CAPITOLO 5 "I giorni passano"

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I giorni passavano più velocemente di quanto pensassi le esercitazioni ed i briefing si facevano sempre più frequenti il capitano diceva di non preoccuparsi che era tutto normale più ci si avvicina alla battaglia più le cose si fanno "toste" non feci mai più quell'errore del tronco e cominciai a passare le sere nel carro, per ambientarmi allo spazio e al fetore perché nonostante fosse ferro puzzava i una maniera assurda, il mio posto era sulla sinistra del carro ed affianco a me c'è il secondo mitragliere. il rumore di quando quella browning in miniatura inizia a sparare è assordante però fortunatamente non butta fuori i bossoli a sinistra, ci tengo a non ustionarmi la gamba con cui accelero. Ogni giorno inviavo delle lettere a mia moglie e ai miei figli per fargli sapere come sto e chiedere loro come stanno, oramai sono qui da un mese e poco più e la routine è sempre la stessa sveglio presto colazione esercitazione e si va in branda per poi ricominciare da capo il giorno dopo mia moglie mi ha detto he è arrivata la prima paga del servizio di leva. non è moltissima ma basta a mandare avanti la baracca. Oramai conosco il carro a memoria conosco ogni trucchetto nel pilotarlo e sono entrato in perfetta sincronia con la squadra appena vediamo un bersaglio "tango" o "crucco" mi muovo e la torretta con i mitragliatori restano puntati. Il capitano dice che ci troviamo nel periodo di mezzo oramai sappiamo come agire vogliamo agire ma se dovessimo ingaggiare un vero scontro a fuoco ci ritroveremo nel panico io non gli credevo e nessuno della sq. (squadra=sq.) gli credeva non potevamo scordarci tutto, tutto insieme oramai erano movimenti che ci venivano automatici erano involontari appena il capitano parlava le parole non venivano neanche passate dal cervello i muscoli si muovevano in completa autonomia avevamo imparato a memoria ogni tipo di ordine sapevamo rispondere a qualsiasi problema ma ino ad allora eravamo noi contro lamine di ferro di 10 cm e le lastre non sparano. Il mio carro era uno dei primi con un vetro al posto della solita fessura richiudibile degli M4 Sherman hanno cominciato a mettere i vetri blindati non appena hanno capito che i tedeschi concentravano tutto il loro fuoco li perché parliamoci chiaro uno Sherman fermo è come una di quelle lamine solo che invece di essere di 10 cm era di 3.5 molto più fragile. Il capitano era sempre poco socievole e non ha mai parlato molto però sento che tra me e lui c'è un certo feeling chiamiamolo così sarà perché tra compatrioti ci si capisce al volo, si anche io ho origini tedesche i miei genitori sono venuti qui durante la prima guerra mondiale ed io ora mi sono arruolato per uccidere i miei cugini zii e parenti.strana la vita no? Ritornando al discorso guerra, battaglia eccetera eccetera io non sapevo cosa fare alla fine alla base si stava tanto bene eravamo la sq. migliore del campo e non rischiavamo di morire tutti i giorni e avevamo delle brande abbastanza comode, niente di cui lamentarci in pratica ma la voglia di stare li, in mezzo alla fanteria, sentire gli aerei che ti volano sopra, gli spari, l'adrenalina in circolo, dovevo partire. Dopo un altro mese il capitano si avvicina con una lettera e inizia ad urlare:

"squadra in riga davanti al mezzo muoversi, VELOCI, VELOCI, M-U-O-V-E-T-E-V-I.... Questa lettera arriva dal ministero della guerra degli Stati Uniti d'America, noi come tutta la seconda armored division siamo stati chiamati a combattere e ad espugnare l'Europa dal nazismo e dal fascismo, lo so che voi scansa fatiche non aspettavate altro che un bel viaggetto a spese dello zio Sam in Europa, inizieremo dalla Sicilia dove i nostri hanno bisogno di qualcuno che gli apra la strada. preparate le valige uomini: l'ordine di imbarco è per sta sera alle "venti zero zero".Fu li che capii che il mio sogno più grande ed il mio incubo peggiore si erano avverati nello stesso istante. finalmente potevo mettere in pratica tutto quello per cui mi nero addestrato...si addestrato in un campo poco distante da Washington dove i carri nemici sono vecchie ferraglie e non rispondono al fuoco, dove le mine anticarro non ti fanno saltare in aria perché non ci sono. Mi sono addestrato a pilotare un carro armato Sherman da 30 tonnellate con 400 cavalli su campi sconnessi, a cambiare cingoli distrutti da mine antiuomo e riparare le piccole perdite interne per quanto riguarda olio e benzina, ma non m io sono addestrato alla guerra perché non ci si può addestrare alla guerra: non c'è un copione da seguire... ti potrai preparare per tutto ma alla fine li in mezzo al sangue, tra i proiettili, tra le urla cambia tutto. Arrivano le famose, attese e odiate ore "venti e zero zero" appendo sul lato destro del carro la mia borsa con dentro i miei effetti personali e vestiti poi salgo sulla torretta e entro nel carro, aspetto che tutto l'equipaggio salga e aspetto l'ordine di mettere in moto... ero tallente tanto concentrato che ero come in uno stato di trans finche ad un certo punto  una pacca sulla spalla e una v voce, quella del comandante, :" Ehi autista mi senti? hai intenzione di eseguire gli ordini e di andare in missione o vuoi rimanere qui a fissare il nulla?" prontamente accesi il carro e risposi " Si comandante... veicolo in moto attenzione do ordini, mi scusi ero sovra pensiero" il mitragliere che era al mio fianco si girò verso di me e mi guardò storto. una voce però interruppe quell'attimo di vergogna assoluta,                       "Qui yankee-1 veicolo acceso proseguiamo fino al porto in autocolonna con lo squadrone, attendo conferma accensione yankee-2-3-4-5" sentii 4 risposte affermative e cosi ricevetti l'ordine di seguire le camionette "guida" : camionette addette a liberarci e indicarci la strada da seguire. Giungemmo al porto di Baltimora, ci impiegammo 5 ore... arrivammo li per l'una. Una volta arrivati al porto ci fermammo davanti alla nave che ci avrebbe dovuto portare oltre oceano, nel mediterraneo, su una spiaggia sperduta in Sicilia posto che tra l'altro avevo visto solo in cartolina e sentito in qualche serie tv. Per l'ansia fu difficile anche solo salire sul ponte di carico della nave.

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