Erano almeno più di cinque minuti che i due ragazzi si trovavano seduti sulla panchina, sotto quel meraviglioso salice piangente, nel giardino sul retro del palazzo. Se non fosse stato per la bellezza immensa di quel posto, che non poteva non essere osservato e ammirato, probabilmente il silenzio tra loro sarebbe stato ancora più imbarazzante di come già non fosse.
Jungkook, in realtà, non aveva semplicemente voglia di iniziare una conversazione. L'idea di appartarsi per conoscersi meglio serviva solo per sfuggire a quella festa e trovare un po' di tranquillità. Per quanto amasse divertirsi, in quell'enorme salone aveva iniziato a sentirsi mancare l'aria, talmente il caldo e l'umidità erano aumentati, a causa della troppa gente presente. Ora, con quel bel venticello fresco che gli solleticava la pelle scoperta del collo e gli scompigliava leggermente i capelli, poté rilassarsi un attimo, lasciandosi trasportare dai ricordi della sua, ormai, vecchia vita in Inghilterra. Una vita che aveva cessato di condurre dalla sua partenza per la Francia; anche se sperava di riuscire a riprenderla più avanti nel tempo. D'altro canto, Taehyung, invece, stava aspettando che il castano gli facesse qualche domanda o che, comunque, rompesse quel silenzio che gli stava facendo salire i nervi a fior di pelle. Attesa che, dopo tutti quei minuti passati in silenzio a contemplare il giardino, aveva capito essere vana.
Così decise di rompere lui il silenzio, prendendo in mano, a suo modo, la situazione, iniziando col porre, titubante, una semplice domanda: "Q-quindi...da quanto s-sei a P-Parigi? Ti piace qui?".
Alla voce del ragazzo seduto di fianco a lui, Jungkook si risvegliò dallo stato sognante in cui era caduto e, girandosi sia con la testa che con il corpo verso il biondo, rispose subito: "Sarò sincero, la mia città natale, Londra, già mi manca. Su Parigi non posso esprimere pareri, invece. Sono arrivato solo oggi e, tra tutti gli impegni che ho dovuto svolgere, l'ultima cosa che mi sarei messo a fare era quella di girare per le strade della città".
"È stato difficile lasciarti alle spalle la tua casa, la tua terra...la tua vita?" chiese timidamente e con un filo di voce Taehyung, curioso di capire come si potesse sentire il castano, seduto accanto a lui, su tutta quella situazione che avrebbero dovuto affrontare assieme.
"Si e no, in realtà" rispose Jungkook, per poi continuare, decidendo di spiegarsi meglio: "È stato difficile perché, come per molte persone, non è facile cambiare tutto della propria vita, soprattutto se ti piaceva così come l'avevi. I cambiamenti sono difficili un po' per tutti, d'altronde. Allo stesso tempo, però, non è stato così difficile, perché era da parecchi mesi che sapevo di dover lasciare la mia città, quindi ho avuto modo di prepararmi al cambiamento e soffrirci il meno possibile".
Taehyung rimase un attimo in silenzio, rimuginando su una domanda che tanto voleva fare a Jungkook, soprattutto dopo l'ultima risposta appena ricevuta, ma che temeva tanto di porre. Alla fine, la curiosità e il bisogno di sapere prevalsero, così chiese: "C-cosa pensi di t-tutta questa s-situazione?". Vedendo l'espressione perplessa formatasi sul volto del castano, cercò di spiegarsi meglio: "D-del nostro m-matrimonio, intendo. C-cosa ne pensi?".
Jungkook a quella domanda si fece immediatamente serio e, prima di rispondere, si mise un attimo a pensare intensamente. Di sicuro non poteva dire esattamente tutta la verità, perché avrebbe rischiato di mandare a monte tutti i piani di suo padre per il suo arricchimento e, al contempo, per il suo stesso personale futuro. Ma non poteva neanche mentire spudoratamente, rischiando di cacciarsi in situazioni sgradevoli nel futuro o, ancora peggio, rischiare di mentire a tal punto da far capire quanto fossero false le sue parole. Così, optò per dire solo una parte della verità: "Sinceramente ero e sono contrario. Non mi sento pronto ad intraprendere questa strada; non al momento almeno". Parole che fecero sospirare internamente il biondo. Jungkook, comunque, si fermò solo qualche istante per osservare l'espressine di Taehyung che, come poté osservare, era rimasta uguale. Poi continuò: "Ma non andrò contro le volontà di mio padre, anche perché sarebbe totalmente inutile. Riesce sempre ad ottenere ciò che vuole". Fece ancora un'altra pausa, sedendosi composto sulla panchina, quindi non più girato verso il biondo, alzando poi la testa al cielo mettendosi ad osservare i disegni delle stelle. Dopo qualche attimo riprese a parlare: "Essendo obbligato ad accettare questa situazione, ho deciso che proverò comunque a conoscerti...ad accettarti, magari. Infondo, fino ad adesso, ciò che ho visto e conosciuto di te, non mi dispiace affatto". E, mentre diceva quest'ultima frase, il castano girò nuovamente la testa verso Taehyung, accompagnando le sue parole con un piccolo sorriso sghembo. Una frase ed un sorriso che fecero arrossire a dismisura il biondo che, per evitare di far vedere le sue guance tutte rosse, voltò il capo dall'altro lato; gesto inutile, poiché Jungkook aveva assistito direttamente al cambiamento di colore del suo viso.
"Z-zitto! Sembri s-solo un ruidnois...". Ma l'ultima parola che uscì dalle labbra di Taehyung, Jungkook proprio non riuscì a capirla. Non che non avesse faticato a capire anche il resto visto il tono basso di voce che aveva usato, a parte lo 'zitto' letteralmente urlato, logicamente. Quindi, con ancora quel fastidioso sorriso sulle labbra, chiese: "Potresti ripetere ciò che hai detto, non ho sentito bene, a causa della tua voce troppo bassa".
Il biondo, allora, girò di scatto la testa e, fissando i suoi occhi dritti in quelli del castano, gli urlò in faccia: "Ho detto che sembri un entremetteur!".
"Un che?" chiese perplesso Jungkook, essendo che non aveva ancora capito la parola. Il francese, per lui, era ancora una lingua sconosciuta, non a caso comunicavano in inglese.
"Che sembri un ruffiano! Okay?! Dalle ultime parole che mi hai detto ho solo intuito il tuo intento nel leccarmi i piedi" rispose, esasperato e alzando gli occhi al cielo, Taehyung, aggiungendo una giustificazione all'aggettivo che aveva affibbiato al castano, come per difendere il suo pregiudizio, o, comunque, il suo modo errato di parlare, visto che era risultato sicuramente irrispettoso.
Per sua sorpresa, però, Jungkook, compreso finalmente cosa avesse cercato di dirgli Taehyung fino a quel momento, non poté evitare di scoppiare a ridere sia per ciò che aveva detto - che, infondo, sapeva anche essere vero - che per l'espressione imbronciata e, al contempo, buffa che aveva assunto il biondo accanto a lui.
Dopo parecchi secondi, passati a ridere a crepapelle e a cercare, allo stesso tempo, di riprendere fiato, riuscì a calmarsi e a tornare serio, per poi dire: "Se fossi stata un'altra persona, mi sarei potuto indignare parecchio per la tua insinuazione, sai?" e ricevette subito un cenno positivo da parte dell'altro ragazzo che, oltre a quello, abbassò la testa colpevole. "Per tua fortuna, non sono nessun'altra persona, e tutto questo, per come sono io, non fa altro che farmi ridere" continuò a parlare mettendosi, al contempo, a ridacchiare nuovamente, ripensando alla scena appena successa. Tornato ancora una volta serio, chiese: "Tu, invece, cosa pensi del nostro matrimonio, Taehyung? Cosa pensi di tutta questa situazione?".
Il biondo non fece a tempo a rispondere che Christopher, il suo maggiordomo, arrivò di corsa nel giardino in cui si trovava con Jungkook e, con il fiatone, disse: "Vi ho cercato dappertutto, signorino Taehyung. Tra pochi istanti daranno inizio alle danze e voi e il vostro futuro sposo dovreste aprirle, come da tradizione". Al sentire quelle parole, i due ragazzi sulla panchina si alzarono velocemente e si incamminarono a passo spedito dietro al maggiordomo, per tornare all'interno del salotto, nel vivo della festa. Nel mentre, Taehyung disse velocemente: "Grazie per averci avvertito Christopher, me ne ero completamente scordato".
Dopo pochi attimi, tutti e tre fecero il loro ingresso al ricevimento. Il maggiordomo, allora, a gran voce, rese partecipe tutti i partecipanti all'evento della presenza dei due futuri sposi, spronando gli invitati a spostarsi di lato per lasciare il centro della sala libero. Appena venne liberato il giusto spazio per la pista da ballo, Jungkook, inchinandosi verso Taehyung e porgendogli la mano sinistra, chiese silenziosamente di concedergli l'onore di quel ballo, riconoscendo a se stesso la voglia di voler davvero danzare con quel ragazzo così bello ed angelico. Il biondo, tutto rosso in viso, afferrò tremante le dita del castano, lasciandosi poi condurre al centro della pista. La vergogna lo stava divorando, ma gli occhi scuri e rassicuranti del castano, che guardavano dritti nei suoi, riuscirono a calmarlo leggermente. Posizionatisi, attesero qualche istante. Dopo di che, sentirono le prime note librarsi nell'aria, dando inizio ad un dolce valzer sul quale i due giovani ragazzi iniziarono a danzare leggiadri, deliziando, con la loro eleganza e bellezza, gli occhi di tutti i presenti.
AVVISO
Volevo solo avvisare, per chi segue la storia (spero che vi piaccia almeno un po'), che la aggiornerò molto probabilmente da metà settembre o inizio ottobre, dovrò vedere come sarò messa con i tempi. Sto preparando un esame di ammissione per entrare in un'università (esame già fatto l'anno scorso e che ho fallito...molto probabilmente non lo passerò neanche quest'anno eh :'), ma vale la pena comunque tentare), perciò mi ritirerò a studiare, in sostanza. Con questo, se dovessi trovare del tempo per aggiornare anche solo una volta durante questo mese (o mese e mezzo), lo farò sicuramente. Mi sembrava solamente giusto avvertirvi e spiegarvi anche il motivo del mio aggiornare una volta ogni morte di papa. Con questo, vi auguro buon ultimo mese di vacanza (generalizzando).
Vera
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Parlami d'amore - KookV
FanfictionIn un'epoca dove i matrimoni combinati tra i nobili sono all'ordine del giorno, Jungkook, un ragazzo nobile, testardo, ribelle e dongiovanni, viene costretto a sposarsi con un altro ragazzo di una classe sociale superiore alla sua, il cui nome è Tae...