In quei giorni successivi pensai molto al da farsi, erano giorni molto stressanti, nel bar in cui lavoravo c'era una crescita esponenziale dei clienti, il quale era davvero un'ottima notizia. Continuavo a pensare a ciò che mi disse Alfred, ed ero quasi convinto di accettare l'offerta.
Il pomeriggio, dopo il lavoro, andai in biblioteca per comprare un libro, scorgendo tra i libri vidi una ragazza dall'altra parte dello scaffale, era seduta a terra ricoperta di lacrime, piangeva in un modo davvero impressionante, andai da lei e gli dissi "Ciao, scusami, come mai piangi? Cosa c'è che non va?" lei mi guardò e mi disse "Non preoccuparti, non è nulla, sto bene, grazie per l'interessamento" io la guardai e gli dissi "Vieni con me, qui vicino c'è un bar ti offro qualcosa, e non accetto un 'no' come risposta" lei si asciugò le lacrime e con un mezzo sorriso si alzo e mi seguì.
Dopo che gli offrì una Sprite gli chiesi il motivo per cui piangeva in quel modo, lei turbata sul che fare si fece coraggio, si fidò e mi disse "Colpa del mio ragazzo, io lo amo follemente e lui mi tratta in un modo davvero brutto" io con molta calma e voglia di capirla nel profondo gli chiesi in che modo la trattasse, lei non voleva raccontarlo ed essendo che ero un perfetto sconosciuto, era normale ciò, ma gli dissi "E' assolutamente vero, non ci conosciamo, io non so nulla di te e nemmeno tu di me, ma sai questa è la vita, ti ho visto per caso un'oretta fa in biblioteca, senza nemmeno pensarci mi sono avvicinato e poi dopo siamo venuti qui al bar, ma basta guardarti negli occhi per capirti, hai tanto dolore, ora ti chiedo una cortesia, perché non rielabori solo per sta volta il tuo pensiero, e mi racconti il modo in cui ti tratta il tuo ragazzo?" lei mi guardò, scorse un mezzo sorrise e parlò -per una buona decina di minuti-.
Mi disse che lei subiva atti di femminicidio, il suo ragazzo la picchiava e la condannava ad una sofferenza psicologica davvero dolorosa, gli consigliai da "buono conoscente" di provare a lasciarlo e di allontanarsi da esso, giustamente era un passo molto doloroso per lei, credendo anche che stare con lui -anche se subiva atti di femminicidio- era molto meglio di stare da sola. Gli dissi che secondo me -dal mio punto di vista- sarebbe stato bene lasciarlo, perché anche se in un primo periodo sarebbe stato doloroso, in un futuro avrebbe capito che stare con una persona che ti provoca dolore(sia fisico che psicologico) era peggio di stare soli.
Nei giorni seguenti continuai a pensare alla proposta di Alfred. Il Settimo giorno dalla proposta incontrai Alfred, gli dissi che avevo lasciato il lavoro ed ero pronto a lavorare per lui. Lui mi rispose "Perfetto, ora sappi che devi abbandonare L'Italia e trasferirti con me in America, io lavoro lì." io perplesso e infuriato gli dissi "In America?? Devo abbandonare le mie radici? Perché non me l'hai detto prima?!", lui disse "Mi aspettavo una risposta simile, questa risposta da te data è ovvia e coerente dal tuo punto di vista, ma penso che per arrivare ad avere qualcosa che non hai mai avuto devi fare qualcosa che non hai mai fatto, quindi ora preferisci restare in questa merda di vita o cambiarla e renderla invidiabile? Dici che vuoi raggiungere il tuo Ikigai giusto? Allora non esitare e vieni con me." io non risposi, ci pensò su e dissi "Va bene, voglio buttarmi in questa avventura, è vero ho paura di fallire ma voglio rendere invidiabile questa mia vita!".
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Ikigai con te stesso
Non-FictionIn questo viaggio nel più profondo della mente, Robert(un ragazzo di 25 anni), affronterà la sua mente e i personaggi che essa crea.