To my parents

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CAPITOLO 1

" non puoi ancora lavorare li dentro Skittle, il tuo talento è sprecato. Accetta la mia proposta e vieni a lavorare nel mio studio " dall'altro capo del telefono c'era Seth Donovan il figlio di Duncan Donovan, ed è qualcosa che andava decisamente oltre le mie aspettative. Duncan Donovan è, o meglio era, purtroppo, una leggenda vivente per chi come me lavorava nell'industria del tatuaggio; i suoi lavori vennero usati per stimolare la creatività nei diversi corsi che avevo fatto durante gli anni.

Ero riuscita ad incontrarlo una sola volta ed era stato emozionante, la donna che ha dato vita alla mia carriera era una sua carissima amica. La sua proposta mi stupì; non avevo mai conosciuto Seth e feci la conoscenza di suo padre pochi mesi prima che morisse e parlammo solo un paio di ore; ora suo figlio mi propone di entrare nel suo team di lavoro, ritenendomi all'altezza. Era decisamente l'offerta migliore che mi fosse mai capitata nella vita, anche perchè sapevo che Seth stava rendendo lo studio di suo padre qualcosa di eccezionale, aveva aperto un secondo negozio a Miami e stava cerca di renderlo una catena, ma, perchè che sempre un ma, mi sarei dovuta trasferire dall'altra parte del mondo, e la costa est dell'America era decisamente lontana, se mettiamo in conto che vivo a Praga.

 Era decisamente l'offerta migliore che mi fosse mai capitata nella vita, anche perchè sapevo che Seth stava rendendo lo studio di suo padre qualcosa di eccezionale, aveva aperto un secondo negozio a Miami e stava cerca di renderlo una catena, ma,...

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All'età di diciotto anni, capì che continuare a vivere una vita che mi era scomoda e che opprimeva la me più profonda, mi stava logorando dentro; cercando di comprendere a pieno cosa volessi dalla mia vita, dovevo andarmene da Parigi, dalla mia ricca famiglia che mi aveva dato tutto e cominciare a cavarmela da sola. Non fu difficile scegliere il luogo in cui potermi esprimere al massimo, a Praga avevo lasciato il cuore. Non posso dire che sia stato facile, i Cechi non amano gli stranieri e non sono molto cordiali, la barriera linguistica non fu un problema ma fu difficile; più volte ripensai a tornare a casa, ma sono troppo orgogliosa.

Riuscì a trovare una stabilità, mi ero rimboccata le mani ed ero partita dalla cosa più semplice, trovare un lavoro che mi permettesse un alloggio e la retta per i corsi da tatuatrice, ero finita a fare la baby sitter ad una bellissima bambina che mi facilitò l'apprendimento della lingua. I corsi non li iniziai, decisamente troppo costosi, i soldi li avevo, fondo fiduciario da quando sono stata adottata, avrei potuto attingerci compiuti i diciotto anni, ma sapevo che mamma avrebbe voluto che li usassi per diventare un chirurgo come lei, la mia famiglia mi ha sempre dato tutto, ma a Praga volevo imparare a farcela da sola, e ci riuscì. 

Jana la madre di quell'adorabile bambina che consideravo come una seconda sorella, mi ospitò a casa loro, in cambio curavo Iva. Non pagare un affitto voleva dire risparmiare un sacco di soldi e Iva era a scuola la mattina, così trovai un lavoro notturno; un lavoro che non amavo e poco rispettabile, se mia madre mi avesse visto gli sarebbe venuto un infarto, lavoravo come cameriera in un locale di spogliarello, rimanevo vestita, per quanto reggiseno e perizoma possano essere definiti vestiti, ma pagavano bene e mi permetteva di seguire Iva e studiare all'università; si volevo prendermi una laurea e dare almeno una soddisfazione alla mia famiglia. All'età di ventun anni, con una laurea e un conto in banca cospicuo, riuscì finalmente a iscrivermi a un corso di tatuaggi e a vivere in un monolocale tutto mio.

208 settimane - Be more wildDove le storie prendono vita. Scoprilo ora