3.PIERROT -revenge-

32 3 0
                                    

Pierrot. Chi era Pierrot? Amava far ridere di gusto le persone, viveva per il suono della giocosa risata dei bambini. Pierrot era un clown.

Le donne camminavano sovrappensiero per la strada, qualcuna teneva per mano il figlio, qualcuna era sola, qualcun'altra passeggiava a braccetto con il marito in quella grigia Londra ottocentesca. Camminavano e di tanto in tanto si scrollavano le lunghe gonne che avevano raccolto la sporcizia accumulata sulla strada.

Gli uomini camminavano con fierezza nei loro cappotti nuovi di zecca, accompagnati da un elegante bastone da passeggio e da un copricapo che veniva regolarmente sollevato in segno di saluto al passaggio di una bella donna.

I cavalli trainavano le carrozze, qualche orfanello porgeva di tanto in tanto una violetta alle lusingate signore, chiedendo in cambio qualche spiccio per comprarsi una pagnotta calda.

Tutto era come doveva essere, tutto scorreva regolarmente.

Ma Pierrot se ne stava in un angolo di quel marciapiede consumato ad annodare palloncini colorati che porgeva ai bambini che gli passavano accanto. Loro però non accennavano un sorriso, non lo degnavano di uno sguardo. Era un quadro così triste. Un quadro dai colori sbiaditi . Un quadro incompleto.

Il giovane clown sorrideva comunque e continuava imperterrito a lavorare sui suoi amati palloncini. Non si domandava ancora perché la gente lo ignorasse, dava la colpa ai suoi abiti sciatti o ai suoi capelli scompigliati. Il tempo e la povertà avevano lo avevano sciupato e gli avevano portato via la luce di cui brillava un tempo.

Giorno dopo giorno la sua determinazione, però, si affievoliva. Decise così di rinnovarsi, di ritrovare la luce che aveva perduto.

Cominciò dal suo aspetto, sistemò i capelli dividendoli quasi in punte sparse. Era una capigliatura allegra, ai bambini avrebbe ricordato un leoncino, dato anche l'arancio dei suoi capelli. Rattoppò gli strappi dei vestiti, e cercò di farli sembrare più puliti e nuovi possibile. Si infilò i calzari consumati ma di nuovo lucidi per poi raggiungere il grande specchio affisso al muro. Prese un pennello consunto ma ancora utilizzabile e si disegnò una lacrima blu sotto l'occhio sinistro. Stese sulle palpebre una polverina azzurra che illuminava e risaltava il grigio delle sue iridi. Si esercitò in modo determinato su nuovi numeri finché non si sentì pronto.

Si chiuse la porta alle spalle e si incamminò verso il centro di quella Londra che tanto aveva apprezzato e contemporaneamente odiato.

Era mattina presto e c'era pochissima gente per le strade londinesi, ma Pierrot decise comunque di presentare i suoi numeri. I minuti scorrevano interminabili, le vie si affollavano e su Pierrot non si posò nemmeno uno sguardo.

Si fece sera, così tornò a casa. La testa bassa, si trascinava i palloncini dietro, che ancora gonfi svolazzavano ignari. Non sapeva cosa fare.

Scaldò gli avanzi della zuppa del giorno precedente e con parsimonia immergeva una fetta di pane secco nella brodaglia dal colore spento. Stanco andò poi a coricarsi sul materasso ingiallito dal tempo. Qua e là spuntava anche qualche molla arrugginita. Si coprì fin sopra le spalle con una coperta di lana cercando di placare i brividi provocati dal freddo, finché Morfeo non lo abbracciò.

Ciò di cui Pierrot era sempre stato all'oscuro era la sua vera natura. Non era umano. Era bloccato in una sorta di limbo. Quasi come uno stato di passaggio tra il mondo dei viventi e quello degli spiriti.

Pierrot se ne era andato in una fredda notte d'inverno, crudelmente strappato al suo destino da un gruppo di ragazzetti allo sbando.

Nella sua vita precedente era nato in una delle famiglie più ricche della città e per questo era stato punito. Era un giovane ingenuo, chi non lo conosceva, spinto di invidia, l'avrebbe descritto come tirchio e a volte spocchioso. Era di buon cuore, Pierrot. Ma ingenuo, e questa sua ingenuità gli fu fatale.

DARK TALES || morphenxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora