| delusione |

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Norah si fiondò in bagno, rincorrendo la figura che era entrata prima di lei. La ragazza non aveva visco in faccia la persona, ma in cuor suo credeva di sapere chi fosse .

E non si sbagliava.

Trina era accasciata sul pavimento, e il suo viso candido era rigato da lacrime. Il suo corpo esile era scosso dai singhiozzi.

Norah non disse niente, ma si sedette accanto a lei e la abbracciò. Rimasero così qualche minuto, durante i quali si riusciva ad udire la musica attenuata dalla parete. Poi Trina parlò.

«Mi dispiace» disse asciugandosi una lacrima «Mi sono comportata da stupida e ho avuto una reazione eccesiva. Dopotutto lui non sa nemmeno cosa provo per lui» forzò un sorriso «E poi, c'era da aspettarselo. Seth è fatto così»

«Tranquilla, tempo due giorni e l'avrà già lasciata» provò a rassicurarla Norah

«Non credo. Tu non l'hai vista, io si. E' bellissima. E ha la faccia di essere molto simpatica. No ho speranze» rispose affranta, ma provando a mettere un po' di ironia nel tono della voce.

Norah l'auitò ad alzarsi e la guardò mentre si sciaquava la faccia, sciogliendo e poi togliendo definitivamente il poco trucco che aveva.
La ragazza dai capelli color cioccolato la trovava molto più bella così, perché quegli enormi occhi azzurri che aveva non avevano bisogno di trucco.

«Forza, andiamo» disse poi Trina, quando finí di sistemarsi i capelli. «Ci stiamo perdendo la festa!»

Uscite dal bagno, l'odore di sudore e alcol le invase. La musica era ripartita proprio come prima.

«Ragazze, dove eravate finite?» Seth le bloccò e Norah rivolse uno sguardo preoccupato a Trina, che però mimò un 'stai tranquilla' con le labbra.

«Non vi ho ancora presentato Ness!» continuò Seth

«Ness?» chiese Trina confusa

«Si, Ness, la mia ragazza! Dov'eri quando facevo l'annuncio?»

«No, intendevamo: perché la chiami Ness? Come il mostro di Lock-Ness?» Norah ridacchiò

«Beh, che soprannome vuoi dare ad una che si chiama Vanessa? Vany? Nessie? E ringraziate che non la chiami pasticcino» Seth rise dicendo ciò.

Forse fu l'ultima risata che sentirono uscire dalla sua bocca.

Un rumore sordo, che sfonda a i timpani, riempì la sala. Urla di terrore si alzarono dalla folla.

All'inizio Norah pensava ad un crollo, ma poi si rese conto che non era stato quello.

Era stato uno sparo.

La confusione l'aveva fatta separare dai suoi amici, e il panico la stava assalendo. E se gli fosse capitato qualcosa?

«Norah! Dove sei?!» una voce la stava chiamando, e lei urlò
«Sono in mezzo al casino, dove devo andare?!» ma non ebbe nessuna risposta. Poi una mano le afferrò il polso.
La ragazza si divincolò per provare a liberarsi dalla stretta, ma i suoi tentativi non dettero alcun risultato.

«Norah, calmati!» disse una voce
«Sono Tom, non un maniaco con una pistola»"

Poi la ragazza lo vide in faccia, e si rese conto che era veramente lui. Lo abbracciò, mentre lacrime minacciavano di uscire dai suoi occhi.
Lui però si liberò dalla stretta e disse «Non abbiamo molto tempo, dobbiamo muoverci!» e la trascinò per un polso verso una porta, che chiuse con la chiave alle sue spalle quando entrambi furono entrati.

Tom tastò il muro alla ricerca di un interruttore della luce e quando lo trovò la ragazza dovette sbattere più volte le ciglia per abituarsi.

Quando finalmente iniziò a vederci meglio si rese conto che si trovavano nel retro del bar, lì si capiva da pile e pile di bottiglie per cocktails e bicchieri di vetro.

La prima cosa che lei notò fu però una piccola porta di legno nell'angolo meno illuminato della stanza.

«Tom! Tom!» lo chiama Norah, ma lui la ignora e continua a camminare per la stanza.

«Tom, fermati!» ma il ragazzo fece finta di non sentire. 

«Thomas Jordan Garrett! Fermati immediatamente e ascoltami!» esclamò la ragazza spazientita. Finalmente l'amico si fermò.

Quando lei vide che aveva ottenuto risultati, si calmò

«Ora, te lo chiedo gentilmente: spiegami che cosa sta succedendo, dove mi stai portando e perché dici che non c'è tempo»

Thomas era riluttante a risponderle. Quello che sapeva l'avrebbe turbata, e non poco, e lui teneva molto alla ragazza. Non voleva farla preoccupare per delle supposizioni.
Ma, nonostante fosse riluttante, sentí che glielo doveva, non la poteva tenere all'oscuro di tutto come una bambina di cinque anni.

Aprí bocca per parlare, ma in quel momento dei colpi batterono sulla porta che Tom aveva chiuso alle sue spalle.

«Te lo dirò dopo» disse lui velocemente, e si avvicinò alla porta.

«Thomas, sono Jac! Fammi entrare!» urlò l'amico dall'altro lato.

«Jac, chi hai con te?» richiese Tom

«Ho trovato Trina e un altro mio amico che non conosci» rispose

«Ci possiamo fidare di lui?»

«Si Tom, cavolo! Fammi entrare, qui fuori è un inferno!»

Thomas aprí la porta, e i tre ragazzi si fondarono dentro.

«Seth?» chiese Jacob dopo che gli fu passato il fiatone.

«Credevo fosse con te» rispose Tom

«Cazzo» disse Jacob, portandosi le mani tra i capelli
«Cazzo, cazzo cazzo cazzo. È fottuto»

«Posso andare a cercarlo io» un ragazzo che Norah aveva visto solo di sfuggita qualche volta a scuola parlò, e lei intuí che si dovesse trattare dell'amico di Jac che era entrato con loro.
Era un ragazzo dai capelli scuro, ben piazzato e con un viso riconoscibile, per via della sua mandibola storta verso destra.

«Scott, sai che è troppo pericoloso» disse Jacob «E poi Seth non lo conosci nemmeno, non credo lo riconosceresti se lo vedessi»

«Per questo andrò io con lui» disse Norah avventata

«No, non ci andrai» esclamò Tom contrario «Hai sentito Jac, é troppo rischioso»

«E con questo? Credi che lascerei morire in quell'inferno, che non so nemmeno cos'è perché non ti sei degnato di spiegarmelo?! Io vado, e tu non farai nulla per impedirlo. Non sono il tuo cagnolino»

«Ma sei la mia migliore amica, la mia responsabilità» disse Tom

«Sono la responsabilità solo di me stessa, Tom» disse Norah, zittendo l'amico

«Andiamo, ragazzo» aggiunse poi rivolgendosi all'amico di Jacob.

Uscirono dalla piccola stanzetta in cui erano rinchiusi, e si trovarono nell'inferno più totale.

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