Hey Brother

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CAPITOLO 3

Non avevo mai capito il perché, ma sinceramente non mi ero mai posta domande o riflettuto troppo, però la mattina se sapevo che ad una certa ora dovevo trovarmi in un posto, il mio corpo si svegliava sempre un'ora e mezza prima. Era una cosa sorprendente e molto utile, accadeva sempre, quando dovevo andare via con i miei, quando c'era qualche viaggio di mezzo, quando uscivo con le mie amiche la mattina per poi tornare a casa la sera tardi. Succedeva sempre, meno quando era necessario, ovvero quando dovevo andare a scuola, mia madre mi veniva a svegliare e ogni volta che venivo svegliata, mi sentivo stanchissima, come se non avessi dormito per giorni.

Quindi quando aprì gli occhi non mi stupì nel vedere che l'orologio segnava le sette e mezza, così piena di forze mi alzai per fare colazione. Siccome il mio coinquilino non si era fatto vivo, non sapevo come funzionasse con il cibo - dovevo considerarlo una di quelle cose di sua proprietà che non dovevo toccare? – con le bollette come si faceva? e se c'era o no un affitto da pagare a Seth? O lo tratteneva direttamente dalla nostra paga? Mi avevano catapultata in questo mondo in poco tempo, senza darmi nessun tipo di spiegazione. Decisi che avrei fatto a modo mio, quindi non mi preoccupai di prendere la ciotola sbagliata, di mangiare cereali non miei e di bere latte che non avessi pagato io. Non ero una tipa che amava stare ferma, quindi mangiai cereali e latte con un cucchiaio da minestra mentre camminavo per l'appartamento. Avevo scelto i vestiti, che tra un boccone e l'altro posavo sul letto, avevo preso il mio beauty case molto grande, era in pratica una seconda valigia e l'avevo portato in bagno. Rimasi sorpresa di non trovarlo nelle stesse condizioni della camera del biondo. Chissà magari Seth lo aveva informato del mio arrivo.

Quando uscì dal bagno, mi trovai una biondina davanti, era decisamente piccola in confronto alla mia altezza, indossava solo una canottiera e delle mutandine di pizzo, come la sottoscritta d'altronde e mi stava guardando confusa, dalla testa ai piedi. Mi appoggiai alla parete e la lasciai guardare, non mi avevano mai dato fastidio le occhiate della gente, basta che non fissavano a lungo, anche perché non gli davo molta importanza. Nella mia realtà c'ero solo io e le persone che erano importanti per me, il resto delle persone erano come corpi senza volto che vivevano le loro vite.

" non mi avevi detto di essere impegnato " urlò verso la stanza di Niko, dedussi fosse tornato a casa, anche se non mi sarebbe importato se avesse dormito a casa di qualcun altro, anzi era decisamente meglio. E se sapendo che c'ero io, avrebbe cominciato ad andare a casa delle sue conquiste - cosa che dubito – sarebbe stato ancora meglio.

" Infatti non sono impegnato " disse mentre si allacciava la cintura dei suoi pantaloni, rimanendo a petto nudo, vista che sinceramente non mi dispiacque. Che poi, se fosse impegnato con la sottoscritta, signorina non saresti nemmeno qui a parlarmi e lui sarebbe a letto, con me.

Era totalmente ricoperto d'inchiostro e la cosa mi stava piacendo parecchio. Mi scostai un pelino per far passare la bionda che si intrufolò nel bagno per poi chiudersi la porta alle spalle. Niko si prese del tempo per squadrarmi da capo a piedi, soffermandosi un po' di più nei punti giusti e sui tatuaggi. Non gli importò di essere stato beccato con le mani nel sacco, anche perchè feci la stessa identica cosa e notai che l'unicorno con l'elfo era nello stesso punto del mio drago sputafuoco, l'addome scolpito, i tatuaggi molto spesso facevano notare di meno la muscolatura e la definizione dei muscoli, prima o poi avrei fatto passare il dito su quegli addominali.

" Quali sono i miei cereali?" chiese venendomi incontro, rimasi sempre appoggiata alla parete e lo lasciai avvicinare, non mi faceva di certo paura anche se potevo giurarci, mancava poco a raggiungere i due metri.

" può darsi " gli dissi mettendo in bocca una grossa cucchiaiata dei SUOI cereali. Vidi la vena del suo collo, che era coperta con una grossa aquila, gonfiarsi, si stava irritando. Vidi qualcosa cambiare nel suo sguardo, afferrò il cucchiaio che avevo tra le mani per poi portarsi una cucchiaiata di cereali in bocca. Non si prese neanche la briga di masticare come un cristiano, anche se apprezzai che la bocca fosse chiusa. Leggevo la sfida nei suoi occhi, come io non mi aspettai la sua mossa lui non si aspettò la mia, siccome la ciotola ormai era vuota presi il cucchiaio e leccai via quelle piccole goccioline di latte che erano rimaste su di esso. Ora nei suoi occhi c'era un pizzico di eccitazione. Feci per andarmene ma mi afferro il polso destro dove una copia perfetta dell'urlo di Munch si estendeva su tutto il mio avambraccio, e l'urlo era proprio nella parte interna, così da non essere visibile a tutti e solo chi aveva occhio esperto poteva rendersi conto di cos'era osservando solo il resto.

208 settimane - Be more wildDove le storie prendono vita. Scoprilo ora