Thomas: piani di guerra

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"You are surrounded by darkness but so is the sun"

-anonimo

Erano passati un paio di giorni da quando Henry, Jona, Elija e Jacqueline avevano lasciato la reggia di Ahir Zimenia, lasciando nel cuore di Thomas un vuoto incolmabile. I giorni scorrevano lenti, Neear teneva consigli di guerra continuamente e diceva ogni volta le stesse cose. Come se non bastasse durante le riunioni gli unici suoni udibili, oltre alla voce roca del malvagio, erano il battere dei denti dei presenti a causa del freddo e l'ululato delle bufere di neve che erano frequentissime in quella zona.

Tuttavia, Thomas stava già cominciando ad abituarsi alle temperature rigidissime del posto e alla presenza degli zimeniani. Sia loro che Jetu gli concedevano pochi momenti di libertà, in particolare lo spirito delle illusioni che gli era sempre appresso, come se avesse dovuto sorvegliarlo (cosa che probabilmente faceva su incarico di Neear).

Lei lo seguiva ovunque andasse e cercava di farlo sentire a suo agio in quell'ambiente.

Neear aveva assegnato al ragazzo una camera da letto dotata di balcone, con un camino e delle grandi finestre che, però, lasciavano entrare solo la cruda luce dell'inverno. Ahir Zimenia era un palazzo immenso, Thomas non aveva ancora avuto il tempo di esplorarlo a causa della stretta sorveglianza degli zimeniani: molte volte gli era parso di essere un prigioniero più che un alleato.

L'artefice dell'acqua ora sedeva nella sua stanza mentre cercava di scaldarsi davanti al camino acceso, il guizzo delle fiamme gli ricordava il Cerchio di Foco di Jacqueline, si costrinse a non pensarle. Doveva smetterla di colpevolizzarsi, aveva fatto la sua scelta e le loro strade si erano divise. Punto.

Guardò fuori dalla finestra, nevicava, non era una cosa strana da quelle parti, iniziava a farci l'abitudine. Si chiese cosa stesse succedendo nelle foreste di Auriah, l'inverno stava davvero avanzando in tutto il regno?

Aprì le vetrate e sentì sul viso la ruvida carezza del vento, l'aria profumava di muschio, un fiocco di neve gli pizzicò l'occhio e ne fece uscire una lacrima.

Il ragazzo non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine del volto di Jona che digrignava i denti come un cane da caccia, di Jacqueline avvolta dalle fiamme che lo insultava ma soprattutto di quelli di Elija ed Henry, solcati da una profonda delusione...

No, doveva smetterla. Era da masochisti riproporsi quelle immagini. Chiuse con forza la finestra e tornò a scaldarsi davanti al fuoco.

Quello che era fatto era fatto, non poteva più tornare indietro; si passò una mano tra i capelli e l'anello che portava al dito restò impigliato in un ricciolo. Gemette per il dolore e lo tirò fuori, contemplò l'oggetto tenendolo sul palmo della mano: era quello che gli aveva dato Henry a Seita per comunicare con Jacqueline nel caso li avessero separati. Non ricordava nemmeno come funzionasse.

Sentì le lacrime agli occhi e, in un gesto colmo di rabbia lo scagliò nel fuoco che scoppiettava nel camino.

In tutta risposta le fiamme ruggirono e si allargarono. Un'ondata di calore lo investì e lo costrinse a ripararsi con un braccio. Thomas, sorpreso, si avvicinò al camino e notò che nel fuoco riusciva a scorgere delle immagini: ma certo! L'anello di Jacqueline e il suo erano legati da qualche incantesimo, con uno dei due si poteva vedere dove si trovava chi indossava l'altro.

Nel fuoco l'artefice dell'acqua vide Jacqueline seduta a capotavola in una sfarzosa sala da pranzo, accanto a lei sedevano Hana, Vik, Jona, Elija, Henry, Emmha, vari generali dell'esercito ribelle, alleati e di Danesh. L'artefice del fuoco rideva e scherzava con uno di loro, avrebbe potuto essere un rappresentante dell'esercito di sua sorella, essendo egli alto e biondo.

'Impossibile' pensò il ragazzo 'Ci sono già hana e Vik a rappresentare il regno di Elsha' e subito si sentì imbarazzato: stava praticamente spiando le azioni degli amici che aveva tradito.?Nemici? rimbombò nella sua testa. Ora erano suoi nemici. Se lo ripetè più volte.

Si sentì un verme. Ma doveva scoprire chi fosse il ragazzo biondo con cui stava parlando Jacqueline.

Se ci fosse stato il suo riflesso, come nella tenda di Henry, il suo commento probabilmente sarebbe stato questo: "Ti fai ancora dominare dalla gelosia? Ora dovrebbero essere altri i tuoi problemi! Sei una persona spregevole!"

Thomas scosse la testa e si affrettò a cercare le molle del camino per tirare fuori l'anello.

Un attimo prima di rimuovere l'oggetto dalle braci osservò lo sguardo di Jacqueline, brillava quando parlava col generale biondo (che avrebbe benissimo potuto essere una ragazza, data la lunghezza dei capelli) ma era coperto da un velo di tristezza che nemmeno le risate potevano togliere.

Improvvisamente il generale si voltò e Thomas vide il suo volto, era chiaramente un ragazzo, e originario di Danesh: i suoi occhi delicatamente a mandorla non lasciavano dubbi.

Serrò la mascella e una lacrima salata cadde nel fuoco sfrigolando. Le fiamme gli stavano scottando il viso, tolse l'anello dal fuoco e lo ripose sul balcone in modo che si raffreddasse.

Jetu interruppe il flusso di pensieri che viaggiava a velocità forsennata nella sua mente: "Thomas? Ci sei? Dobbiamo andare al consiglio di guerra"

"Un altro?" replicò lui sbuffando.

"Già, e in quanto 'Principe di ahir Zimenia' devi presenziare a tutti"

Il ragazzo si bloccò: si era dimenticato di quell'epiteto. Cosa significava? Come faceva Jetu a conoscerlo? Imprecò e aprì la porta. Jetu gli sorrise freddamente e lo prese a braccetto mentre si avviavano per i corridoi oscuri di Ahir Zimenia.

"Come fai a sapere che mi hanno chiamato così?" le chiese sospettoso.

"Io so più cose di quanto tu non creda" rispose lei maliziosa.

Il consiglio di guerra questa volta era sulla pianificazione degli attacchi, come Neear aveva già ripetuto sarebbero partiti da Nenja, già indebolita dal violento attacco delle Dodici Civette, per poi avanzare verso nord distruggendo tutti gli avamposti ribelli del regno.

Ogni volta che si parlava di uccisioni o stermini a Thomas veniva il magone e un nodo in gola gli impediva di parlare.

"Attaccheremo Nenja domani, non dobbiamo dare tempo ai ribelli di organizzarsi, ora che Caesaar è morto il regno non è nelle mani di nessuno, sarà più facile assumerne il controllo e reclutare seguaci. Prima agiremo prima conquisteremo, non credo che i ribelli daranno la corona a un'altra persona, hanno troppa paura!"

Concluse Neear con la solita risata sardonica.

"Abbiamo piegato al nostro volere ormai tutti gli spiriti di tutte le foreste di questo regno, l'inverno sta arrivando ovunque"

Disse uno zimeniano.

"Anche a Danesh?" chiese Thomas con un sorriso beffardo. Anche se ormai era costretto a combattere dalla parte di Neear sapeva di essere nel torto e, in cuor suo, sperava che i ribelli lo sconfiggessero.

Neear si voltò verso di lui, due fredde lucine azzurre si accesero nell'ombra del suo cappuccio e proruppe con voce perentoria: "Presto terremo in pugno anche quell'insulsa cittadella di mare"

Il Regno Di Auriah- Volume secondoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora