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Erano passsate ben otto ore, da quel che era sucesso. Lacrime, urla e battiti accelarati erano stati i protagonisti. Ora invece sulle sedie di plastica blu d'ospedale, stava seduto un giovane col animo completamente distrutto. Lo sguardo era rivolto verso le scarpe nere consumate, le mani sottili e bandate, fra i capelli neri lunghi. I passanti per i corridoi guardavano il ragazzo, ed infine continuavano per la loro strada con espressioni per nulla allegre.
Jeongguk fin da piccolo, aveva sempre odiato quella grande struttura così monotona e bianca. Quel odore di candeggina e sgrassatore al limone, gli facevano venire la nausea, e di certo non aprezzava i pianti di dolore che distruggevano l'armonia. Inoltre le poche volte che vi era venuto, erano sempre state per cause amare. Ad interrompere i suoi pensieri burraschi fu il dottore dal camice immacolato, con tasche piene d'ogetti di varie forme. Il corvino fremette e serró la mascella, l'ansia aveva di nuovo preso il sopravento. Sul suo viso, si potevano notare lacrime secche e piccoli tagli. <<E allora, dottore?>>, si era fatto forza ed era riuscito a chiedere, con quelle semplici tre parole. Aveva paura, paura delle risposta dell'uomo che indossava il camice immacolato, lo stesso uomo da cui dipendeva la vita del suo adorato Taehyung.
Il dottore fece un sospiro profondo, tolse gli occhiali da vista con un gesto rapido e guardó negli occhi il giovane ragazzo. <<Il signorino Kim sta ancora lottando con la vita e la morte.. temiamo che non c'è la faccia>>. Bastarono quelle parole così crudeli ed ingiuste, a far crollare il mondo addosso a Jeongguk. Il suo cuore bruciava, faceva tutto così male. Sbattè gli occhi un paio di volte, e respirò profondamente l'aria pulita dell'ospedale. Nulla era sicuro, giusto?. <<Può vederlo se vuole>>. Queste parole invece, diedero un po' di sollievo al ragazzo, che annuì ripetutamente e che velocemente si catapultò nella stanza 382, la stanza dove Taehyung riposava senza coscienza.
Jeongguk perse un battito, appena i suoi occhi si posarono sul dolce e pallido viso del suo adorato Taehyung. Aveva sempre promesso al ragazzo dai capelli bruni, di volerlo prottegere e di voler essere il suo fuoco. Ma era successo tutto così in fretta, che Il corvino non aveva avuto tempo e modo per ragionare. Era stata tutta colpa sua solo al riccordo di ciò che era successo, sentì la propria anima lacerarsi pian piano.
•Flashback- un giorno prima
<<No! Ma sei impazzito Taehyung?! Io non ti ci lascio andare a quella festa, okay?>>. Sbraiatò il giovane dai capelli neri, con un epressione contariata. Non voleva assolutamente che il suo fidanzato, andasse ad una festa piena di gente poco raccomandabile. <<E perchè? Dai, Ggukie non ti fidi di me?>> Borbottò invece l'altro mentre era intento a sistemarsi la cintura di sicurezza. <<No no e no, probabilmente metà persone avranno subito una cotta per te... e non mi fido della gente, di te forse si>> Rispose a tono, mentre a malvoglia metteva a moto la sua bella macchina lucida, un regalo da parte di suo padre. <<Forse? Ma che problema hai?! Tu puoi andare dove vuoi, ed io invece O non posso, oppure devo andarci con te.>> Era raro vedere Taehyung arrabbiato, e questa era una di quelle poche volte, non sopportava affatto quando il fidanzato si comportava in quel modo così possessivo nei suoi confronti. Dall'altro canto Jeongguk era più incazzato che mai, litigavano spesso ed era sempre per gli attacchi di gelosia da parte di quest'ultimo. <<ma è possibile che devi fare sempre il bambino, eh? Perchè -ed intato giró il viso verso il bruno- non puoi semplicemente accettare i fatti?!>>. Taehyung era pronto a ribattere, infatti aprì subito la bocca per parlare <<Il bambino qui se->>. Le sue parole si spezzarono, e al posto di quelle, dalla bocca di Taehyung uscì un urlo.
Il riccordo della voce tremante del suo ragazzo e le luci accecanti del camion, fecero svegliare Jeongguk dal suo stato di trance. Sbattè ripetutamente gli occhi e sospirò stanco, appena i suoi occhi si posarono sul suo amato Taehyung. Allungó una mano, e gli accarezzó una guancia di sopra ad alcuni cerotti che erano utilizzati per colmare le ferite sanguinose. Ma esistevano anche bende o cerotti per riempire il vuoto che si trovava nel petto di Jeongguk?. Voleva soltanto che Taehyung restasse lì vicino a lui, non c'era nient'altro che voleva in quel momento. Si chinó pian piano sul volto del ragazzo dormiente, sfiorò con leggerezza le proprie labbra con le sue e lentamente le appoggiò su quelle del bruno. Restò in quella posizione per un tempo indefinito, affinchè non si allontanò un poco.<<Non lasciarmi... non andartene oggi>> sussurró con voce calma ma flebile. Chissà se Taehyung avesse sentito quelle parole sussurate, parole solo per lui.