Capitolo 1

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Quella mattina, come tutti i giorni mi svegliai nella mia casa, una piccola capanna di legno in mezzo al bosco.
Andai da frank, un’anziano signore che mi aveva curato sin da quando la mia famiglia era morta, che come al solito stava curando l’orto. Aveva costruito quell’orto quando era andato ad abitare nel bosco, io avevo vissuto in quella casa e aiutavo frank a curarlo da quando ero arrivata in quel posto.
“Buon giorno, Mallu, come mai ti sei svegliata così presto?” mi saluto.
Mi ero appena svegliata ed ero ancora assonnata. Rimasi per qualche secondo a guardare frank, aveva lunghi capelli bianchi che gli arrivavano sopra le spalle, gli occhi erano marrone molto scuro e allungati, era molto alto rispetto a me. Rimasi a guardare quel viso pallido, e quasi sempre privo di emozioni.
“Questa notte ho fatto un sogno starno, come al solito mia sorella non era morta, ma questa volta era come arrabbiata” dissi ancora assonnata, coprendomi le mani dal sole che riflettendo sul fiume che passava di fianco alla nostra casa, mi abbagliava.
Frank si fermo, si alzo in piedi e si avvicino.
“perché tua sorella avrebbe voluto ucciderti? Lei ti voleva bene. Mi ricordo quando veniate a trovarmi e giocavate insieme” sul suo volto quasi sempre privo di emozioni potevo cogliere un velo di tristezza.
‘’non lo so, ma penso che sia stata colpa mia.” dissi sapendo che frank si sarebbe sicuramente arrabbiato.
Lui mi guardo confuso e non parlò.
‘’secondo me è stata colpa mia se è morta mia sorella, non ricordo quando è morta, ma sento che avrei potuto fare qualcosa ma non l’ho fatto. ‘’
“come potrebbe essere colpa tua? Tutto non hai fatto niente che non dovessi fare, e hai fatto tutto il possibile, non ti devi preoccupare, la colpa non è tua.” commento Frank. Solo che lo fece con un tono di compressione, come se capisse quello che provavo. Diversamente del solito non si arrabbiò, ma mi sorrise.
“Ah, devo andare in paese per delle commissioni, tu rimani qui ed esercitati, quando torno devi essere un grado di usare i tuoi elementi sul bicchiere d’acqua che c’è sul tavolo” disse entrando dalla porta di legno che dava su una piccola stanza con un tavolo e una piccola cucina.
“Ma io non sono capace! nessuno mi ha mai insegnato ad usarli, sinceramente non saprei neanche da dove iniziare visto che non so’ quali ho! forse dovrei andare a scuola come tutti i ragazzi della mia età, gli istruttori sarebbero in grado di aiutarmi a capire quali sono i miei elementi” non mi ero mai allontanata dalla casa, e avrei voluto visitare il villaggio, ma Frank non voleva, mi aveva vietato di attraversare il fiume.
“Ancora con questa storia, impari più con me che con quegli insegnanti che non sanno neanche tenere una classe. Tu sta qui, io torno subito. Prendi questo libro e leggilo, potrebbe aiutare” mi diede un libro vecchio e pieno di polvere, preso pochi secondi prima da uno scaffale in cucina, mentre parlavo, poi scomparve dalla finestra.
“Uffa, ma se non so neanche quali siano i miei elementi” dissi scocciata prima di concentrarmi sul bicchiere d’acqua.
Non funzionava niente, provavo a scaldarlo, ma probabilmente non avevo l’elemento del fuoco, allora cercavo di raffreddarlo, ma niente da fare, non possedevo neanche quello del ghiaccio, forse riuscivo a controllare l’acqua al suo interno, fallimento totale. Ricapitolando non avevo gli elementi del ghiaccio, dell’acqua e del fuoco. Mancavano da provare quello della terra, del fulmine e del vento.
Corsi fuori con un blocco di fogli in mano. Volevo provare l’elemento del vento.
Posai i fogli per terra.
Mi concentrai…
Un soffio di vento alzò i fogli. Ero così felice, sapevo finalmente di avere almeno un elemento: quello del vento.
Successivamente, mentre stavo ripensando all’impresa capì che in realtà il vento che si era levato non era merito mio, ma era dalla mattina che soffiava un filo di  vento.
Provai anche gli elementi del fulmine e della terra, ma niente.
Ero un fallimento totale. Mi arresi, e decisi di dare retta al libro che mi aveva prestato Frank.  
Aprí la copertina. Sembrava che lo avessero scritto più di cento anni fa. Le pagine erano tutte ingiallite, e le rilegature stavano cedendo.
Lessi la prima pagina, “prima di iniziare scopri a quale elemento appartieni. Di solito gli elementi che hanno in comune i tuoi genitori potrebbero essere i tuoi, se non hanno in comune nessun elemento potresti averne preso uno da tua madre e uno da tuo padre, solitamente si possiedono due o tre elementi”
Rimasi ferma a guardare la pagina…
“Io non so che elementi ha mia madre, neanche quello di mio padre, come posso esercitarmi”
Non potevo fare niente.
Non potevo iniziare, non potevo esercitarmi, non potevo migliorare. Quindi andai in camera mia a leggere un libro.
Guardai fuori dalla finestra, ormai il sole stava tramontando, avevo letto così tanto che la giornata era passata.
Senti dei rumori in cucina, corsi a salutare Frank, pensando che fosse tornato dal villaggio.
Entrai nella sala…
“Tu chi sei?” un uomo che non avevo mai visto era entrato dalla porta.
“Sei tu Millu?” mi chiese.
“Ti ho fatto una domanda, sarebbe bello se mi rispondessi” dissi sarcasticamente sapendo che mio padre sarebbe arrivato da un momento all’altro.
“Chi sono io non ti deve interessare! sono venuto per prenderti” rispose secco.
Era molto alto, aveva una maschera sul volto che gli copriva tutto, tranne gli occhi, erano rossi. Ero molto spaventata, dovevo mantenere la conversazione finché Frank non fosse arrivato.
“Primo: io non ti ho detto che sono questa Millu di cui parli, secondo: vattene da casa mia!”. Ma poi forse per paura, per stupidità o per un atto di coraggio decisi di agire. mi avvicinai piano al cassetto dove tenevamo le posate, al momento mi sembravano le armi migliori a cui potessi fare affidamento.
Presi una forchetta e la lanciai addosso all’uomo che scomparve all’improvviso.
Mi guardai intorno per vedere dove fosse finito ma non lo vidi.
Corsi verso la porta. Appena uscita mi girai verso la casa, ma di quell’uomo non c’era traccia.
“Hey, cosa stai facendo qui fuori?” mi girai di colpo.
“Millu è tutto a posto? Mi sembri spaventata, è successo qualcosa?” Frank era tornato dal villaggio. Tirai un sospiro di sollievo e decisi di non dirgli niente.
“No, non è successo niente, mi sembrava di aver visto una farfalla, ma ora non c’è più, forse mi sono sbagliata” dissi cercando di sorridere.
“Va bene, ora entriamo in casa” disse frank, guardandosi in torno sospettoso.
“Cosa hai imparato oggi?” mi chiese guardando il bicchiere d’acqua.
“Ho capito che prima di iniziare devo scoprire a quali elementi appartengo”
“Quindi non hai fatto niente?” mi chiese Frank deluso.
“Come potevo fare qualcosa?, non ho idea di come capire che elementi ho, ti ricordo che i miei sono mo… ”
“ADESSO BASTA! Se non sei capace di fare qualcosa non devi dare la colpa alla morte dei tuoi, l’unica causa del tuo insuccesso è che non ti prendi le responsabilità di quello che fai!” questa volta Frank si era proprio arrabbiato. Non lo avevo mai visto alzare la voce in quel modo, di solito era calmo. Forse avevo esagerato.
Corsi in camera mia, e piansi. Non sapevo bene perché stessi piangendo, sentivo solo una morsa al cuore.

sempre quel sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora