Milkshake

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CAPITOLO 5

Non riuscivo a stare ferma, continuava a fare avanti e indietro per i metri quadrati di questo appartamento, ero finita a fare la spesa da sola, dato che con quel troglodita non ci si rivolgeva parola da un po', cercavamo persino di evitarci, per quanto fosse possibile dato le dimensioni di questo appartamento, anche se sta sera ci sarebbe stata la sfida e non vedevo l'ora di prendermi quella stramaledetta camera.

Avevo messo il mio cibo nel frigo e attaccato un post-it verde con il mio nome su tutto ciò che avevo comprato con i miei soldi, sul frigo un cartello ' toccali e non rispondo delle mie azioni ' mi aveva decisamente trattata come non mi piaceva in assoluto, non gli avrei permesso di avvicinarsi a me nemmeno per scherzo.

Avevo persino pulito la casa da brava proprietaria, naturalmente lasciando perdere la sua roba, la sua tazza giaceva ancora nel lavandino della cucina sporca da far schifo, non sapeva contro chi stava giocando a fare il duro, io non perdevo mai in questi giochi, perchè io ero stronza ed egoista da troppo tempo ormai.

Mi fermai di colpo, sapevo come ammazzare il tempo, facendo quello che mi veniva meglio, fare shopping online.

Presi il pc, per poi sedermi sulla penisola e cominciare a cercare le mie adorate marche preferite, diciamo che tutto se era bello mi piaceva, ma io amavo in modo ossessivo compulsivo, Versace, Louboutin, Balmain, Dolce e Gabbana ma soprattutto McQueen, lui era il mio dannatissimo chiodo fisso.

Con un ammontare di dodicimila euro, avevo diciamo alleviato la mia ansia e la mia confusione, e no, non mi sentivo mai male o in colpa ogni volta che inserivo il mio numero di carta di credito. Avevo fatto degli ottimi acquisti, due paia di scarpe di Louboutin le Suzy Flok bianche avevano un non so che di retrò ma a me piacevano un sacco come genere, e le 123 Run patent/Neo, la somma più generosa l'avevo lasciata a Versace, una cintura sottile con fibbia Tribute un costume intero con medusa stud, avevo bisogno di costumi adesso, e quelli mancavano nel mio guardaroba una felpa con logo Versace vintage non mi sarebbe servita a Miami ma non potevo non prenderla, anche il Blazer plissettato in pied-de-poule non mi serviva, ma praticamente chiamava il mio nome e poi non poteva mancare il nuovo corsetto in pelle con scollo a cuore. Da Balmain avevo comprato un abito corto in maglia con le pieghe, perfetto per il clima di Miami ma anche una giacca a kimono in raso che mi era costata più di tutti, però era bellissima. E infine occhiali Dolce e Gabbana con dettagli preziosi, oh erano un mio grandissimo punto debole gli occhiali di DG.

Le parole di Niko però con tutti questi soldi spesi mi tornarono alla mente, si era vero, avevo un sacco di soldi, che non si avvicinavano nemmeno un po' a quelli che possedevano i miei genitori. Per me dodici mila euro erano niente, non toccando i soldi dei miei, perchè quel conto in banca esisteva ancora, mio padre mi ha detto che quei soldi erano miei anche se io non li volevo usare, quindi erano lì nel caso un giorno fosse successo qualcosa di veramente drastico da portarmi ad usarli. I miei soldi me li ero guadagnati in sette anni, ma erano pur sempre soldi miei e ho fatto sacrifici, quindi sentirmi dire certe parole da un ragazzino insolente, be quello non lo accettavo.

Spensi il computer e poi salì le scale per andare a cambiarmi, legai i capelli in una coda alta, poi mi sedetti alla base del letto e allacciai le scarpe, presi il borsone dove misi un asciugamano, il telefono, le cuffie e l'acqua, presi le chiavi della lambo e un marsupio per quando avrei corso; uscì di casa alla velocità della luce, con il mare come direzione.

Spensi il computer e poi salì le scale per andare a cambiarmi, legai i capelli in una coda alta, poi mi sedetti alla base del letto e allacciai le scarpe, presi il borsone dove misi un asciugamano, il telefono, le cuffie e l'acqua, presi le chiavi...

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208 settimane - Be more wildDove le storie prendono vita. Scoprilo ora