6.ECHO -sacrifice-

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Trascinava i piedi scalzi sull’asfalto. Il cappuccio a coprirle il capo e una benda arrotolata al viso che le copriva gli occhi. Non le serviva vedere, usava gli altri sensi. All’inizio si era sentita persa, spaesata senza poter osservare l’enormità che la circondava. Ma con il tempo si era abituata, toglieva le bende solo per dormire. Non aveva memorie della sua famiglia, la gente del paese vociferava che l'avessero abbandonata in un piccolo cestino di vimini consumato quando era ancora in fasce. Era cresciuta per strada e aveva provato ogni tipo di timore. Ma ora nessuno la vedeva in viso, nessuno poteva urlarle ancora contro. Si ricordava che qualche donna si era avvicinata a lei pensando magari che avesse bisogno di aiuto, per poi guardarla in viso e cacciare un urlo per lo stupore. Se ne andavano tutte. Tutti l’avevano sempre abbandonata. E aveva imparato a cavarsela da sola. Il colore dei suoi occhi era sempre stato motivo di tanto odio, lei era la figlia del diavolo. Avrebbe portato solo distruzione e agonia. Ma il rosso fiamma delle sue iridi era la cosa più bella che Ross avesse mai visto. Ross era un angelo, un bellissimo angelo, forse uno dei più belli. Ma era caduto, le sue ali gli erano state rubate, ed era stato condannato all’esilio. Le cicatrici sulla schiena candida si aprivano in squarci rosso violacei, ancora in rilievo e dolorosi. Le catene che gli erano state affibiate lo rendevano un fantasma, un anima girovaga in cerca di un corpo, invisibile in mezzo ad una moltitudine di umani. Non poteva interagire con loro, se l’avesse fatto le catene si sarebbero strette fino a fargli mancare l’aria. In questo consisteva la sua punizione, che sarebbe stata assolta solo se avesse rinnegato ciò che aveva fatto in passato, perdendo tutti i ricordi che ci erano legati.  Stava camminando, come ogni giorno, quando la vide per la prima volta. Echo. Così l’aveva sentita chiamare da un’anziana venditrice di mele. Il suo nome era Echo, così malinconico e nostalgico, che quasi stonava con il sorriso che sfoggiava. La prima volta che la vide era solo una bambina, non portava le bende e le persone la schivavano con freddezza o con timore. Lei cercava di vendere qualche fiore ai passanti, ma ciò che riceveva non era amore. Solo odio. E con gli anni quel sorriso tanto radioso era scomparso, e con esso il vermiglio brillante dei suoi occhi. Chi nasceva con quegli occhi tanto preziosi quanto rari veniva rifiutato per paura, perché la credenza diceva che il rosso dell’iride era simbolo del diavolo. Ma Ross non ci credeva, il diavolo l’aveva incontrato e non assomigliava minimamente a ciò che era Echo.                                                                        Ross era di una bellezza mozzafiato, ma lei aveva sempre odiato quello che era, perché nell’ambiente in cui viveva esserlo significava vivere ai piedi di chi era uomo e servirlo in ogni suo volere. Così, sin da bambina aveva fatto credere a tutti di essere nata maschio. Il suo corpo androgino la aiutava e la sua bravura nella battaglia e nel corpo a corpo non facevano destare sospetti. Nessuno seppe mai che era una donna e non fu questo il motivo del suo esilio. Un giorno in una delle sue missioni terrene incontrò una giovane ragazza dai capelli argentei e gli occhi grigi, di una limpidezza disarmante. Sembrava l’incarnazione della purezza, di tutto ciò che la vita poteva offrire. Ross si era innamorata, pur sapendo che il legame tra un angelo e  un terreno era severamente proibito. Ci avrebbe rimesso le ali e di conseguenza la vita. Così decise di attendere e di vedere dove il fato le avrebbe portate. Si incontrarono poco tempo dopo, giusto prima che concludessero la loro missione sulla terra. Tra loro c’era un’elettricità incredibile, erano in sintonia e Ross non poteva fare a meno di lei. Esattamente ogni cinque giorni l’angelo scendeva di nascosto sulla Terra per incontrarla. Bruciavano di passione, alimentate dall’amore che provavano l’una per l’altra. Ma ai picchi di felicità, si sa, seguirà sempre qualcosa di terribilmente negativo. E così fu. Loro che nulla avevano fatto per meritarsi un destino oscuro, avevano solo avuto il coraggio di amare. I Serafini giudicarono colpevole Ross senza alcuna ombra di dubbio, le strapparono le ali e la cacciarono da quel mondo che doveva essere simbolo di purezza, ma che forse era emblema di crudeltà. Ross era stata marchiata come peccatrice, un marchio che non sarebbe mai stato cancellato a meno che lei non avesse rinnegato l’amore provato e avesse permesso che ne cancellassero le memorie, cancellando anche l’esistenza della sua amata. Ma mai avrebbe lasciato che accadesse una cosa simile. Sarebbe stato come lasciarsi derubare della parte più importante di lei, e mai avrebbe lasciato che sfiorassero anche con solo un dito la ragazza. Accettò il suo destino, sapendo di non poterne scappare e ne subì le conseguenze, seppur dolorose. Era passato così tanto tempo ormai.

DARK TALES || morphenxDove le storie prendono vita. Scoprilo ora