quindi pensato che il mito di Ade e Persefone fosse impossibile da rivisitare, o per lo meno non tanto da renderlo davvero interessante. Ma il bello dei miti è proprio questo: vengono raccontati da così tanto tempo perché funzionano; sono tanto simbolici ma anche tanto adattabili ad ogni tipo di mentalità ed epoca; sono fatti apposta per essere rinnovati; e quindi possono essere fantastici, interessanti e pieni di significati positivi anche nel ventunesimo secolo: basta solo trovare la giusta chiave.

Per me, la giusta chiave si è presentata su due fronti: prima con l'ambientazione moderna, poi con il tema processuale.

L'ambientazione moderna, per i temi delicati di cui sopra, l'ho trovata fin da subito quasi necessaria, ma non voglio farmi vanto di qualcosa che non è assolutamente mia scoperta originale. Molti altri autori, credo per i miei medesimi motivi, hanno compiuto la stessa scelta: Neil Gaiman con "American Gods", Rick Riordan con la saga di Percy Jackson, Rachel Smythe con il web comic "Lore Olympus" – quest'ultimo, peraltro, proprio focalizzato su Ade e Persefone. Non voglio quindi appropriarmi di meriti che non ho, ma comunque devo dar motivo della mia scelta: semplicemente, l'ambientazione moderna permette di rivisitare le parti più delicate, quali il famigerato rapimento. Non per forza in modo drastico, perché sono comunque dell'idea che, quando si scrive un riadattamento, sia necessario mantenere i tratti fondamentali della storia originale, variando solo quello che deve per forza essere variato, nel modo più accattivante e imprevisto possibile; ma comunque, posso affermare che sono stata contenta di rivedere qualche particolare un po' troppo controverso, in modo che la storia non risulti essere qualcosa che io stessa non farei leggere a mia figlia.

E poi, come accennato, il tema giuridico. Da professionista nel campo, ho sempre avuto la sensazione che la gente comune non si renda conto di quanto il diritto faccia parte della vita di tutti i giorni, né di quanto la giustizia sia materia fumosa, appena si varia di pochissimo il punto di vista. In un'epoca che forse non impone matrimoni, ma che comunque permette alla società di sputare sentenze in modo tanto repentino e non ragionato, serve di più una storia che insegni ad analizzare le circostanze di un fatto controverso, piuttosto che una storia d'amore greco fine a sé stessa. Il mio obiettivo, poi, era di fare tutto ciò in modo accattivante, per dimostrare che la materia giuridica non è così noiosa come può sembrare, vista attraverso un fantasy mitico d'intrattenimento.

Ora, non posso comunque dire che, dopo aver individuato le mie chiavi di lettura, sia stato semplice trovare l'equilibrio tra quel che andava mantenuto del mito classico e quel che andava cambiato. Riadattare una storia è compito arduo, soprattutto quando è ora di prendersi quelle licenze poetiche che i puristi della materia potrebbero ritenere terribili oscenità – e tu, autore, tremi in un angolo buio della casa, sperando che nessuno venga a linciarti dopo la pubblicazione. Va da sé, quindi, che anche qui troverete molte di queste licenze poetiche: aggiunte d'ambientazione, semplificazioni nell'organizzazione dell'oltretomba o nei ruoli degli Dei, invenzioni pure sui loro poteri, alcuni personaggi minori della mitologia uniti tra loro per economia narrativa. Ad ogni licenza importante, tuttavia, ho lasciato delle "note di rivisitazione", che spiegano il perché della scelta. Spero possano essere gradite.

Ma è bene che mi fermi e che, da ora in poi, lasci parlare questo libro da solo. Non mi resta che augurare buona lettura. Possa il mito della primavera rapita donarvi tante ore di intrattenimento quanti spunti di riflessione, così come è stato per me.


Giulia Calligola
22.07.2020 

Il Giudizio di PersefoneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora