Fares-Bellini

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N i c c o l ò

Era passato un solo giorno da quando Niccolò scoprì che il suo ragazzo, durante una festa di cui non sapeva né l'esistenza e né che Martino ci fosse andato, lo ha, in un certo senso "tradito".
In un certo senso perché Niccolò sa' perfettamente che Martino non andrebbe mai con una ragazza, ma cazzo, gli ha fatto male, anzi malissimo.
Nessuno dei due si era ancora cercato, maledetto il loro orgoglio, e Niccolò era rimasto chiuso in casa, senza parlare con qualcuno se non con Greta, la sua migliore amica.

Lei ha 17 anni e "tanta voglia di crescere", come dice lui, prendendola in giro per sua statura di poco più di 160cm.
Ha i capelli corti fino a poco sotto le spalle e marroni, che tiene raccolti spesso in un piccolo chignon alto.
Gli occhi di un azzurro intenso sono sempre truccati con un filo di mascara e una linea sottile d'eyeliner.
Non segue per nulla la moda, preferisce i look comodi, che generalmente sono pantaloni della tuta e crop top, uno qualsiasi, tanto il viaggio "casa Bellini-casa Fares" dura meno di due minuti, le basta uscire dalla porta di casa e bussare a quella di fronte, perciò non presta mai attenzione a come è vestita.
Soprattutto ora che è estate.

"Oh avanti Fares" spalancò la porta della camera di Niccolò, Greta con un pacchetto di patatine in mano.
"Sono uscita ieri da questa stanza che eri così. Non hai nemmeno cambiato posizione?" continuò sgranocchiando qualche patatina di tanto in tanto, cercando di ottenere l'attenzione del suo amico, che però si limitò a spostare lo sguardo su di lei alzando leggermente le sopracciglia.

"Non te fa male il collo?" chiese infine portandosi una mano sulla nuca, come se provasse lei dolore al posto suo.
Niccolò, dopo averla osservata per qualche istante, scosse leggermente la testa, roteando gli occhi e ritornando a fissare il vuoto davanti a sé.

Quel giorno non aveva proprio intenzione di fare niente. Voleva starsene lì a fissare il nulla, a pensare quanto Martino gli mancasse, a quanto volesse chiamarlo per dirgli che lo stupido era lui, non si sarebbe dovuto arrabbiarsi per una cosa così.
Dirgli che effettivamente non era arrabbiato, era deluso dal suo comportamento.
Martino è giovane, si.
Lo sa che questa è un età che fa sentire liberi e invincibili, pure lui l'ha vissuta.

Però c'era un lato di lui che gli diceva che era giusto che Martino ora si prendesse le proprie responsabilità e che cercasse di risolvere questa situazione, se davvero ci tiene a lui.

E infatti sarà proprio quello che farà.
Pazientemente aspetterà che Martino torni a scusarsi e a dare delle spiegazioni plausibili.

"almeno hai mangiato qualcosa?"
I suoi pensieri furono interrotti da Greta, impegnata completamente nel mangiare.
Niccolò si limitò a scuotere la testa, spostando lo sguardo su di lei, allungando poi il braccio verso il pacchetto.
"eh si, te piacerebbe. Sono il mio pranzo" rispose sedendosi sul letto affianco a lui continuando a mangiare.

Dalle labbra di Niccolò uscì un suono incomprensibile, ma Greta era certa fosse un verso di disappunto.

"Nicco, so seria. Fanno schifo, non sono patatine e non ti piacerebbero" disse roteando gli occhi e girando la confezione leggendo la tabella nutrizionale a voce alta.
"non hanno né sale né glutine, hanno solo un mucchio di proteine" concluse alzando le spalle e portando lo sguardo sul suo amico che nel frattempo aveva abbassato il braccio e chiuso gli occhi.
Probabilmente non aveva neanche dormito, un po' per la sua malattia e un po' per Martino.

"non posso vederti così" mormorò quasi lamentandosi Greta.
Appoggiò velocemente il suo pranzo sul comodino posizionato affianco al letto di Niccolò e tornò a consolarlo.
"quindi ora, per favore, ti metti seduto e spieghi a zia Greta tutti i tuoi problemi da "ventenne innamorato"" scherzò cercando di farlo sedere.

"no Gre, non me va.." mormorò appena mentre lei cercava di farlo mettere seduto sul letto.

"eh, perché a me si invece... Non vedi quanto mi sto divertendo?
Siediti e non fa storie che non ho tempo pe' quelle. Lascia il bambino di 10 anni dentro e fai uscì quello de 20 per piacere" continuò lei, incitandolo con lo sguardo a parlare.

"t'ha scritto?"

"no"

"tu gli hai scritto?"

"no"

"mamma mia oh, due bambini." aggiunse sbattendo le mani sulle proprie cosce alzando gli occhi al cielo.
"allora, io non conosco questo Martino, ma da quello che mi dici non mi sembra etero.
Sono sicura al 100% che quei due non si sono nemmeno toccati" affermò mordendosi l'interno della guancia cercando di ottenere qualche segno di vita da parte dell'amico, che, però non le stava prestando molta attenzione.

Niccolò scosse leggermente la testa schiarendosi la voce per farsi sentire meglio.
"non hai capito" disse spostando lo sguardo sulla sua amica.
"la cosa che mi ha fatto più male è che quando io, io" ripetè marcando l'ultima parola e portandosi un dito al petto, indicandosi "sono andato a chiedergli spiegazioni, lui ha cercato di sviare le mie domande.
Inizialmente l'ho saputo da Luca, Martino si stava comportando come non fosse successo nulla.
Lo so perfettamente che lui non andrebbe con nessuna ragazza, soprattutto con Silvia" disse ritornando a fissare il vuoto davanti a se, con lo sguardo spento.
"Conosco Silvia, ci sono uscito anche io e quando beve è un po' difficile da tenere sotto controllo, ma se fosse venuto lui a dirmi tutto non mi sarei preso male, per nulla.
Non ci sentiamo da quel giorno" finì muovendo, finalmente, tutte e due le braccia per sistemarsi i capelli.

"dov'è lui ora?"

"a Bracciano. Sta con i suoi amici, sai no? quelli che quella volta che siamo usciti assieme ci hanno pedinato perché pensavano stessi mettendo le corna a Marti" accennò una risata alzando gli occhi al cielo.
Lo seguì a ruota Greta, ridendo con lui.
Se la ricorda quella sera di dicembre, come no.
Erano usciti loro due per mangiare, poiché Niccolò aveva bruciato la loro cena, e si erano spaventati tantissimo quando da dietro un cespuglio uscirono i tre ragazzi.

"si, madonna che infarto..." continuò a sorridere ripensando a quel momento.
"che poi c'era uno con un nome stranissimo, com'era?" alzò un sopracciglio riposando lo sguardo sul suo amico.

"Elia" rispose Niccolò portandosi una mano alla bocca, mordicchiandosi un unghia

"giusto, Elia..."

Che testa di cazzo.
Già dalla prima volta che si sono conosciuti, lui si era dimostrato capace di saperle tenere testa, cosa che nessuno è mai riuscito a fare.
Hanno continuato a provocarsi a vicenda e sono stati l'attrazione principale di tutto il gruppo, per tutta la sera.
Appena Elia apriva bocca Greta era lì, pronta a rispondergli a tono.
E il ragazzo si arrabbiava da morire; alzava gli occhi al cielo e lasciava cadere le braccia lungo ai fianchi, ma non sapeva che più lui si incazzava, più lei non avrebbe smesso.

"bene, se permette signor Fares"
riprese a parlare Greta, alzandosi dal letto appoggiando una mano sulla gamba dell'amico usandola come appoggio per non perdere l'equilibrio.
"mi congedo, ritirandomi nelle mie stanze" continuò con fare teatrale, inchinandosi davanti al ragazzo, che rise guardando la sua amica uscire dalla sua stanza con moltissima eleganza, totalmente incosciente di quello che avrebbe fatto da lì a qualche ora.

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