18. Cuori Limpidi

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ERI'S  P.O.V.

Se mi avessero detto che a quest'ora sarei stata qui, a godermi questo bel tramonto, circondata da persone che è usuale chiamare "amici", probabilmente avrei pensato ad uno scherzo.

Insomma, diciamolo pure: non sono mai stata un tipo socievole.

Ero cosi abituata a chiudermi in me stessa, da aver dimenticato cosa volesse dire divertirsi e sorridere. Questo, ahimè, riuscivo a farlo solo in compagnia di mia madre.

Oh, mamma...papà.

Ero rimasta da sola. Talmente tanto da pensare che qualunque tipo di rapporto, che includesse l'affetto, fosse superfluo.
E ne ero cosi convinta, non so come, da essere riuscita a creare un muro tra me e gli altri bambini.

Ero diversa. Ero..."un mostro".

Ed era bene così.
D'altronde, nessuno aveva bisogno di me, e gli incubi mi ricordavano di come si finisce sempre col perdere le persone che si amano.

Ne ero convinta. Lo sapevo.
Come sapevo che non ci sarebbe mai stato nessuno disposto ad amarmi sul serio.
Certo, fatta eccezione per zia Lily.
Lei è...una fata, ecco.

A proposito, mi chiedo come mai non mi abbia ancora richiamata.
La sua esuberante segreteria telefonica mi ha già avvertita, per la seconda volta, della sua assenza da casa.
Possibile che abbia sempre cosi tante commissioni da fare?

<< Fwahh! >>

<< Cos'hai da sospirare tanto, Eri? >>
Ed ecco Didier.

Quasi mi sento in colpa: da quanto siamo seduti qui, su una panchina, senza che io dica una parola?

<< Nulla di che. >>
Dico tranquillamente.

<< Ahh, voi ragazze! Dietro quel "nulla" potrebbe nascondersi qualsiasi cosa. >>
Sembra quasi esasperato.

<< Ma io non nascondo proprio niente. >>

Spero non si sia offeso.
Sono consapevole del mio lato inespressivo che, ogni tanto, ancora viene fuori.
Magari, ha interpretato male qualche mio atteggiamento. Oppure, sono io ad aver detto qualcosa di sbagliato?

<< Ahah. Non prenderla tanto sul serio, stavo solo scherzando. >>
Continua a ridere.

<< Però non hai torto: non sei una ragazza che mente. Sei così semplice... N-non nel senso cattivo! A-anzi! >>

Ha cominciato ad agitarsi ed ora le sue gote sono, quasi impercettibilmente, arrossate.
Poi, si gratta il viso e riprende il discorso.

<< Penso solo che quelle come te siano speciali. Mi sono sempre chiesto il perché della tua perenne inespressività, ma non riuscivo a leggere nulla dentro di te, almeno all'inizio.
Col tempo, ho capito che la barriera emotiva che ti eri creata era troppo forte, anche per il mio alph. Ma, poi, ecco che cominci a mostrare il meglio di te: il tuo affetto, il tuo senso di giustizia, i tuoi sorrisi confortanti. Il tuo cuore è...così limpido. >>

Didier...

<< Deve essere per questo che avevo una cotta per te. >>

Eh?!

Lo guardo. Allibita, per quanto la mia mimica facciale possa permetterlo.
Intende...quello?

<< Eheh. Ti ho sorpresa, eh? >>

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