Chapter 5.

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Mi piace il silenzio, lo trovo affascinante ma allo stesso tempo cupo.
Quel silenzio che porta pensieri, paure, domande e a volte risposte.
E mi piace stare da sola, per la maggior parte del tempo.
Non mi definisco una persona né socievole né espansiva, e va bene così. Il tempo passa, e ti cambia.
Alzo lo sguardo verso il sole che sta per raggiungere il cielo, e che illumina il mare facendolo sembrare cristallo.
Guardo l'orario sul mio cellulare e sussulto nel vedere che tra meno di due ore dovrò essere a lavoro.
Prendo tutte le mie cose e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo verso quell'alba che accompagna la maggior parte delle mie notti, mi fiondo nel mio pick-up recuperato a casa di Steph accelerando per arrivare in tempo a casa.

Sorrido al pensiero di ieri sera, alla faccia impaurita del mio migliore amico quando ho capito che in realtà quella di stanotte era una specie di festa per il mio compleanno.
Apprezzo il suo tentativo come ogni anno, ma ogni anno non riesce a capire quanto mi faccia arrabbiare questo giorno.

Dopo aver parcheggiato il mio pick-up, mi fiondo verso la porta di casa mentre cerco le chiavi nella borsa.
"Merda." Impreco ad alta voce, non ci sono. E adesso?
Alzo gli occhi al cielo al pensiero di Steph che porta la mia giacca e la mia borsa di sopra nel guardaroba, sicuramente le avrà fatte cadere.
Prendo il cellulare e digito il suo numero.

"Pronto?" Una voce impastata dal sonno risponde dall'altra parte.
"Steph, cazzo! Dove hai messo le mie chiavi di casa?" Gli urlo, se in questo momento dovessi averlo davanti probabilmente sarebbe morto.

"Il tuo amico al momento è fuori servizio," mi dice e subito capisco che non è Steph la persona con cui credevo di parlare, "cosa ti serve?" mi chiede.
"Mi serve il mio amico." Ribatto, sicuramente avrà avuto una nottataccia con tutto l'alcol che ha assorbito e mi sento un po' in colpa per averlo lasciato nel bel mezzo di una festa.

"Sta dormendo e se provassi a svegliarlo probabilmente mi tirerebbe un pungo, era messo molto male fino a qualche ora fa. Non mi ha nemmeno scopato." Trattengo una risata nel sentire queste parole, "ma appena si sarà svegliato gli dirò di richiamarti." Non riesco nemmeno a controbattere che subito conclude la chiamata.

Mi incammino verso il pick-up, 'dove posso andare?' penso. Mi guardo allo specchietto facendo una smorfia nel vedere il mio viso stravolto, le occhiaie dominano il contorno dei miei occhi e le labbra secche muoiono dalla voglia di bere qualsiasi cosa che non sia alcol o birra.
Cerco di aggiustare la mia chioma scura districandola un po' con le dita.
Accendo il motore avviandomi verso un luogo familiare.
Sono le sei del mattino ed è da ieri mattina che non sento il sapore del cibo, ho bisogno di ricaricarmi.

——-

"Tesoro!" Una voce a me ormai chiara e familiare attira la mia attenzione, "sei un disastro!"
Calde braccia accolgono il mio corpo minuto, e mi sento subito a casa.
"Meredith, da quanto tempo." Le concedo un sorriso tirato mentre mi ritraggo dal suo forte abbraccio.
"Che ci fai qui a quest'ora?" Mi domanda incuriosita, le rughe accompagnano il suo sguardo mentre cerca di scrutarmi il volto in cerca di una risposta, "colpa di Steph, come al solito" concludo.
Una piccola risata esce dalle sue labbra, "accomodati, oggi offro io." Esclama. E mi accompagna verso un tavolo isolato accompagnato da un'enorme finestra che da sulla strada.
"Grazie," le dico mentre mi siedo, "ma non devi."
"Devo eccome! Saranno due anni che non ho più tue notizie... a proposito," inizia e so già dove vuole arrivare, ma la faccio continuare. D'altronde lei era l'unica persona a starmi accanto dopo la morte di mia madre.
"Tu come stai?" Mi domanda, e io non so davvero cosa risponderle.

