Sin dai tempi più remoti, lo Stretto di Messina è stato un luogo ricco di suggestione e fascino che ha contribuito significativamente a creare i tanti miti ad esso connessi.
La sua navigazione, infatti, ebbe nell’antichità una bruttissima fama ed in effetti presenta notevoli difficoltà, specie per le correnti rapide e irregolari, i venti che spirano violenti, talvolta in conflitto tra loeo e le correnti che raggiungono una velocità di 9 km orari.
Sempre accattivanti le leggende riguardanti Scilla e Cariddi, i mostri dello Stretto di Messina.
Scilla, in particolare, “colei che dilania” strappando i marinai dalle loro navi ogni volta che passavano vicino alla sua tana nello Stretto, in origine fu una bellissima ninfa, di rara bellezza, secondo alcuni figlia della dea Crateiso; secondo altri di Forco, divinità marina della mitologia greca, e di Ecate, dea degli incantesimi e degli spettri, rappresentata dal numero tre. La ninfa amava passeggiare lungo le spiagge di Zancle, l’antica Messina. Secondo una versione, la sua bellezza era pari alla sua vanità, tanto da non concedersi a nessuno dei suoi corteggiatori, tra cui Glauco, dio marino per metà pesce.
Perdutamente innamorato di Scilla al punto da ricorrere all’aiuto della maga Circe, a sua volta interessata alle attenzioni di Glauco al punto da non elaborargli una pozione d’amore ma un’altra, versata nello spazio d’acqua in cui la ninfa era solita turffarsi.La malcapitata Scilla, immergendosi nelle acque toccate dal maleficio, si trasformò in un orrendo mostro… un essere con 12 potenti zampe e 6 teste di orribili cani, dotate di immense fauci e tre file di denti aguzzi. Disperata per il suo orribile aspetto, la ninfa decise di nascondersi sotto le acque marine, scaricando tutto il suo rabcore neri confronti dei marinai che vi si avvicinavano.Il mostro fu ucciso da Ercole, irato per la perdita di parte del suo gtegge durante l’attraversamento dello Stretto di Messina ma per la natura divina della creatura, venne resuscitata e riposta a guardia di quel tratto di mare.
Per Cariddi, “colei che risucchia”, è tutto più semplice. Figlia di Poseidone e di Gea, Madre Terra, ghiotta e affamata, un giorno si macchiò di un grave affronto al semi-dio Eracle o Ercole, sottraendogli dei buoi dal suo gregge per mangiarseli, al passaggio dallo Stretto di Messina con la mandria di Gerione. L’eroe si rivolse a Zeus affinchè la giovane fosse punita per la sua ingordigia e Zeus le scagliò contro un fulmine, trasformandola in un mostro. Cariddi rimarrà nello Stretto di Messina, nella riva opposta a Scilla, tracannando enormi quantità di acqua per poi risputarla con violenza in mare, causando vortici che inghiottono le navi di passaggio, provocando violenti naufragi.