Rosalie Dowson.
17 febbraio 1975, Londra.
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Era un pallido e freddo mattino che si ininsinuava fremente nella stradina del viale in cui Rose abitava.
Un mattino innevato che si apprestava a rivelarsi triste e malinconico.La fanciulla a cui fu affibiato il nome della rosa se ne stava pensante e triste dinanzi alla finestra dalla battente apertura, rimuginando sulla vita passata e sulla sua amata Londra che stava per abbandonare, così, di suo amaro malgrado.
Fece tre istintivi passi verso di essa, la quale era stata spalancata dal vento gelido e sussurratore che trasportava l'odore dolciastro della neve, soffermandosi ad osservare il paesaggio ed il posto in cui era cresciuta: il vialetto pietroso e arieggiante che conduceva al bosco fitto appena dinanzi alla sua casa, sino alle scure panchine che lo costeggiavano, per risalire poi anche agli alti lampioni neri e gli sfoggianti abeti; alle case dal bianco colore e dai tetti a punta e alle strade gremite di bambini festosi e sorridenti.
Poi si soffermó sul grande orologio della torre campanaria, il quale spuntava qualche metro più in là dove v'erano immensi giardini.Il luogo in cui era nata e cresciuta, e il luogo che mai avrebbe abbandonato.
Una rosea aurora si levava lesta illuminando il bianco cielo e le case sotto di esso, e granelli di neve cominciavano a danzare nell'aria fredda e ad ammassarsi sulle strade e sui prati.
Rose li guardava posarsi delicati mentre, pensante, si portò una mano al petto emettendo un sofferto e fioco sospiro.
Era una fanciulla di una bellezza assai rara sulla terra: il suo viso era fine e tondo, quasi come quello di una bambina, costellato da vivide lentiggini del colore della sabbia; i suoi occhi rilucevano d'un azzurro cielo perlaceo, le sue guance erano rosee e piene, mentre le sue labbra carnose e rosse facevano rilevare la sua bianca e candida pelle, forse ancor più della neve stessa.
Sul suo petto sino al di sotto della sua schiena, ricadevano splendenti i suoi lisci e setosi capelli dorati, i quali brillarono quando il primo raggio di sole sbucó da un groviglio di nuvole.
Per un istante, quando il tepore le carezzó anche il viso, chiuse leggiadri i suoi occhi e immaginó di essere libera come una meteora nel cielo o una cometa.
" Alcune volte non ci accorgiamo del tempo che scorre inarrestabile.
Non ci accorgiamo delle persone a noi care che crescono e cambiano sotto i nostri sguardi.
Altre volte invece fingiamo di non accorgerci di tutto questo per paura, per il terrore di guardare nel futuro e temere: temere di restare da soli, mentre il peso della tristezza ti schiaccia il cuore.Il tempo è in grado di Segnare irrimediabilmente le nostre vite e di privarci di ciò che davvero ci sta a cuore e, il cuore stesso, si macchia di dolore riportando (delle volte) gravi ferite e piaghe che non si rimargineranno mai del tutto.
Anche il destino ci mette costantemente alla prova, per verificare se possediamo la forza per superare la crudeltà mascherata che chiamiamo vita.
Si, crudeltà la chiamo io, non vita.
Se avessi avuto la forza, avrei dato tutto ciò che ho e anche me stessa per salvare le persone che io amavo; e invece piango la loro scomparsa ancora oggi a distanza di mesi, in questo giorno infame.
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MAGNUS: The Dark Rain Vol. I - The age of fire and ice Vol. II
Fantasy" IN VERITÀ NULLA SAPPIAMO, CHÉ LA VERITÀ È NELL'ABISSO ". (Democrito) 1975. Questa è una storia che comincia come potrebbero cominciarne tante. Una storia che si rivelerà fantastica e oscura, e che rispecchia una dimensione obliata vicina al nos...