parla sottovoce

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sorrido al ricordo,
sento una pugnalata
nello stomaco.
mi porto le mani su di esso,
mi piego in due, per non sputarlo
con le lacrime.
è la mancanza,
e non so mai come affrontarla.
vorrei leggerti, assaporarti, baciarti,
ma non posso.
chiudo gli occhi e ti vedo
disteso nel prato, mentre ammiri le stelle
con la fronte corrucciata
e la mente che vola lontano.

dimmi a cosa pensi, vittorio.
voglio contare le stelle riflesse
nei tuoi occhi, posso?

dimmi cosa devo fare,
se quando ti penso
vorrei strapparmi la pelle
perchè ti sento dovunque.

non mi hai mai toccata,
ma ho il tuo marchio
inciso nella pelle,
nelle ossa, nell'animo insicuro.

la tua risata limpida eccheggia
nell'oceano di pensieri
che inonda la mia testa.

cerco disperatamente di dare
un controllo a tutto ciò.

sospiro, trattengo le lacrime,
e abbattuta, spenta,
striscio per rincorrerti
tra i miei pensieri.

sono debole, non ce la faccio.

perchè sei dovunque?

quando poggio la mano sul mio petto,
devo intimare ai presenti di
abbassare la voce per sentire il
battito del mio cuore.

perchè io sono vuota,
e l'unica luce che spunta
dall'animo flaccido, empio
di oscenità,

sei tu.

che non ci sei più.

eleganza violentaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora