4º VICTORIA "Incertezze"

152 13 0
                                    

Mi stiracchiai lentamente rigirandomi nel letto, e subito mi colpì un buonissimo profumo di biscotti. Aprii gli occhi di colpo, credendo che mia madre me ne avesse lasciato un vassoio fumante sul comodino per quando mi fossi svegliata, ma dovetti richiuderli immediatamente. La poca luce che illuminava la stanza filtrando dalle imposte, per me era come se fosse un faro puntato negli occhi, stile interrogatorio Americano. Gemei provando un acutissimo bruciore agli occhi e per cercare di alleviarlo mi misi un cuscino sul viso e mi rigirai a pancia in giù sul materasso. Non mi diedi per vinta e riprovai più lentamente, ma anche stavolta, se ben a malincuore, dovetti richiuderli di riscatto. Niente da fare non ci riuscivo. "Ma che é successo al sole oggi?" Pensai mentre affondavo nuovamente il mio viso segnato dal sonno nel cuscino. "Ok, magari in realtà sono i miei occhi...". Mi arrivò un'altra ventata di profumo, e mi venne l'acquolina in bocca. Stropicciai gli occhi doloranti e spinta dalla fame trovai la forza di aprire gli occhi, notando con stupore che finalmente i miei occhi erano tornati normali. Guardai speranzosa e felice il comodino aspettando di trovarvi i leggendari e squisiti biscotti al cioccolato aromatizzati con la cannella e ricoperti di glassa che faceva mia madre, ma li non c'era nulla. Rimasi decisamente delusa, ma mi limitai a chiederai come mai fosse così forte l'odore di quella prelibatezza croccante nella mia stanza. Odorai di nuovo l'aria e rimasi a bocca aperta quando mi resi conto di poter distinguere ogni singolo ingrediente usato dalla cuoca di famiglia: «cannella, cioccolato al latte e fondente, zucchero, uova, burro, cacao in polvere... «Wow, ma che mi succede?». Era come se qualcuno avesse premuto un interruttore svegliandomi da una vita in bianco e nero o mi avesse dato la chiave per un nuovo mondo, un mondo decisamente migliore.

"Sta diventando una domanda frequente non trovi?". La solita voce che ultimamente mi riecheggiava in testa alla quale cominciavo ad abituarmi non si fece aspettare, ma ormai l'attribuivo al mio subconscio. Non poteva essere diversamente. Bhe l'alternativa era che ero impazzita e avevo subito uno sdoppiamento della personalità. Anzi a pensarci bene questa possibilità mi piaceva di più... "Ciao alterego, buongiorno!".

Decisami finalmente ad alzarmi, scostai le coperte e saltai giù dal letto muovendo i primi passi della giornata, ancora insonnolita, ma grazie alla mia solita goffaggine, inciampai nelle lenzuola aggrovigliate e caddi di faccia sul pavimento freddo. Mi rialzai facendo leva sulle braccia e soffiai per togliere i capelli arruffati da danti gli occhi. Fu allora che mi parve di sentire una risatina nella camera degli ospiti proprio sotto la mia, ma sapevo che era impossibile, non usavamo quella stanza da due anni ormai. Ovvero dall'ultima volta che la mia pro zia Chindy era venuta a trovarci insieme al suo gatto Vergingetorige... Il fatto che avesse chiamato il suo gatto così diceva tutto sul suo conto. Se fossi stata più furba avrei dato maggiore peso a quella risata di scherno, non ero però famosa per questa virtù.

Scesi le scale con passo malfermo appoggiandomi al muro con una mano mentre con l'altra cercavo di ravviarmi i capelli ed entrai i cucina, dando subito un bacio sulla guancia a mia madre che era seduta da solo Dio sa quanto a fare le parole crociate.

«Buongiorno Vicky, oggi ti sei alzata presto rispetto al solito» guardai l'orologio appeso al muro, segnava le otto e mezza,

«Strano» commentai alzando un sopracciglio.

Con i capelli stile "medusa della mitologia greca" e gli occhiali calati sul naso, incarnava lo stereotipo di quelle professoresse perfide nei film americani. Alzò lo sguardo dall'ultima uscita della settimana enigmistica che stava completando e mi guardò.

«Esci con Claudia oggi?».

«No, va a godersi il nostro ultimo giorno di libertà con i suoi genitori, fanno una gita a Viterbo credo» sospirai, avrei dovuto passare la giornata da sola, ad ascoltare musica in camera mia magari abbracciando il mio peluche preferito e mangiando nutella, proprio stile "depressione saltami addosso che tanto non ho le forze per scansarmi" pensai.

L'attrazione dei cuori infrantiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora