Cap. V

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Io, Camilla e Cole stavamo chiacchierando sulla spiaggia quando l'aria tremó. Le barriere che proteggevano il Campo Mezzosangue brillarono di una luce violacea per diversi secondi. Smettemmo subito di parlare e andammo da Chirone.
Appena ci vide inizió a galoppare preoccupato verso di noi.

«Andate a chiamare gli altri. » disse «Riunione d'emergenza.»
Due minuti piú tardi tutto il Campo era seduto davanti al centauro confusi e preoccupati.

«Ho convocato voi qui per avvertirvi: é stato sprigionato una forza. Forse piú potente degli dei stessi. Qui siamo protetti, ma fuori é molto peggio. Questa energia sballa i poteri vostri e dei vostri genitori divini.» fece una pausa «E non c'é  niente che possiamo fare.»
In effetti era vero. I figli di Dioniso e Demetra erano circondati da piante, Cole e i suoi fratelli al minimo movimento dalle mani spruzzavano scintille. Capii come mai nessuno si era avvicinato a me e Jason, attorno a noi c'era un alone di elettricitá crepitante.

«E allora cosa dobbiamo fare?» chiese una figlia di Atena

«Niente!» intervenne il Signor D «Non facciamo niente!»

«Quanto durerá?» chiesi

«Non lo sappiamo. Sappiamo solo che lá fuori é peggio.» rispose Chirone
Si levarono cori di disapprovazione.

«Quindi cosa, siamo bloccati!?» urló qualcuno. Si zittirono tutti.

Chirone annuí mestamente:«A tempo indeterminato.»
Ci furono urla e lamentii provenienti da ogni angolo della stanza.
I semidei iniziarono ad uscire, scontenti, e io tornai dai miei amici.

«Ottimo! Siamo bloccati qui per, quanto? Due giorni? Una settimana? Un anno?» disse irata Camilla.

«Non era il nostro sogno? Venire qui al Campo?» chiesi

«Sí, ma poter uscire, magari un'impresa, qualcosa!»

«Non possiamo farci niente.» intervenne Cole «Dobbiamo stare qui.»

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«Come mai mi sono fatto convincere?» sussurró Cole, lamentoso, quella sera.

«Perché sei mio amico e una brava persona!» gli mormorai di risposta, ridacchiando.
Lui sbuffó e poco dopo Camilla uscí dalla Campana 3 con uno zainone in spalla.

«Pronti?» chiese la figlia di Poseidone. Noi annuimmo.
Velocemente andammo verso il confine per uscire e cercare di localizzare la fonte dell'energia.
Stavamo per uscire, quando dall'ombra sbucó Nico di Angelo.

«Dove state andando?» chiese

«In centro cittá a fare shopping.» Rispose con naturalezza il figlio di Ecate al mio fianco.
Nico lo fulminó con lo sguardo e incroció le braccia.

«Allora? Non me lo dite? Ne va della vostra esistenza, sappiatelo.» ci minacció

«No, tu non lo farai!» esclamai indignata

«Oh, invece sí!» disse di tutta risposta.

«Nooooo! Il mio povero cioccolato, non portarmelo via!» strillai

«Ehm, Micol...» fece Camilla «Vorrei giusto farti notare il fatto che stanno arrivando le arpie...»

Diario di una Semidea Sclerata - Il PortaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora