«Posso avere una birra, per favore?» una voce al bancone richiama la mia attenzione, quindi velocizzo i miei movimenti nella pulizia della macchina del caffè e mi volto, con il tipico sorriso da barista per niente forzato.
Il ragazzo è sulla ventina, molto giovane e vestito piuttosto casual, mi sorprende che si trovi qui, per di più da solo. Ha l'aria di un liceale cresciuto in fretta, col suo berretto nero e sorriso quasi timido, ma per trovarsi qui sicuramente avrà molti soldi. Ha inoltre un certo charme, o non saprei come chiamarlo, perché guardandolo così, con la spiaggia e l'oceano alle sue spalle, mi sembra di stare in un film. Incrocio il suo sguardo e quasi m'intimidisco alla richiesta che devo fargli.
«Certo, signore, posso avere un documento?» rispondo cordialmente e secondo le formalità da bar di lusso.
Lui sembra guardarmi scettico per un attimo, ma poi capisce e ridacchiando sotto i baffi mi consegna un documento. Questa è probabilmente la parte che preferisco di più dell'essere barista: cercare di indovinare il nome di un cliente prima di aprire la carta d'identità. Questo qui aveva l'aria di Peter, oppure Henry, a giudicare dal suo accento britannico. Apro il foglietto e leggo attentamente le sue informazioni: Tom Holland, del '96. Azzeccato, direi. Ha un nome familiare.
«Non ti sembro abbastanza grande per bere?» mi chiede poi, quando gli restituisco il documento.
Sono sorpresa della domanda e non riesco a capire se è infastidito o divertito, quindi la butto giù di lì per ammorbidire la situazione.
«Oh, no, è che lei mi sembrava fin troppo grande» ridacchio, portandomi un ciuffo di capelli più corto all'indietro. Lo vedo sorridere divertito, dunque mi rilasso e torno al mio lavoro.
«Che birra posso portarle?»
«Una Heineken va benissimo» mi risponde. «E non darmi del lei altrimenti finisco per sentirmi davvero fin troppo grande»
Sbuffo divertita. «Mi scusi, sono le regole» e nel frattempo prendo un bicchiere di vetro lungo, e lo riempio fino all'orlo della birra da lui richiesta, cercando di fare meno schiuma possibile. Gliela metto davanti, con sotto un tovagliolino quadrato, e lo lascio degustare la sua bibita.
Torno quindi alle altre faccende, e concludo con la pulizia della macchinetta del caffè, rimettendo a posto i pezzi. Arrivano altri clienti, verso molte Diet Coke e Tè freddi, per non parlare del Gin; quasi nessuno però rimane, preferiscono (ovviamente) sorseggiare la propria bevanda sul lettino della spiaggia, godendosi la compagnia e il rumore delle onde del mare.
«Da dove vieni?» il ragazzo di prima, Tom, che nel frattempo era rimasto con lo sguardo sul telefono, attira la mia attenzione e lo guardo, indecisa sul da farsi. «Okay, no, aspetta, fammi indovinare. Sei di Baltimora» mi punta il dito pensieroso, e mi ritrovo ad aggrottare le sopracciglia per la scelta al quanto curiosa e precisa.
Gli rispondo semplicemente: «No.»
«Mh, forse di Washington?»
Scuoto la testa ancora negativamente, mentre mi tenevo distratta pulendo dei bicchieri appena riconsegnati al bancone. Non posso farmi vedere qui a chiacchierare, ne potrebbe andare del mio lavoro.
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THE BOY - tom holland
Short StoryUna semplice e stupida OS tratta da un universo parallelo, un'altra vita. Un americano e una straniera. Un attore e una barista. Tra di loro un sentimento giovane. «Ascolta, gli italiani non sono solo pizza spaghetti e mafia» «Davvero?» fa il finto...