"Vado avanti." Concludo.
Vedo il suo sguardo preoccupato, ma decide di non chiedermi altro, e la ringrazio mentalmente.
"Ti porto un bel caffè e dei pancakes?" Mi chiede. Annuisco e subito dopo la vedo sparire in cucina.

Ho sempre amato questo posto, fin da piccola io e la mia famiglia venivamo sempre qui, soprattutto dopo il cancro che colpì mia madre. Meredith era sempre disponibile in qualsiasi occasione, e cercava in qualsiasi modo di prendersi cura di me e Logan, mio fratello.

Un bel piatto di pancakes mi distrae dai miei pensieri, "ecco a te, mangia tutto che sei davvero sciupata." Mi rimprovera.
"Grazie," le dico e la vedo afferrare una sedia per poi sedersi di fronte a me, "allora, dov'è quel coglione di tuo padre?" Mi chiede e quasi mi strozzo con la forchetta.
Bevo un po' di caffè per calmarmi e mi preparo a rispondere, "quel coglione di mio padre è sparito dopo l'accaduto, e sono contenta così."
La vedo sistemarsi un ciuffo grigio dietro l'orecchio per poi guardarmi con una smorfia, "sai che per dormire e per mangiare hai me." Mi ricorda.

Afferro un altro boccone prima di risponderle, "ho Joe che mi aiuta."
La vedo intristirsi leggermente per poi bere un po' del mio caffè americano, "non mi è mai piaciuto quel tipo." Afferma, convinta delle sue parole.
"A te non piace nessuno, qui." Sorrido leggermente. È molto prudente quando si tratta di amicizie, fin da piccola mi metteva in guardia sullo scegliere le persone giuste.
"So che cerchi ancora di incolparti per la sua morte, ma non devi." Mi ricorda e strozzo un urlo sentendo queste parole, ma continua, "ormai sono passati due anni, e lo vedo nei tuoi occhi che ti stai uccidendo da sola." Conclude.

Alzo lo sguardo nei suoi occhi azzurri, "sto semplicemente affrontando il lutto."
La vedo ridere in malo modo dopo le mie parole, "il punto è che tu non stai affrontando proprio niente." Mi punta il dito addosso per poi continuare, " hai bisogno d'aiuto e Logan non vorrebbe questo." Mi dice e subito sento il familiare calore che accompagna il mio corpo quando comincio a perdere il controllo, senza pensarci una mano sbatte forte sul tavolo, facendo scivolare la tazza con il caffè.
"Non azzardarti a parlare di lui, non nominarlo neanche, solo io ho il permesso." Le urlo contro.
Vedo la sua faccia impaurita e leggermente tremante, "cosa sei diventata." Mi dice guardandomi dalla testa ai piedi, e subito dopo il suo sguardo cade suoi miei jeans, "e quella cos'è?"

Seguo il suo sguardo soffermato sulla pistola che ho nella tasca posteriore dei pantaloni, scoperta a causa della mia maglietta leggermente rialzata.
"Non sarebbero affari tuoi, ma è per protezione. Non hanno battuto ciglio nell'uccidere mio fratello, quindi perché farsi scrupoli per me? È per protezione." Concludo, e subito prendo la mia giacca e mi fiondo verso la porta, "aspetta!" Mi urla Meredith.
"Mi dispiace," inizia, "solo.. stai attenta a fidarti." I suoi occhi lucidi mi creano un piccolo senso di colpa, ma giro il mio corpo e corro verso il mio pick-up.

My space!
Ecco a voi il sesto capitolo, sono abbastanza fiera di ciò che ho scritto perché come avrete capito molte cose di Alex vengono più allo scoperto. Per Zayn non vi preoccupate, il prossimo capitolo sarà praticamente dedicato a lui. Lasciate un commento e una stellina se viva, ❤️

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 19, 2019 ⏰

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