Capitolo 3

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Io e Mark ci siamo conosciuti in un bar,
io ero stata appena lasciata e lui lavorava lì già da qualche mese per pagarsi l'Università.
Ogni mattina, chiedevo del semplice cappuccino, e me lo ritrovavo con della panna e una scritta fatta col cacao: "Buongiorno".
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"Maaark, Mark, dove sei?",
ansimavo e piangevo disperatamente, con le mani nei capelli e il panico che mi stava torturando.
Gridavo il suo nome, ma c'ero solo io in questo campo di grano immenso, e spaventoso.
Il cielo era in procinto di piovere, e sicuramente con la pioggia anche una tempesta era in arrivo.
Il mio cuore batteva all'impazzata,
gridavo aiuto e piangevo, mi accasciai e pregai al nostro presunto Dio.
Ero sporca di un terriccio argilloso, di una terra straniera. Sentivo alcuni insetti salirmi addosso, come degli invasori. I miei vestiti erano strappati, bagnati.
Ero talmente stanca, che neanche un filo di voce mi sarebbe più uscito.
Le mie palpebre tremavano, e prepotenti si chiusero, nonostante cerassi di aprire gli occhi.


Il mio sonno si alleggeriva, non ero né sveglia né in un sonno molto profondo, piuttosto in una trans di dormiveglia.
Sentivo delle mani sotto le mie coscia, mani grandi, di un uomo, Mark, ne ero certa.
Percepivo delle braccia calorose sulla mia schiena, la mia mente si alleggeriva, ero salva.
Essendo intorpidita non riuscivo ad avere la piena consapevolezza del tempo.
Sentivo sotto di me un letto caldo, tutta l'adrenalina che avevo era scomparsa, Mark era li, mi aveva trovata, ero al sicuro.
Mi sentivo protetta.

Mi stavo svegliando, mi stiracchiai, feci uno sbadiglio e osservai un po' quello che c'era intorno a me, mi alzai a piedi nudi, e con ancora i miei vestiti putridi.
La stanza era abbastanza vecchia, le travi del pavimento scricchiolavano ad ogni mio passo. Le pareti erano rivestite da una carta a strisce verdi, la camera era piccolissima, c'era solo un letto in legno consumato e un piccolo comò sempre in stile rustico e contadinesco.

Sul comò c'era un vassoio con del latte freddo e un toast con del burro spalmato sopra.
Divorai il toast, e bevvi con molta voracità il latte freddo, che non ero abituata a bere.

Presi il vassoio e ancora indebolita aprii la porta, la casa aveva uno stile rurale, era tutto molto vecchio, antico, logorato dal tempo.
C erano delle scale,
piano piano le scesi con il piccolo vassoio in mano, arrivai giù, in un salotto.
Avanti al camino, c'era Mark intento ad accendere il fuoco.

Si girò, e il vassoio cadde.

L'altra parte dello specchioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora