Capitolo 2

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"Mark, per l'amor di Dio fermati, ho dimenticato una cosa importantissima"
La macchina frenò di colpo.
Mark si girò per fissarmi.
Feci spallucce "Può succedere"

Tornai in macchina con tre scatole di scarpe.
"Stai scherzando? No, ma stai scherzando? Fai sul serio? Dopo un'ora di viaggio, mi fai tornare indietro per tre paia di scarpe?"
"Non sono solo tre paia di scarpe, sono l'ultimo modello che ho trovato nel negozio fantastico di fronte Mon mere, smettila di fare storie"

Passammo tutto il tempo a sentire le mie canzoni preferite, di fronte l'orizzonte
a litigare per sciocchezze, e a fare pace, come due bambini innamorati.
"Camille?"
"Eh? Che c'è?"
"Mi lasceresti mai?"
"Mai."

                I've seen the world, done it all
                           Had my cake now
          Diamonds, brilliant, in Bel-Air now
                 Hot summer nights, mid July
            When you and I were forever wild
                     The crazy days, city lights
      The way you'd play with me like a child
                       Will you still love me
      When I'm no longer young and beautiful?
                       Will you still love me
      When I've got nothing but my aching soul?
               I know you will, I know you will
                         I know that you will 

             Will you still love me when
               I'm no longer beautiful?

Con il sottofondo di "Young and beautiful", mi stavo addormentando.
Sentii un rumore fortissimo, mi svegliai, aprii gli occhi, persi il respiro.

Il tramonto, con i raggi del sole stanco di un'intera giornata, stava sfiorando la superficie dell'acqua. Di un fiume, sopra un ponte. Un viadotto, che non a caso era da tutti ritenuto dannato. C'erano i più longevi che nel piccolo paese, lo conoscevano bene, e raccontavano e farneticavano tante storie e leggende a cui solo i bambini d'animo nobile come gli anziani potevano crederci.

Stavi morendo. Affogavi, ti mancava l'aria. Come quando per ansia, trattieni il fiato e diminuiscono i battiti. Il cervello ti scoppiava. La vista si annebbiava. Ma quello che vedevi era già cupo, oscuro, tetro.

Ti muovevi, cercavi di aprire la tua auto, che sprofondava. Ti eri tolta la cintura. Avevi aperto la sicura. Dovevi solo risalire a galla, c'eri quasi.

La voglia di mollare era sempre di più.
E la testa ti girava, peggio di quando sei piombata, in un attimo, secondi fugaci, con una mossa sbagliata, giù nel lago. Avevi distrutto tutte le barriere, che circondavano il cavalcavia.

Avevi fatto tutto questo, perdendo il totale controllo di te stessa esattamente come in quel momento, che dovevi solo risalire a galla. La corrente del fiume non era forte, Camille potevi farcela, nulla che poteva ostacolarti.

Avevi chiuso gli occhi, e iniziavi ad essere tranquilla. Ti stavi lasciando andare. Scivolavi giù lentamente, voltandoti, e girando su te stessa, con i tuoi lunghi capelli dorati. Bolle d'acqua uscivano dal tuo naso, e piano anche dalla bocca.

Eri riemersa. Il panico stava finendo. Respiravi. Non eri morta. Eri tra lo specchio d'acqua e quello che c'è in fondo, la profondità. Stavi acquisendo lentamente la consapevolezza di tutto.
Sputasti fuori il liquido che avevi bevuto, fuori dai polmoni. Tossivi violentemente, ti graffiavi la gola. Piangevi. Commossa dalla tua forza, o da il miracolo che era appena avvenuto. Un tuono nelle orecchie. Rumore, eri svenuta, buio.

L'altra parte dello specchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora