Capitolo 2: Chiarimenti

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Il mattino seguente mi svegliai, ma rimasi per circa trenta minuti nel letto.
Non sapevo se andare a parlare con Frank di quanto successo o fare finta che la conversazione del giorno prima non fosse mai accaduta.
Ma come al solito il vecchio mi precedette. Entrò nella stanza, io finsi di dormire, non ancora pronta ad affrontare quella conversazione.
“Hey, mi dispiace per ieri, ma sai, i tuoi genitori erano miei grandi amici. E si sono assicurati che tu studiassi e che ti impegnarsi sempre al meglio. Loro ti amavano e volevano che diventassi brava, gentile e solare, almeno così c’era scritto nella lettera...”  Ma di cosa stava parlando? Quale lettera? I miei avevano scritto una lettera?
“lettera?” chiesi troppo incuriosita per ricordarmi che stavo fingendo di dormire.
“cosa?” disse lui, probabilmente si era distratto.
“Hai detto che avevano scritto qualcosa nella lettera, di cosa stai parlando?” non mi stava ascoltando molto.
“Hahahahaha” Frank rise come se stesse per raccontarmi una bugia.
“è una lettera che mi avevano inviato i tuoi genitori prima che tu e tua sorella nasceste” disse cercando di non guardarmi negli occhi.
“dove tieni questa lettera allora?” dissi sapendo che mi stava mentendo.
“sono passati quasi sedici anni, ormai l’ho butta via, mi dispiace” non credevo a questa scusa, lui conservava tutto sin da quando lo conoscevo, ma sapevo che se si parlava della mia famiglia o cose che la riguardavano Frank risultava evasivo e irritato.
“Mi dispiace, non dovevo reagire in quel modo” la sera precedente avevo esagerato, non dovevo arrabbiarmi, del resto non era colpa di nessuno se i miei erano morti.
“Tu non ti devi preoccupare, io sono qui e ti aiuterò sempre” Frank cercò di sorridere, ma in fondo sapevo che stava soffrendo più di me.
“Tu non hai fame? io penso che se non mangio qualcosa subito sverrò presto!” cercai di cambiare discorso, Frank rise.
“È fortunata signorina, il suo cuoco le ha fatto delle uova” scoppiammo a ridere. Frank rideva raramente ma quando lo faceva mi illuminava la giornata.
Mentre stavamo mangiando mi sorse una domanda.
“Come hai conosciuto i miei genitori?” chiesi a Frank.
Rimase a guardarmi per qualche secondo. Non capivo bene a cosa stesse pensando.
“I nostri genitori erano amici d’infanzia” fu molto evasivo.
“E com’erano?” cercai di farlo parlare.
“Come?” mi chiese Frank, probabilmente era distratto.
“Ti ho chiesto com’erano I mei genitori quando eravate amici” cercai di essere più chiara.
“tua padre era il mio migliore amico, io e lui eravamo sempre in competizione anche per tua madre sai, io la consideravo la donna piú bella di tutte. I suoi occhi il suo sorriso erano qualcosa di bellissimo. Però alla fine tua madre a scelto Jake. Poi siete nate voi e loro erano la coppia piú felice che esistesse.” non mi aveva mai detto così tante informazioni su di loro.
erano tante le domande che avrei voluto fargli, ma sapevo che Frank non era pronto ad affrontare la questione.
“Ma adesso basta con queste domande, a sedici anni devi fare l’esame per diventare kyrios, e manca solo un anno. I ragazzi alla tua età sanno già governare il loro elemento, quelli meno bravi almeno sanno quale hanno.” disse Frank cercando di evitare qualche altra domanda scomoda.
“Diventerò la migliore prostatis del mondo” ci avevo pensato tutta la notte. Corsi in camera mia con il mano il libro che Frank mi aveva prestato.

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