Prologo - Ventuno anni prima

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Faceva caldo in quel mese di giugno a Roma. Il tasso di umidità era tale da rendere le giornate insopportabili e senza nemmeno la possibilità di poter godere di un po' di fresco la sera. Si sudava anche solo respirando, ma non era per quello che il viso del ragazzo era bagnato.

Appoggiato con i gomiti sul muretto che affacciava sul Tevere, a pochi passi da Castel Sant'Angelo, Leo cercava di nascondere le lacrime che non riusciva più a fermare. Era notte fonda, ma quella zona era sempre abbastanza frequentata, soprattutto nei mesi estivi. Non era stato facile trovare un posto dove poter sfogare il suo dolore, senza imbattersi in coppiette felici che si scambiavano effusioni.

Con una mano cercò di asciugarsi gli occhi, grigi come lo era il suo animo in quel momento, e il viso dai tratti già marcati nonostante avesse solo diciannove anni. Scostò un ciuffo dei capelli biondi che portava un po' lunghi sulle spalle e cercò di smettere di singhiozzare, anche per evitare di attirare inutili attenzioni, magari di qualche gruppetto di teppistelli che si divertiva a prendere in giro i ragazzi gay come lui.

Non che Leo fosse riconoscibile in modo particolare perché, anche se era magro, la statura, il fisico tonico e l'atteggiamento non permettevano quasi mai a nessuno di inquadrarlo come omosessuale. Tranne forse in quel momento, in cui il dolore era così forte da impedirgli di controllare le emozioni e le lacrime.

Da qualche parte dietro di lui, qualcuno ascoltava a tutto volume "Ho perso le parole" di Ligabue, e a Leo spuntò un ironico sorriso, perché si sentiva proprio così. Non aveva più parole dopo aver pronunciato quella promessa a Massimo, mentre lo guardava morire in un letto d'ospedale senza nessun altro vicino. Perché aveva soltanto lui, e Leo non aveva altri che Massimo.

Prese dalla tasca dei jeans una foto e osservò l'immagine, faticando a riconoscere sé stesso in quel ragazzo sorridente che abbracciava il suo uomo, poi da un'altra tasca tirò fuori una penna e sul retro, con mano tremante, scrisse:

Per sempre.


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