Capitolo 3: Sociofobia

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Era passato quasi un anno dalla decisione di diventare prostatis, avevo scoperto di avere gli elementi del ghiaccio, dell’acqua, del fulmine e del fuoco.
Non ero ancora in grado di controllarli, ma almeno sapevo da dove partire. Io e mio Frank ci esercitavamo ogni giorno, lui era veramente bravo, sapeva bruciare le foglie di un albero, senza scottare il legno, io invece quando ci provavo bruciavo due o tre alberi e lui doveva intervenire con l’elemento dell’acqua per spegnere il fuoco.
Il giorno dell’esame era vicino, sarei andata per la prima volta al villaggio da quando ero piccola. Non sapevo se ero pronta, ogni notte mi svegliavo spaventata all’idea di incontrare altre persone.
Tutti al villaggio si conoscevano, mi avrebbero trattato come una straniera, io ero una straniera. Frank era nato al villaggio, ma io non ci andavo da molto tempo, non conoscevo nessuno, le uniche persone con cui avevo avuto a che fare, erano degli stranieri che venivano a chiedere informazioni su dove fosse il villaggio.
Una sera Frank vedendo evidentemente che ero preoccupata, cercò di tranquillizzarmi:
“Come va?” mi chiese, iniziando una conversazione che sarebbe durata tutta la sera.
“Ma non saprei, sono un po’ agitata” non sapevo cosa dirgli.
“È normale, anche io ero agitato prima dell’esame” mi disse cercando di incoraggiarmi.
“Pensa ero anche peggio di te” commentò prima di scoppiare in una risatina.
“Non è per quello”, mi guardò e smise di ridere.
“Allora perché’ sei cosi preoccupata” mi chiese confuso.
“Io non mi ricordo niente del villaggio, nessuno si ricorda di me, ho paura di cosa penseranno gli altri di me…” mio padre mi interrompe subito.
“Da quando ti preoccupi di cosa pensano gli altri di te?”
“Io…” non sapevo veramente cosa dire.
“Nessuno penserà niente di male su di te, poi al villaggio ti conoscono tutti” mi sorrise.
“Come? tutti mi conoscono? perché? Cioè, come?” ero così smarrita.
“Tu non ti preoccupare, poi tutti al villaggio ti hanno vista che eri ancora neonata” aveva ragione, del resto ero nata al villaggio.
“Hai ragione, non mi devo preoccupare” dissi non ancora convinta.
“dimmi cos’è che non va” mi disse Frank, sapeva sempre quando c’era qualcosa che non andava.
“incontrerò persone che conoscevano i miei genitori” non avevo ben chiaro quale fosse il problema nel conoscere amici dei miei genitori.
“qual’è il problema?” mi chiese Frank, era piú confuso di me.
“io non mi ricordo niente dei miei genitori, né di mia sorella. Non so come sono, o meglio com’erano. Ho paura che mi dicano qualcosa di brutto sulla mia famiglia” dissi tutto questo senza respirare.
Frank mi guardo è rise.
“I tuoi genitori erano stupendi. Non ti preoccupare, nessuno ti dirà cose spiacevoli sui tuoi genitori” detto ciò rise.
Avevo ancora un po’ di paura, ma confortata dalle parole di Frank lessi per l’ennesima volta il libro che mi aveva regalato. Ora era pieno di post-It colorati.






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