Ho un ricordo, un solo nostro ricordo di cui sono particolarmente gelosa.
Un ricordo perfetto.
Mi piace soprattutto perché è fermo lì, in un momento in cui tu eri solo mio e lei non c'era. È un ricordo vero e voglio condividerlo qui, non con te, ma con altri che non sanno di noi.
Paradossalmente è più semplice lasciarsi guardare dentro da chi non si conosce.Era uno degli ultimi giorni di scuola ed io e te eravamo fidanzati da poco ma lo tenevano nascosto.
Aveva un suo fascino, eravamo complici e ci scambiavamo occhiate o piccoli e brevi attenzioni.
Quel giorno però non ce la facevo più a fingere, ti avevo lì vicino da ore e desideravo stringerti e starti vicino. Volevo soprattutto che tutti sapessero e che le altre ragazze smettessero di cercare le tue attenzioni.
Così iniziai a stuzzicarti, a poggiare la testa sulla tua spalla e accarezzarti i capelli.
Ricordo che ti irrigidisti, mi dicesti sotto voce di darci un taglio, che stavamo dando troppo nell'occhio. Smisi di colpa, il tono della tua voce mi graffiò come una lama. Fu una sensazione terribile.
Poco prima che la lezione finisse il professore mi chiamò a presentare qualcosa alla lavagna. Mi trascinai davanti a tutti con la sensazione di avere una pallottola conficcata in gola; non avevo fatto altro che pensare a te e alle tue parole e l'orgoglio mi impediva di guardarti negli occhi. Ovviamente non conoscevo la risposta, non avevo ascoltato nulla e tutti quegli occhi addosso non fecero che accentuare il mio nervosismo. Iniziai a blaterale cose a caso, giudicandomi, giudicandoti, odiando chiunque in quella stanza: il professore, la materia, la mia fottuta incompetenza. Quando suonò la campanella chiusi gli occhi ed espirai, ma mi accorsi del tremolio nel mio respiro e capii che se non fossi uscita di lì in fretta sarei scoppiata a piangere. E fu quello che feci. Buttai a caso tutto ciò che si trovava sul mio banco nella borsa e raggiunsi la porta a passo svelto.
Non mi voltai a guardarti nemmeno una volta.
Dopo le lezioni eravamo soliti incontrarci in un parco poco distante.
Era il nostro posto con la nostra panchina. Ci eravamo fidanzati lì e ne avevamo fatto il nostro piccolo rifugio, dove poter condividere il tempo insieme lontani da occhi indiscreti.
Quel giorno però rimasi interdetta qualche secondo chiedendomi se avessi davvero voglia di aspettarti.
Avevamo discusso ed io ero sicura che ti saresti sfogato per quello che avevo fatto. Non avevo nessuna voglia di ascoltarti, volevo solo andarmene da qualche parte lontano da tutti finché il senso di inadeguatezza non si fosse placato. Ma poi andai comunque, mi sedetti lì e rimasi a guardare i giochi per i bambini con sguardo assente. Quando da lontano intravidi la tua sagoma avvicinarsi mi voltai di spalle e strinsi i denti. Decisi che ti avrei lasciato sfogare senza dire niente e poi me ne sarei andata; non avrei avuto la forza di discutere.
Ascoltai il rumore dei tuoi movimenti nel sederti dietro di me sulla panchina, non dissi nulla e per un po' nemmeno tu lo facesti. Mi detestai, comprendevo la tua presunta rabbia perché io stessa sentivo di non sopportarmi.
Poi però il tuo braccio avvolse inaspettatamente le mie spalle attirandomi a sé. Rilassai i muscoli, mi stavi abbracciando?
Avevo detto a mia madre che c'eravamo lasciati e lei né andava fiera, dovevo essere forte e sciogliermi da quella presa. Ma non lo feci, invece ti afferrai la mano con urgenza e la accarezzai in silenzio.
Qualcosa di dolce e caldo fece breccia in mezzo a tutto l'amaro che mi stava schiacciando.
"Come stai?" me lo domandasti piano, con quella tua voce calma, confortante, sfiorandomi i capelli con le labbra. Chiusi gli occhi assaporando il senso di gratitudine per un gesto così semplice. Mi sentii davvero profondamente amata.
A quel punto un po' piansi, stringendomi di più a te.
"Scusami per prima" lo dissi in fretta e me ne sorpresi, non riesco mai a scusarmi con nessuno. È un limite che non sono in grado di superare, ma le parole erano uscite da sé.
"Non fa niente" dicesti. Ed anch'io in quel momento ti amai.
A mia madre e i cento motivi per non stare insieme ci avrei pensato domani, mi voltai e ti baciai con un desiderio nuovo e travolgente.