𝙡𝙖𝙩𝙩𝙚 𝙢𝙖𝙘𝙘𝙝𝙞𝙖𝙩𝙤 𝙖 𝙘𝙤𝙡𝙖𝙯𝙞𝙤𝙣𝙚

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October 12th, Monday

La pioggia della notte aveva reso le vie dell'accademia umide e fangose. Di conseguenza, l'atrio della scuola gremiva di persone: folla e chiacchiericcio continuo non erano mai piaciuti a Phoebe, soprattutto alle otto di mattina. La ragazza tentava di scansare dalla sua strada verso la caffetteria ogni cosa, che si trattasse di giocatori di football, robusti come minimo il doppio, le ochette della scuola o persino professori.
Nessuno, pensava, le avrebbe impedito di bere del caffé.
    Giunta al bancone, diede immediatamente il suo ordine al barista e si sedette sullo sgabello rialzato, riposandosi da quella folle traversata. Non era facile, per lei, stare in mezzo a tante persone. Il gusto amaro del caffè sulla lingua la accompagnò di nuovo all'esterno, questa volta con piú tranquillità. Gli studenti si disperdevano tra i vari corridoi e scalinate, tentando di raggiungere le loro classi prima della campanella. Questo Phoebe non la preoccupava, sapeva che il professore di Fisica avrebbe ritardato come ogni volta. Passò in rassegna ai fogli appesi alla bacheca, sulla parete di fronte a lei. Forse per noia, forse per curiosità.
L'annuncio dell'inizio delle audizioni per il nuovo saggio della Thompson era già stato firmato da numerosi studenti, tra cui sicuramente anche Tess: amava prendere parte alle iniziative della professoressa e invitava Phoebe a fare lo stesso. Lei dissentiva sempre per insicurezza, ma  era ormai all'ultimo anno ed era l'occasione perfetta per farsi notare dai presidi di qualche famosa Università, sempre presenti agli spettacoli. Sarebbe stata la sua ultima possibilitá.
    Si avvicinò cautamente alla bacheca, guardandosi intorno forse per paura di essere vista: in fondo, doveva essere un gesto normale, quello di iscriversi a delle audizioni, in un Accademia dello spettacolo. Non per Phoebe Tunder. Cercò di decifrare la scrittura di chi si era segnato precedentemente. Lesse il nome di diverse ragazze che incontrava spesso per i corridoi, la maggior parte sotto il nome di qualche personaggio secondario. Solo in quattro aveva deciso di provare per la protagonista. Tra cui Tessa.
«Cosa ci fai qui?»
Phoebe distolse lo sguardo dall'annuncio, incrociando le iridi celesti di Jessica Walter, capo cheerleader e probabilmente la ragazza piú conosciuta dell'accademia. Capelli bruni rigorosamente raccolti in una lunga coda, labbra colorate di un rosa acceso e borsa di marca poggiata sulla spalla. Phoebe non seppe cosa rispondere, si limitò a fare spallucce come se la risposta fosse ovvia.
«Il gatto ti ha mangiato la lingua durante la notte?» domandò sarcasticamemte, scatenando le risate insopportabili delle altre tre ragazze schierate accanto a lei. Phoebe strinse i pugni, ma non si scatenò. «Stavo guardando l'annuncio.»
«Vuoi fare le audizioni? Tu? »
I suoi occhi lessero il nome di Jessica sotto la parte della protagonista. Se lo sarebbe dovuto immaginare.
«Sí, per la protagonista.»
Il volto della cheerleader mutò in una smorfia accigliata, la bocca spalancata dallo stupore. «Seriamente?»
«Sí, perché no?»
«Te lo dico io perché no», Jessica si divise dal suo gruppo di amiche, avvicinandosi ad una Phoebe chiaramente messa in soggezione. Quando diceva di non amare la vicinanza con le persone, parlava sul serio. «Il ruolo della protagonista è sofisticato, dolce, raffinato e di grande impatto visivo. Non può essere di certo interpretato da qualcuno sciatto e noioso come... te.»
«Non sono affatto sciatta e noiosa», rispose in sua difesa Phoebe, deglutendo.
Jessica rise di nuovo. «È strano che tu lo stia negando, quando dovresti ormai esserne consapevole. Solo tu sei stata capace di fare amicizia con quell'acida di Tessa e quel finocchio di Michael.»
«Questo non c'entra assolutamente nulla, e non dovresti mettere in mezzo anche i miei migliori amici.»
«Oh, che carina, i tuoi migliori amici», Jessica indicò un nome ben preciso scritto proprio sotto al suo, mentre la sua espressione si fece piú seria e accattivante. «Uno di loro sta facendo la dura con me, ma ben presto capirà che non le conviene sfidarmi.»
«Non osare, non provare a toccare Tessa.»
«Altrimenti?»
Phoebe prese a respirare affannosamente, si sentiva soffocare. Jessica era sempre piú vicina, forse consapevole di quel piccolo problema sociale della ragazza.
«Non sei neanche capace a parlare con una persona senza agitarti, come farai davanti ad un intera platea? Non hai speranze, Tunder, quindi non ti conviene firmare quel foglio, sempre che tu non voglia subire lo stesso trattamento che spetterà alla tua amichetta del cuore.»
Piuttosto che ribattere nuovamente, Phoebe rimase in silenzio. Non perché non sapesse cosa dire, ma non riusciva ad aprire la bocca per parlare. Jessica le rivolse un sorrisetto tutto tranne che amichevole, prima di abbassare lo sguardo alla bevanda calda che Phoebe stringeva in una mano. Con un gesto repentino, versò il suo latte macchiato ancora bollente sopra la sua camicia rosa. Fu lí che si riprese dallo shock momentaneo. Gocciolante e con la pelle in fiamme, Phoebe passò lo sguardo dal bicchiere di cartone a terra al viso di Jessica. Rideva di gusto, comprese le altre ragazze. Mai si sarebbe aspettata un azione del genere ma, a quanto pare, la cattiveria delle persone poteva arrivare anche oltre.
«Ci vediamo in giro, Tunder.»
E, sventolando la coda bruna, girò i tacchi e se ne andò, lasciando Phoebe alle prese con una camicia gocciolante e gli occhi dei presenti puntati su di sè. Era ancora incredula mentre tentava di raffreddare il liquido sulla sua pelle, sentiva il petto bruciare. Senza indugiare troppo, si diresse alla ricerca disperata di un bagno. Vi entrò poco dopo, fermandosi di fronte agli specchi sopra ai lavandini. Tralasciando la sua espressione scioccata, l'indumento che aveva addosso era completamente inzuppato di caffè bollente e latte. Era un disastro. Prese a sciacquare il salvabile con dei tovaglioli impregnati d'acqua, senza successo. Stava solo peggiorando la situazione.
    D'un tratto, la porta di una delle cabine si spalancò. Un ragazzo slanciato e dai capelli castani stava aggiustandosi la cintura dei pantaloni. Phoebe si agitò: cosa ci faceva un ragazzo nel bagno delle donne? Quando anche lui incontrò la sua figura riflessa nello specchio, si fermò sul posto. Cosa ci faceva una ragazza nel bagno degli uomini?
Phoebe si voltò ancora piú perplessa, poggiando i palmi delle mani sul lavello, rischiando di scivolare.
«Cosa vuoi?» domandò con tono irrequieto lei, deglutendo.
«Ehm... ero in bagno, sai... avevo dei bisogni», rispose lui calmo. «Piuttosto tu, cosa ci fai qui?»
«Anche io ho dei bisogni.»
«Nel bagno dei ragazzi?»
Phoebe, stupita, notò solo in quel momento il colore delle piastrelle. Sicuramente diverso da quello del bagno delle ragazze, che era di un giallo tenue. Quello era blu.
«Cazzo», imprecò a denti stretti. «Non ci credo, non ci posso credere.»
«Va tutto bene?»
Phoebe rivolse al ragazzo un finto sorriso, passandosi una mano tra i capelli. «S-sí, tutto okay.»
«Ne sei... sicura? Hai...» il ragazzo si indicò il petto, come per riferirle di quel piccolo problema con la sua camicia.
«Sí, lo so.»
«Non hai un cambio o...»
«No, sto bene cosí.»
Anche se non la conosceva, lui sapeva che ci fosse qualcosa che non andava. Non era di certo normale che una ragazza in preda ad una crisi di panico entrasse nel bagno sbagliato con gli indumenti zuppi di quel che sembrava caffé.
«Tieni», fece lui, afferrando i lembi della sua felpa. Se la sfilò, poi la porse alla ragazza. «Usa questa.»
«No, non ce n'è bisogno.»
«Non puoi andare in giro conciata cosí, non fare storie.»
Phoebe esitò, non voleva accettare la felpa di uno sconosciuto.
«Andiamo! Non sono un maniaco, lo giuro.»
Alla fine, fu costretta ad accettare. Si rinchiuse in una delle cabine per potersi levare la camicia puzzolente di caffé ed indossare la felpa di quel misterioso ragazzo. Un po' grande, in effetti, ma piuttosto semplice e non fuori luogo. Quando uscí, lo trovò appoggiato ai lavelli a braccia conserte. Phoebe non riusciva a parlare, era un fascio di nervi.
«Sei anche piú carina cosí.»
Arrossí violentemente a quello che interpretò come un complimento. Si sentiva cosí a disagio che avrebbe potuto vomitare in quell'istante. Sarebbe stato ancora piú imbarazzante se fatto di fronte a quel ragazzo. Non rispose, bensí si limitò a sorridere leggermente e a posare la sua camicia nel lavello affianco.
«Chi è stato?» chiese incuriosito.
«Sono inciampata, ho fatto tutto da sola.»
Dubitava avesse fatto un danno del genere per conto suo.
«Chi è stato?» ripetè.
Phoebe sospirò, stringendo i denti. «Jessica Walter.»
«Walter? La capo cheerleader, intendi?»
«Quante Jessica Walter conosci che sono capaci di versarmi un intero bicchiere di caffè addosso?»
Il ragazzo si zittí all'improvviso cambio di tono di Phoebe. Era irritata, poco ma sicuro.
«È che sono nuovo, quindi non conosco ancora chi sia capace di fare cosa.»
«Allora assicurati di non avere bicchieri di caffè nei dintorni quando passerai accanto a Miss Stronzetta dell'Accademia.»
Phoebe non potè credere alle sue parole. Non per il loro significato in sè, ma per il fatto che stesse scherzando con un ragazzo sconosciuto, per giunta incontrato nella piú insolita delle circostanze. Fu solo quando lo sentí ridacchiare che non riuscí a trattenere un sorriso.
«Grazie per il consiglio», le disse. «Mi sarà molto utile.»
Phoebe annuí trattenendo una risata, mentre strofinava con del sapone per mani la stoffa della sua camicia. Voleva lavare almeno il lavabile.
«Comunque io mi chiamo Kim Taehyung.»
Alzò lo sguardo verso di lui, cercando di individuare le caratteristiche del suo volto. Almeno, si diceva, lo avrebbe riconosciuto in giro per i corridoi. «Phoebe Tunder», ribatté.
«E, riguardo alla tua camicia... mi dispiace, ma non penso si possa salvare.»
«Neanche con la lavatrice?»
Taehyung scosse la testa. «E fidati, sono un esperto del bucato.»
«Peccato... l'avevo comprata in Francia, mi scoccia buttarla.»
Dopo aver chiuso l'acqua corrente del rubinetto, strizzò per bene il tessuto sotto gli occhi attenti del ragazzo e si avvicinò alla pattumiera, buttandoci la sua amata camicia.
«Condoglianze.»
A Phoebe piaceva quell'atmosfera creatasi con Taehyung. Era la prima volta che parlava senza intoppi ad un ragazzo appena conosciuto.
Forse, si disse, il fatto che fossimo in un bagno mi ha aiutata.
«Grazie per... la felpa. Te la ristituirò domani stesso.»
«Non ti preoccupare, usala quanto vuoi, in fondo sta meglio a te che a me.»
Phoebe arrossí di nuovo, ma non si lasciò cogliere impreparata. «Niente scuse, la riavrai domani, promesso.»
Taehyung le sorrise gentilmente. «D'accordo.»
I due uscirono dal bagno insieme, scatenando le reazioni sorprese degli studenti in giro per i corridoi. Ma non ci diedero troppo peso. Phoebe salutò con un cenno della mano il ragazzo, per poi allontanarsi verso l'aula di fisica. Taehyung rimase ad osservarla da lontano prima di procedere per la sua strada, incredulo rivivendo ciò che era appena successo.
E, intanto, la pioggia aveva ricominciato a battere sulle finestre della scuola.



Angolo autrice🖋️
Incontro piuttosto insolito dovrei dire ma, diciamoci la verità, chi non ha sognato per una volta una situazione del genere? Io sí, sempre. Ma quando accadono degli imprevisti del genere, incontro tutti tranne che il mio principe azzurro.

Fatemi sapere se apprezzate questo capitolo e, che dire... aspettate il prossimo!

drama » Kim TaehyungDove le storie prendono vita. Scoprilo ora