| amici |

39 11 4
                                    

17 anni dopo...

La strada principale del piccolo paese di Gark era trafficata come al solito.
Una piccola Ford azzurra spiccava tra le altre macchine per il suo colore, anche se sbiadito.

Norah Clark odiava il colore dell'auto di sua madre, lo trovava imbarazzante. E trovava imbarazzante anche il dover essere accompagnata dalla madre a casa dei suoi amici a 17 anni.
Per questo veniva presa in giro, ma in modo scherzoso. Sua madre era diventata iperprotettiva dopo che il suo primogenito, nonché fratello di Norah, fosse stato investito mentre tornava a casa da una festa. Il giovane a quel tempo aveva 19 anni. Norah allora aveva 13 anni e se lo ricordava bene. Si ricordava della telefonata che aveva effettuato la polizia dal telefono di Amon, suo fratello. Si ricordava della corsa che lei e i suoi genitori avevano fatto in ospedale. Si ricordava del viso di suo fratello, beatamente addormentato dai farmaci per indurlo in coma. Si ricordava del dolore che aveva provato a vederlo in quelle condizioni. Ad un certo punto l'avevano mandata a dormire dai nonni paterni, mentre loro sarebbero rimasti con loro figlio. Era rimasto più di un mese in coma, quando ad un certo punto si era svegliato. Sembrava che stesse guarendo, ma poi la situazione era precipitata. Si era ammalato di bronco-polmonite. Aveva già preso questa malattia in passato, ma era ancora molto debole e il suo corpo non era riuscito a guarire.
Era morto pochi giorni dopo.

Norah aveva sofferto molto per la sua morte. Si dice che non capisci quanto tieni a qualcuno finché non lo perdi. E Norah ne era la conferma.

Sua madre era rimasta profondamente segnata da questo evento, e si promise che con avrebbe mai fatto accadere una cosa del genere a Norah.

Da quel momento non le aveva mai consentito di uscire da sola. Alla donna bastava sapere che la figlia era in compagnia di amici fidati per sentirsi sicura.
Ma tutto sarebbe cambiato. Norah non avrebbe mai immaginato che sarebbe stata proprio sua madre ad invogliarla ad uscire da sola, di lì a qualche giorno. Ma per adesso, se voleva uscire, doveva acconsentire a farsi accompagnare dalla donna in quella piccola e imbarazzante Ford azzurra.

Finalmente l'auto si fermó al numero 137 della Washington Street, e Norah scese. Bussò alla porta e le aprí una signora sulla cinquantina, con i capelli biondi raccolti in una coda e una frangetta che le ricopriva le sopracciglia.

«Thomas, è arrivata Norah!» urló la donna, poi salutó la ragazza e sua madre dall'auto.

Thomas scese le scale di fretta, e arrivò subito dall'amica.

«Ehi, Norah!» salutò il ragazzo

«Ciao Tom. Jacob e Trina non sono  ancora arrivati?» rispose lei

«No, per una volta sei la prima. È strano, ma è così»

«Che strano, di solito non fanno mai tardi» pensò Norah ad alta voce

«Infatti, anche a me sembra strano» ribatté Tom «Vieni, andiamo su e chiamiamoli» disse poi trascinando la ragazza su per le scale per un polso.

Thomas era un ragazzo vivace, nonché il suo migliore amico. Era un cretino con i capelli chiari e gli occhi verdi, altissimo e robusto.

Nonostante fosse un po' scemo e avventato, Norah era felice di averlo come amico.
Si erano conosciuti anni prima, alla scuola media, ed erano diventati subito buoni amici.

Lui prese il cellulare e chiamò Jacob, ma non ricevette alcuna risposta. Allora provò con Trina, la gemella di Jacob, e dopo due squilli la ragazza rispose

«Pronto?»

«Ehi, Trina, dove sei?» domandò lui

«Sono a due isolati da qui. Sto arrivando»

«E Jac? È con te?»

«Si, è affianco a me, perché?» chiese Trina

«Non risponde al telefono»

«Lo avrà messo in silenzioso, come fa sempre» disse Trina «Cominciate a uscire di casa, siamo quali arrivati, a tra poco»

Trina chiuse la telefonata e allungò il passo, per arrivare prima a casa dell'amico. Affianco a lei, Jacob si lamentava con la sorella per averlo lasciato indietro.

«Muoviti, e non fare il pappamolle» lo spronò Trina.

Poi girarono l'angolo e si ritrovarono davanti Norah e Tom.

Si salutarono e si incamminarono verso il locale dove avrebbero passato la serata, ballando e bevendo qualche drink.

Sarebbe stata una sera perfetta, pensavano.

Ma si sbagliavano di grosso.

Il Giardino Dell'EdenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora