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JESSICA
"Ciao." Mi salutò quando lo raggiunsi.
"Ciao." Risposi a bassa voce.
Solo allora si accorse di Carly e le sue amiche e spostò lo sguardo dietro di me. Carly colse l'occasione per farsi avanti.
"Ciao, io sono Carly, la cugina di Jessica." Lo salutò, porgendo la sua mano per stringere quella di Dylan.
"Dylan. Piacere." Rispose lui, allungando la mano per ricambiare la stretta.
"Oh, loro sono Maddalena e Gaia." Disse poi Carly, indicando le sue due tirapiedi.
"Piacere." Disse Dylan, salutandole con la mano.
Loro in tutta risposta mugolarono un ciao a bassa voce, per poi sprofondare di nuovo nel loro silenzio.
Allora Dylan, che fine avevi fatto?" Chiese Carly, facendo un passo avanti verso Dylan.
Lo sguardo di lui si posò su di me. "Sono..." Sospirò prima di continuare, distogliendo lo sguardo da me e concentrandosi su Carly. "Sono stato fuori con i miei." Rispose alla fine.
"Davvero? Per due mesi?" Chiese stupita Carly. "Dove?" Chiese ancora.
"Miami." Rispose Dylan tranquillamente.
"Wow." Esclamò mia cugina. "Sei davvero un ragazzo fortunato." Disse frivolamente, appoggiando delicatamente una mano sul braccio di Dylan.
Dopo alcuni momenti di silenzio, fu proprio lui a romperlo. "Posso parlarti un attimo Jessica?" Mi domandò, scansando il braccio dal tocco di Carly e rivolgendosi a me. "In privato." Concluse.
Rimasi un po' sorpresa che volesse parlarmi. Non me lo aspettavo. Dopotutto era stato lui ad andarsene.
"C-certo." Balbettai, prima che Dylan mi afferrasse il braccio e mi trascinasse con lui in un angolo più appartato.
"Ci vediamo!" Ci salutò Carly ed io mi voltai verso di lei, ma noi eravamo già lontani. La vidi sbuffare dietro di noi, prima di perderla di vista.
Percorsi alcuni metri Dylan si fermò in un angolo in cui la folla era assente, fatta eccezione per qualche ragazzo sparso qua e là. Dopo aver lasciato il mio polso si voltò verso di me.
Ancora una volta non potei fare a meno di notare quanto fosse bello.
Il mio cervello doveva smettere di pensare quelle cose.
"Che c'è?" Chiesi in tono scorbutico.
I suoi occhi erano fissi nei miei. Dopo alcuni secondi che sembrarono anni, abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi, sospirando profondamente.
"Cavolo, non so come dirlo..." Cominciò.
"Non c'è bisogno di dire nulla." Risposi acida. "Tranquillo, non ho detto niente a nessuno." Lo rassicurai. "Ora se vuoi scusarmi."
Era strano. Tutto ciò che volevo era vederlo ancora una volta; questo prima che mi si presentasse davanti. In quel momento l'unica cosa che volevo fare era prenderlo a schiaffi perché se ne era andato; mi aveva lasciato da sola, senza dire nulla, come se non valessi un cazzo per lui.
Feci per andarmene, cercando di passargli oltre, ma lui mi bloccò.
"Jessica. Mi dispiace, io non..." Lo fermai subito.
"Senti. Non importa d'accordo? Solo, è meglio se teniamo le distanze." Dissi aspramente, per poi superarlo e iniziare a camminare verso casa. Teoricamente avrei dovuto aspettare Maggie, ma in quel momento non potevo; ero sicura che lei avrebbe capito.
"Vorrei che venissi con me." Lo sentii dire da lontano. "Al club."
Mi fermai immediatamente.
Avevo capito bene? Voleva portarmi con lui al Club?
Mi voltai e tornai sui miei passi.
"Quando?" Chiesi bruscamente.
Un leggero sorriso comparve sulle sue labbra alla consapevolezza che aveva attirato la mia attenzione.
"Ti passo a prendere domani verso le cinque." Rispose.
"D'accordo."
Proprio in quel momento sentii qualcuno chiamare il mio nome. Mi guardai attorno, spaesata, non trovando il proprietario di quella voce. Qualche secondo dopo Maggie comparve nella mia visuale.
Avrei dovuto prevederlo.
Tornai a concentrare la mia attenzione su Dylan, ma quando mi voltai, era sparito.
Quel ragazzo avrebbe dovuto smettere di fare in quel modo, mi dava sui nervi.
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DYLAN
(Alcune ore prima)
"Non puoi fare nulla per salvarla. Ormai è mia." La voce di Thoolan rimbombava nelle mie orecchie come un eco. "E' il suo destino, non c'è nulla che tu possa fare."
Mi rigirai nel letto, incapace di chiudere gli occhi senza pensare a quanto accaduto quella sera. Quella sera in cui avevo rovinato tutto. Carlo era venuto a cercarmi il giorno seguente nella mia stanza; sembrava arrabbiato, anzi furioso, e infatti lo era.
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FLASHBACK
"Ti rendi conto di che cosa hai risvegliato Dylan?" Urlò furioso.
"Io... non volevo... è stato un incidente. Mi dispiace." Cercai di spiegarmi, ma lui non era per niente disposto ad accettare scuse.
"Ti avevo detto di stare lontano da quella ragazza e tu non mi hai ascoltato!" Si diresse verso di me, i suoi occhi erano rossi; non lo avevo mai visto così arrabbiato.
Ad un certo punto si voltò, dandomi le spalle. "Sai cosa devi fare." Disse con gli occhi puntati a terra; il suo tono di voce duro.
Per un momento rimasi confuso, non sapendo di cosa stesse parlando, ma poi capii.
No.
"Non posso farlo, io non..." Cercai di oppormi la lui mi fermò, alzando il tono di voce. "E' l'unica soluzione. So che non ti piace come idea, ma è l'unica cosa che possiamo fare."
Rimasi in silenzio. Sapevo che aveva ragione.
"Sarai tu a farlo." Continuò, senza guardarmi negli occhi. "Tuo l'errore, tua la responsabilità di risolvere il problema." Detto questo, uscì dalla stanza.
Non potevo farlo. Non a lei. Ma dovevo. Per forza. Non avevo scelta.
FINE FLASHBACK
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Mi alzai dal letto. Il capo aveva ragione. Dovevo farlo, non c'era scelta. Non sarebbe stato facile, lo sapevo, ma era la cosa giusta da fare; Thoolan non poteva vincere.
Era ora di rivedere Jessica.
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Scusate per il capitolo un po' corto... ma boh, mi sentivo di finirlo qui... quindi...
Non preoccupatevi, il prossimo sarà più lungo e con più avvenimenti ;)
Vi prego di votare se vi è piaciuto, :) ci vogliono solo 5 secondi, anche meno ;) e commentare per qualsiasi cosa; mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti :)
Adesso vi lascio... alla prossima settimana ;)
Baci
-S.
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When The Sun Goes Down - Destined To Burn
Teen FictionSequel di 'When The Sun Goes Down' ++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++++ Sono passati due mesi da quando Jessica ha scoperto la vera natura di Dylan. Da quel momento di lui più nessuna traccia. A scuola non era più venuto, nessu...