Capitolo 1

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Da piccola, pensavo che da grande la vita da adulta sarebbe stata facile. Semplice. Non troppo complicata, come andare a scuola, prendere l'autobus, fare i compiti, non fare mai tardi, seguire le regole. Perché è difficile essere un' adolescente. È difficilissimo. Si ama, si odia. Si vive. È vero. Ma quando sei adulta, quando ami e ami davvero, quando odi e odi davvero, le cose cambiano. Arrivi ad essere il centro della vita di qualcuno. Le persone che vuoi bene dipendono da te, poco o tanto, tu sei la loro stella polare. E devi avere coraggio, di non stare sola, perché essere soli è facile, sei tu e basta. Non hai qualcuno che ti condiziona, qualcuno con cui condividi spazi, oggetti, la casa, i momenti importanti, gioie, dolori, la vita.
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"Stamattina ci siamo svegliati con il piede sbagliato, mia dolce signora?" scherzò facendo una giravolta Mark.

Mi strofinai gli occhi e spostai dal viso i capelli scompigliati.

"Ieri quando eri con Juliette, ha chiamato tua madre".
si schiarì la voce e raddrizzò la schiena nel solo modo che farebbe lei: "Quello squilibrato di tuo padre ultimamente sente la tua mancanza, quindi ha detto che se non vuoi che dia il suo misero patrimonio al gatto, ti conviene venire".

Finii di  bere il latte freddo, e alzai gli occhi al cielo.
"Mark, non fissarmi in quel modo, sai già che non ho la benché minima intenzione di andarci", mi alzai e misi le tazze sporche sulla cucina.
Aprii il rubinetto e feci scorrere l'acqua calda.

"Bene, penso proprio che il tuo patrimonio verrà dato a Gary".

Sbruffai
"Ti ricordi, l'ultima volta che siamo andati a casa dei miei?"

"Si che mi ricordo ma visto che sono i TUOI genitori, e tu sei la persona più dolce e affettuosa del mondo, dovresti andare" mi abbracciò da dietro e mi diede dei bacetti sulla guancia.

"Mi stai corrompendo?" inarcai le sopracciglia, e rimpicciolii  gli occhi.

"Beh avremmo una piscina tutta nostra a disposizione, una settimana di riposo, le lasagne di tua madre, e più tempo per noi due".

"Certo che contrattare ti viene proprio bene", mi girai e mi scappò un sorriso.

Mentre stava salendo le scale, con il suo portamento come al solito pieno di autostima,
si fermò, mi guardò e mi disse
"Comunque stamattina il tuo alito puzza veramente tanto"
Presi la scopa in un attimo, mi preparai per la corsa e gridai "Cosa hai detto?!"

L'altra parte dello specchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora