¥ Capitolo 1 ¥

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_SaMuEl_

I muscoli bruciano. Il sangue mi sfrigola nelle vene, mentre prendo ossigeno, inspirando dalle narici che si dilatano e sferzo un nuovo montante sul colpitore in pvc.
Scarico la rabbia verso mio padre e mio fratello.
Tutta la frustrazione che mi riversano addosso io la rigetto nei colpi, e sento anche attraverso ai guantoni neri che le nocche ne stanno risentendo.

Ma io ne ho un dannato e gravoso bisogno, per non lasciarmi sopraffare e arrivare a pensare di essere davvero un fallimento totale.
"Io non sono un perdente."
Me lo ripeto nella testa, come un fottuto mantra, che rinfocola la forza dei miei colpi, sul cuscinetto che ad ogni colpo si infossa e impiega troppo tempo per ritornare piatto. Sono più veloce di lui.
Sono migliore di ciò che si credono loro.

Non basta una camicia e una cravatta, per fare di loro uomini.
So bene di essere uno scapestrato. Un ribelle, anche se al di fuori non si direbbe.
È nella mia indole, ma sono anche il tipo che si fa in quattro per aiutare gli amici.

Sferzo un gancio destro, con molta più potenza di ciò che servirebbe, finché non sento due palmi forti poggiarsi con un forte impatto sulle mie spalle tese.
Ogni nervo è teso. Se continuerò così non arriverò da nessuna parte, poiché so già chi c'è dietro le mie spalle.
Il coach Tyler.

«Ti ricordi la prima volta che entrasti nella mia palestra?» Oggi evidentemente è in vena dei ricordi, e mi tocca esalare un sospiro per sfilarmi i guantoni e girarmi verso di lui.
Il sudore mi copre come una seconda pelle, scorrendo lento lungo ogni linea del corpo forgiato dall'estenuante allenamento.

I suoi occhi scuri mi fissano come quelli di un padre amorevole. Quello che non ricevo dal mio, si rispecchia in lui.
«Abbastanza.» Ammetto a corto di fiato, e pentito per rimembrare le sue parole, solo dopo le mie cazzate.

Tiro indietro con sprezzo, il ciuffo castano che mi solletica la fronte madida, in attesa della sua risposta che conserva sempre una parvenza di ramanzina.

«Avevi diciotto anni, e la voglia di spaccare il mondo. Ricordo ancora che ero ad allenare il fratello di Jackson, tu buttasti il borsone a terra e fiero annunciasti: Voglio diventare un lottatore.» Lo vedo ridere sincero, e lo stesso sorriso stende le mie labbra in quel ricordo.
Me ne aveva parlato un mio vecchio compagno di classe, circa la palestra di boxe, ed entrando dentro ne rimasi subito affascinato.

«Ricordo perfettamente.» Ammetto limpido e lo noto annuire, come se già sapesse che certe cose non si possono dimenticare.
Il mio sogno non è qualcosa da buttare al vento.
Se c'è una cosa che ho sempre mantenuto è la costanza di portare avanti qualsiasi cosa, anche la più difficile.
Abbattere ogni ostacolo. Saltarlo, scansarlo, ma se non puoi, allora distruggilo.

«E cosa ti dissi?» Sapevo che finiva con questa domanda vogliosa di sapere se ricordo precisamente tutto.

Mi tampono con l'asciugamano il collo, nel ricordo di me più piccolo di sei anni.
«Ne sei sicuro, ragazzino? La boxe non è uno sport come il tennis o il golf. Qui devi concentrarti su te stesso, sfidare ciò che ti porti dentro e dosare la rabbia. Ciò che ti affligge deve essere un motivo valido. Un punto di partenza, ma non il carico per arrivare.» Sciorino ogni singola parola, con una naturalezza che quasi mi sorprendo da solo. Non ho mai dimenticato, anche se oggi l'ho fatto.

«E allora per quale cazzo di motivo, ti ritrovo qui a sfondarmi quasi il muro?» Come non detto!

«Perché...non lo so, ok?» Caccio fuori esasperato quella frase, con un tono non proprio consono da usare con il proprio coach.
Ora lo vedo dissentire, come amareggiato.
Fiducia, era la seconda cosa.
Buttare tutto fuori, la terza.

«Non ti permetto di offendere la mia intelligenza, Samuel. Tu lo sai, ma non è così che si affrontano i problemi. Vai fuori per oggi, devi sbollire ma non così.» Mi riprende perentorio, perché so di aver sbagliato e accetto il Knock-out pieno.

Mi faccio una doccia veloce, ripensando a quando mio padre mi chiese di andare a lavorare con lui.

"Diventerai un uomo di successo. Questo è il tuo futuro." Mi mostrava orgoglioso l'ufficio immacolato della sua azienda, quello su cui adesso ci schiaccia il culo, Lucas.

"Il mio futuro? Credo di doverlo decidere da solo, e non è dietro una scrivania laccata." E lo credo tuttora. Non mi pento affatto. Ognuno dovrebbe essere libero di scegliere ciò che vuole, e ogni genitore fiero, indipendentemente da ciò che il figlio scelga.
Ma non sono mai stati comprensivi, e forse arrabbiarmi e prendermi la briga di fasciarmi la testa, fa male solo a me.

«Samu, ti aggreghi a noi stasera? Andiamo al Tower. Salutiamo Jackson come si deve.» Steve mi riscuote dai miei pensieri, avvolgendosi un asciugamano intorno al bacino. Più che per Jackson credo vada per farsi una sana scopata, e le ragazze che muoiono per i suoi tatuaggi rendono la caccia molto più semplice.

Mi infilo la maglia, ragionando sul da farsi.
Non ho assolutamente voglia di uscire, ma voglio salutare Jackson. Si trasferirà nuovamente in Wisconsin e probabilmente lo vedremo pochissimo, e ciò mi rende triste.
Ne abbiamo passate insieme di serate, quando stava male per la sua Dea.
Un ragazzo che stimerò per sempre.

«Amico, mi senti? Senti, non puoi star male per tuo padre e il coglione di tuo fratello, con tutto rispetto. Hai ventiquattro anni, un lavoro e non puoi farti soggiogare dalle loro parole.» Si sospende un attimo, e neanche ribatto perché so che ha pienamente ragione.
I ragazzi sanno tutto. D'altronde se non ti confidi con gli amici. Sopratutto con Steve, che conosco da quattro anni.

«Ascolta, puoi venire ad abitare da me. Lo sai che ho ancora quella stanza vuota.» Mi suggerisce con tono amichevole, piegandosi con il busto, per allacciarsi le New Balance.
Fanno molto old age.

«Non avevi trovato un coinquilino?» Innalzo il sopracciglio curioso, e la sua faccia è tutto un programma.

«Era un Drag queen, cazzo amico. Niente contro, ma voglio vivere sereno e nudo a casa mia.» Sembra quasi scioccato, forse ancora non si è ripreso e purtroppo per lui scoppio a ridere senza controllo.

«Con il cazzo che girerai nudo con me. Copriti la biscia in mia presenza. Sono ancora etero. Ci sarò stasera.» Confermo con un sorriso allegro. Gli amici alleggeriscono le giornate, e devo ringraziare loro se non sono ancora caduto in un pozzo fondo.

Questo è l'ultimo capitolo che posto, prima di scriverlo, anche perché al prossimo capitolo vi scoprirei troppe cose e non posso.
Qui sarete le mie RIBELLI 😂 poi capirete perché 😘😘

/Night Thunder\      2 Vol. Serie "Fight without rules"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora