Capitolo II

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Ormai erano settimane che lavoravo al pub, e la situazione sembrava essersi calmata, infatti i miei genitori avevano riniziato a parlarmi e sembrava stessero cominciando ad accettare la cosa, ma non perdevano nemmeno un'occasione per criticarmi, tipico loro.

In quanto a Ryan, non credevo avesse veramente capito il fatto che non ci fosse niente di cui preoccuparsi, perchè sí, ovviamente c'era qualche ragazzo che ci provava, ma io cercavo di non farci caso.

Ryan mi era simile sotto parecchi aspetti, praticamente gli unici in cui i miei genitori mi avevano sempre apprezzato.

Era organizzato, responsabile, simpatico, di compagnia e altri pregi che non sto qui ad elencare.

Praticamente per loro si comportava come il ragazzo perfetto.

Spesso, quando facevo qualcosa di sbagliato, loro mi dicevano "Ryan non si sarebbe mai comportato in questo modo", ed era vero, lui faceva tutto ciò che era considerato giusto.

.

Anche quella sera mentre stavo pulendo uno dei tavoli, davanti alla vetrata del pub era passata una moto che aveva, come al solito, attirato l'attenzione di molti.

Il ragazzo che la guidava stava impennando e andava ad una velocità impressionante. Esibizionista.

"Quello là è Niall Horan, non fa altro che correre e impennare su quella moto tutto il giorno." Aveva borbottato un uomo sulla cinquantina, al suo amico, seduto al tavolo di fianco.

"Chi non lo conosce? Qua a Mullingar si parla solo delle sue azioni spericolate."

Aveva ribattuto.

Non c'era una sera in cui questo Niall non passasse lí davanti, come se volesse farsi notare da qualcuno ad ogni costo, ma non si era mai fermato per entrare nel locale, almeno non fino a quel giorno.

Infatti pochi minuti dopo dalla porta principale era entrato questo ragazzo biondo, dall'aria piuttosto superficiale, e si era tranquillamente seduto al bancone, proprio davanti a me, solo che io gli stavo dando le spalle al momento.

"Scusa, posso chiedere?" Almeno sembrava educato.

"Dimmi" avevo detto girandomi verso di lui.

"Una birra per favore" una volta finito di parlare mi aveva mostrato un sorriso enorme, che avevo leggermente ricambiato dicendo un veloce "subito", dopotutto dovevo essere gentile con i clienti.

Ma, mentre stavo mettendo la bevanda nel bicchiere sentivo il suo sguardo fisso su di me, per cui non potevo fare altro che dire: "perchè mi sta guardando?" Alzando un sopracciglio, e lui di tutta risposta aveva iniziato a ridere, per poi chiedermi: "Dovrei citare John Green o dovrei dire qualcosa di diverso?" sempre con quel sorriso stampato in faccia.

E a quel punto non ero riuscita nemmeno io a trattenermi e avevo riso.

"No no tranquillo, niente Colpa delle stelle, ecco la tua birra" e gli avevo passato il boccale.

"Grazie bella" aveva concluso con un occhiolino, e non avevo potuto fare a meno di irrigidirmi.

Ma me ne ero rimasta in silenzio, non volevo perdere anche questo di lavoro. Soprattutto non per aver aggredito un cliente.

Era passato all'incirca un quarto d'ora quando avevo risentito la sua voce: "Come ti chiami?"

"Johanna" avevo risposto con tono freddo e distaccato e lui non aveva fatto altro che annuire, pensavo la "conversazione" si fosse chiusa lí, ma non era stato come speravo.

"Io comunque sono Niall, allora Jo, posso chiamarti Jo vero?"

"Sì, tanto mi chiamano tutti così"

"Beh, vorrà dire che dovró trovarti un nuovo soprannome sai? Io non sono come "tutti" " aveva risposto sfacciatamente.

Io allora avevo deciso di stare al suo gioco e mi ero inclinata un po' verso di lui dal bancone, lasciando poco spazio tra di noi.

"E cosa avresti di diverso allora?" Avevo sussurrato guardandolo fisso negli occhi.

"Semplicemente mi piace distinguermi dalla massa" avevo risposto con lo stesso tono di voce e sempre con molta sicurezza, senza spostarsi di un millimetro.

E io non potevo pensare altro che "egocentrico, esibizionista".

Così mi ero allontanata di scatto ed ero tornata al mio lavoro, senza dire nient'altro, nell'attesa che se ne andasse.

ADDICTED [n.h.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora