Le Porte del Paradiso

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"Claudio!"

Mi tiro fuori dall'acqua della piscina. I miei vestiti sono zuppi, i capelli sono un disastro attaccati sulla fronte e la mia camicia nuova si è strappata. Sono un casino. Mi passo una mano sulla fronte cercando malamente di sistemare i boccoli del ciuffo, portandoli indietro. Qualcuno mi porge la mano e io l'afferro per tirarmi su e sistemarmi sul bordo della piscina. Qualcun altro mi appoggia una coperta sulle spalle e solo in quel momento mi rendo conto di star tremando per il freddo. Lo stesso ragazzo mi incita ad andare a cambiarmi per non rischiare di ammalarmi, insieme ad almeno altre dieci persone che mi chiedono se sto bene e va tutto bene. Annuisco a tutti e li scanso perché voglio correre il più lontano possibile da quella voce che continua a chiamarmi. Cammino fin dentro la casa, ma la testa mi gira e i contorni attorno a me sono sfumati. Rabbrividisco e mi stringo ancora di più la coperta addosso, cercando una sedia dove sedermi un attimo e fermare il capogiro che mi ha colto di sorpresa.

"Claudio!" ripete ancora Mario esasperato e il suo tono di voce è così alto e fastidioso che sento un dolore lanciante alla testa come se due martelli mi stessero colpendo il cervello.

Apro gli occhi e me lo ritrovo pericolosamente vicino a me, inginocchiato davanti alle me gambe, con le braccia sulle mie cosce e la testa vicinissima al mio collo mentre mi osserva con un'espressione preoccupata sul volto.

Se fossimo stati in altre circostanze, sicuramente avrei dato di matto per l'immagine di Mario con il corpo così vicino al mio inguine, mentre adesso voglio solo che vada via. Quindi "Non ora" sussurro e ritorno a massaggiarmi le tempie.

Ma lui non sembra delle stesse intenzioni e infatti "Stai male? Ti sei fatto qualcosa? Dio, ho avuto così paura, Claudio. Così paura." La sua voce è agitata e quasi sto per crederci, ma poi mi ritorna in mente il bacio con quella ragazza e mi rendo conto che è l'ennesima cazzata detta per farmi stare buono. La sua mano mi accarezza l'avambraccio, ma io cerco di scansarla via.

"Davvero? Non si direbbe, visto che eri intento a baciare quella" sbuffo acido e mi odio perché questa è a tutti gli effetti una scenata di gelosia e lui si merita tutto tranne questo. Gelosia significa tenerci e io non so se sono pronto ad ammettere tutto questo.

Infatti il suo viso abbandona la preoccupazione e si apre nel suo classico sorrisino tutto denti. "Sei geloso?" mi domanda lo stronzo. Divertito quasi, come se ci fosse da ridere.

Oh guarda, stiamo ridendo tutti ah ah ah, che ridere.

"NO!" è la mia risposta forse un po' troppo affrettata e colto in fragrante, le guance mi si colorano di rosa.

Lo sento ridacchiare e vorrei tanto odiarlo, eppure mi è così difficile. Ma è facile invece odiare me stesso e il mio corpo e le mie stupidi emozioni che prendono sempre il sopravvento su di me.

"Non dovresti esserlo" continua poi e riprende a massaggiarmi le braccia per darmi conforto. "Non che mi darebbe fastidio, anzi accresci molto il mio ego. Ma non ne hai motivo di esserlo."

"Io... io non ti capisco, Mario." Confesso alla fine. E non so sia l'alcol a rendermi più inedito o forse mi sarà entrata un po' di acqua dentro la testa perché anche se il mio cervello sta urlando di stare zitto e di non parlare  è come se fosse annacquato, mentre sembra che qualcuno abbia tolto il tappo alla mia bocca. "Ieri sera eri diverso. Mi hai illuso di volere di più e io ci ho creduto. Poi vengo a questa maledetta festa per trovarmi quella sanguisuga attaccata alle palle ogni secondo." Alzo gli occhi al cielo e lui sta ancora sorridendo, però mi ascolta con attenzione, abbracciandomi di più. "Mi sta sul cazzo. Quel Ale. Cosa vuole? Eh?" sbotto, perché proprio non riesco a stare zitto.

E menomale che non dovevo mostrarmi geloso.

Anche oggi Claudio 0 dramaqueen 10

"E' solo un'amica." Mi risponde lui, senza smettere di sorridere.

Vieni Con Me // Clario Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora