𝐜𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐞

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non puoi sfuggirmi

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non puoi sfuggirmi

notte tra il 15 e
il 16 luglio, Firenze

«AVETE FATTO SESSO?» «Come?» domandò Damiano, colto leggermente di sorpresa. «Cassie é tornata tardissimo in camera ieri e so benissimo che mia sorella é una da sesso al primo appuntamento.» Andromeda incrociò le braccia al petto guardandolo con i suoi occhi scuri. Aveva i capelli lilla sciolti che le arrivavano appena a metà schiena ed era molto più minuta della sorella, ma aveva il suo stesso naso lentigginoso e il viso da bambina. «Non so di cosa tu stia parlando.» mentì il cantante. «Senti – iniziò lei abbassando leggermente la voce – non voglio farti la ramanzina, mia sorella può andare a letto con chi vuole, quando vuole e dove vuole, non sono nessuno per dirle di no. Infatti voglio solo metterti in guardia, perché Cassiopea forse non vorrà vederti mai più. Ha preso tutto quello che voleva prendere da te e le basta, non le interessa un rapporto che potrà rovinare col tempo, lei é fatta così, le persone interessanti preferisce lasciarle nella memoria perché non vuole si rivelino ciò che non sono. Per questo ti chiedo di andartene e di stare all'erta, perché Cassiopea ti viene in mente nei momenti più assurdi, la notte, quando sei solo. Non so come faccia ma ha questa capacità di essere ricordata dalle persone per il suo modo di porsi, vive nella memoria della gente che incontra perché scalda i cuori col suo sorriso, e il suo ricordo ti rovinerà se non stai attento, non la vedrai mai più e forse questo ti spezzerà il cuore, avrai perso una persona fantastica non per colpa tua. Io lo so per certo, é mia sorella e riesce a spezzare anche il mio cuore quando mi sta lontana.»

Questo non lo sapeva nessuno, ma, la mattina dopo quel 25 giugno di un anno prima, Damiano era tornato in quell'hotel di periferia per rivederla, ma era stato fermato da Andromeda che gli aveva detto quelle cose. All'inizio non voleva crederci ma alla fine era così: Cassiopea ti si infilava sotto le unghie e tra le ciglia, il suo ricordo ti faceva sorridere di malinconia e pensare "se solo fossi stato in grado di vederla una volta ancora". Si era detto che anche per lui andava bene, che quelle ore passate a parlare di tutto e niente erano state tra le più belle della sua vita, ma che tutte le cose belle finiscono. Si era anche detto che se mai l'avesse rivista, l'avrebbe evitata. Ma adesso era lì, nel Red Moon Motel a cercare la stanza 224. Cosa sto facendo? si disse. Sono patetico. Eppure bussò alla 224.

«Entra.» gli disse quella voce elfica alla quale tanto aveva pensato nell'ultimo anno. «Ciao.» tutta la stanza era al buio, come la volta precedente, illuminata solo dalla luce della luna. Lei indossava un pigiama improvvisato con un paio di culottes corte e una t-shirt nera. Al collo aveva una collana con un ciondolo d'argento di cui Damiano non conosceva il significato. Si sedettero entrambi sul letto, era morbido e le lenzuola profumavano di pulito. «Mi sei mancato. – disse la ragazza abbracciandolo – quando incontro una persona così, senza un motivo, di solito non la cerco, ma volevo vederti ancora. Non é difficile immaginare il perché.» «No, no voglio sentirmelo dire.» insistette il cantante. Allora lei lo guardò negli occhi facendosi più vicina. «Mi ha colpita, Damiano David, parli la mia stessa lingua, sembra che veniamo dallo stesso universo, capisci i miei complessi dell'essere eterni e non mi giudichi affatto per questo, anzi, mi capisci e nessuno mi ha mai capita quando parlavo di questo mio irrefrenabile desiderio di sentir parlare di me, di leggere il mio nome sui libri di storia. Ma tu sai cosa provo, perché il successo é la tua criptonite.» Egocentrico, pieno di manie di grandezza e complessi di eternità. Damiano era questo e nient'altro.

Voleva essere una di quelle persone, voleva essere come Cassiopea, alla quale bastava sbattere le ciglia attorno agli occhi chiari e parlare un po' per avere il mondo ai suoi piedi. Voleva essere una di quelle persone che fanno sesso e si divertono, che girano il mondo e la gente cerca di imitare in tutti i modi. Ma lui era un imitatore, non qualcuno da imitare. Voleva essere una di quelle persone che vengono cercate dagli altri e non che cercano i numeri nelle stanze dei motel. Si sentiva ridicolo, uno stupido, con i capelli ancora bagnati dalla doccia, fatta di fretta subito dopo il concerto per poi precipitarsi al Red Moon, la camicia probabilmente abbottonata male e i preservativi nella tasca dei jeans. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene da lì. Aveva ancora una dignità, cazzo! Ma Cassie lo guardava, con quei grandi occhi grigi e la pelle perlacea illuminata dalla luna, nel silenzio della periferia fiorentina rotto solo dal canto delle cicale. «Lo dici a tutti?» domandò il ragazzo. «Come?» «Dici a tutti che sono speciali?» «Tutti sono speciali a modo loro.» «Quindi io sono solo uno di loro? Perché sono qui, Cassiopea, perché mi hai cercato?» «Damiano – iniziò la ragazza – tu hai colpito cupido con una freccia intagliata nel legno, non ti avrei mai cercato se non ne avessi sentito il bisogno, non ne sei felice? É incredibile come una persona possa entrati dentro in poco tempo. Quando abbiamo parlato, un anno fa, ho scoperto tante cose di te e quando ci siamo separati ho percepito la necessità di conoscerne altre. Forse non te ne rendi conto, Damiano David, ma tu streghi le persone con il tuo solo modo di essere, questo mi fa impazzire.» Forse non me ne rendo conto, Cassie. Ma credimi, conosco la sensazione. pensò, ma non lo disse. «É confortante sapere che ci sono ancora persone interessanti in un mondo tanto conformista e superficiale, le cose comuni diventano noiose. Quello che ho visto di te é solo la punta dell'iceberg, e tu non lo sai, ma a me piace raschiare le persone nel profondo e contemplarne ogni singolo aspetto. Ho scelto te perché l'ho sempre saputo, nello stesso istante in cui ho sentito la tua voce per la prima volta, in macchina alla radio.»

E allora al diavolo la dignità! Al diavolo i forse, i se e i ma! Al diavolo tutto! Lui la voleva e voleva che lo svuotasse della sua anima, perché sentiva di potergliela concedere. Per quanto Damiano non lo volesse, era quel tipo di persona che ha bisogno di qualcuno da amare.

𝐦𝐚𝐥𝐚𝐟𝐞𝐦𝐦𝐞𝐧𝐚 ( d. david )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora