Epilogo

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Alcuni mesi dopo... 

"Claudio, ti devi muovere!"

"Arrivo, mamma, arrivo."

"E smettila di toccarti quel dannato ciuffo. Da quando sei diventato vanitoso, hai sempre quelle mani nei capell-OH" Cristina si ferma sulla porta della mia stanza e con lo sguardo leggermente stupito che mi fa arrossire. 

Abbasso la testa e mentre cerco di nascondere il rossore delle mie guance. "Sto male?" chiedo in un sussurro e le si sveglia come in un sogno. 

In un secondo mi è davanti e ha tirato fuori dalla tasca un fazzoletto per asciugarsi le lacrime.

"Sei bellissimo, sei bellissimo. Il mio bambino" mi passa le mani sulle guance e mi scompiglio i capelli. Tento di ribellarmi ma so che è inutile. Non puoi sfuggire alle grinfie di una madre.

"Mamma okay, possiamo andare"

"Sì sì possiamo." tira su ancora un po' con il naso e poi in un secondo è di nuovo con un sorriso smagliante sulle labbra e uno sguardo furbo mentre mi dice "Mario ti sta aspettando giù ed è un grand pezzo di bon-"

"Mamma!" mi lamento esasperato. Questa donna è completamente fuori di testa e così teatrale che mi ricorda quanto qualcuno.... ovvero me.

"Inizia a scendere che io arrivo subito" la spingo fuori dalla stanza e mi rimetto di nuovo davanti allo specchio per sistemare quel casino che ormai sono i miei capelli.

Minú miagola e mi salta sulle scarpe, pretendendo anche lei le mie coccole. La prendo tra le braccia e la riempiendo di baci, mentre lei felice mi fa le fusa. "Dici che sei abbastanza bello?" il suo meooow di risposta mi fa sorridere "Sì, sono proprio bello. Guarda qua sembro un pinguino pronto per andarsi a sposare"

Libero la mia gatta dalle mie grinfie e mi precipito anche io fuori dalla stanza. Inizio a scendere gli scalini, attirato dal chiacchiericcio di vecchie comari che sento dal piano superiore tra mia mamma e il mio ragazzo fino a quando non vedo la sua testa corvina e i capelli sottili perfettamente laccati. E li muoio, definitivamente. Perché questo uomo non è reale,stretto nel suo smoking nero che gli fanno un culo fenomenale.

Mi perdo ad ammirare quella creatura del cielo, che ride con le rughette tutte intorno agli occhi e la voce bassa e rauca. Sento qualcosa di bagnato fuoriuscire dalla mia bocca, che non è nient'altro che la mia bava. 

Sì, stavo sbavando sul mio ragazzo. Problemi?

E poi, metto sono intento ad ammirarlo, mi sento come risucchiato dal suo profumo e la terra che mi manca sotto piedi.

E cado.

Disastrosamente.

Dalle scale.

Ai piedi di Mario.

"Ahio, merda"

"Claudio!" il coro di voce di Mario e di mia madre preoccupato dura giusto un secondo, il tempo di mettermi seduto sul gradino e spazzolarmi il vestito ormai sgualcito, che scoppiano a ridere. 

Mario si avvicina a me e mi da la mano per aiutarmi a rimettere su, mentre continua a ridere come un disgraziato delle mie sventure e se non fosse che il suo suono della sua risata sia la cosa più bella al mondo, lo avrei già picchiato. Severamente. 

"Smettila" dico a denti stretti, mentre lui mi passa una mano sui capelli per rimetterli in ordine e mi tira una guancia, facendola diventare più rossa di quella che è per l'imbarazzo.

"beh, amore. Almeno sei caduto davanti a me e non davanti alla commissione di laurea."

"Ti odio" rispondo, facendolo ridere ancora di più. Mi sistema il papillon e poi avvicina pericolosamente le labbra al mio orecchio e sussurra non tanto a voce bassa. "Comunque non mi è dispiaciuto vederti strisciare ai piedi, lo sai che lo adoro quando sei in ginocchio davanti a me"

Vieni Con Me // Clario Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora