Da mamma
- buon primo giorno, Phoebe -
7.43Quel singolo messaggio fece incurvare leggermente le labbra della ragazza all'insú: un piccolo sorriso sghembo di qualcuno che non si sarebbe aspettata neanche una parola dalla donna che, sfortunatamente, l'aveva messa al mondo. Phoebe bloccò il cellulare e lo rimise dentro al tasca del suo cappotto, per poi puntare lo sguardo sui finestrini del taxi.
Meglio di niente, pensò, almeno se n'è ricordata.
Perché da quel che rimembrava, sua madre non si era mai fatta sentire prima di grandi occasioni come quella. Un freddo e lontano "auguri" per il suo compleanno con l'aggiunta di qualche "buongiorno" a Natale o per il giorno del ringraziamento. Ma Phoebe non aveva intenzione di sprecare del tempo a pensare ai suoi genitori, aveva ben altro in testa.
Poggiò il capo sul sedile scuro su cui era seduta, lo sguardo rivolto agli edifici ordinari di Birmingham. Ultimo anno, parole che racchiudevano euforia ma anche tanto timore: Phoebe non sapeva come sentirsi, il suo umore non era una costante affidabile. Stampato in mente aveva il momento in cui l'ultima campanella sarebbe suonata anche per lei, ma d'altro canto provava l'ansia per il suo futuro e per ciò che l'avrebbe aspettata fuori dalle porte della Moseley School of Arts. Come se tutte le paure e le angoscie che aveva prontamente nascosto durante gli anni stessero pian piano uscendo allo scoperto, senza controllo. Un vero uragano, ecco.
La ragazza sospirò, attirando delle occhiate perplesse da parte dell'autista del veicolo: se non fosse stato per la sua lingua intorpidita dall'agitazione, avrebbe scambiato quattro parole volentieri con l'uomo.
I freni dell'auto stridularono non appena alla vista di Phoebe apparve il grande cancello in ferro battuto della scuola. Il nome del liceo era scritto a grandi lettere sopra di esso, a sovrastare gli studenti che entravano euforici. La ragazza pagò l'autista ed uscí rivolgendogli un lieve saluto, senza indugiare oltre. Stringendo la cinghia della sua borsa nuova di zecca varcò la soglia della scuola, diretta verso l'atrio principale, dove avrebbe dovuto incontrare le uniche due persone al mondo a cui importava realmente la sua esistenza, o almeno cosí credeva. Tess e Michael li aveva conosciuti il primo anno, durante il corso di canto: lui, un tipo piuttosto riservato e un po' sulle sue; lei, la classica ragazza di cittá con l'ultimo modello dell'Iphone e gonnelline sempre indosso. Insomma, entrambi l'esatto contrario di ciò che era Phoebe, nonchè socievole e non troppo timida. E chissà per quale motivo, giunti all'ultimo anno, erano il trio che tutti gli studenti conoscevano.
«Phoebe!»
La ragazza venne distratta dalla sua avanzata verso l'atrio da una voce che avrebbe potuto riconoscere tra mille: Tess sventolava in aria la mano mentre scuoteva il povero braccio di Michael, come a richiamare la sua attenzione. Phoebe sorrise, ma non esitò a raggiungerli per poterli riabbracciare dopo tre mesi di attesa: passare le vacanze estive da Zia Margaret in Scozia non le permise certamente di uscire con i due amici quando voleva.
«Dio mio, quanto tempo! Non ti vediamo da... mesi!» esclamò lei, mostrando la sua dentatura perfetta.
«L'abbiamo sentita ieri su Skype, cosa-»
«Di persona, idiota.»
Phoebe non riuscí a trattenere una risata: quei piccoli e buffi battibecchi tra i due erano all'ordine del giorno.
Phoebe strinse in un lungo abbraccio anche l'amico, passandogli una mano tra quel ciuffo mal ridotto di capelli scuri. Le era mancato vedere quel timido sorriso che gli si formava sul viso. Ad interrompere le loro chiacchiere fu la prima campanella che, scatenando una serie di lamenti da parte di tutti gli studenti, segnava l'inizio effettivo dell'anno scolastico.
«La nostra prima-ultima campanella, ragazzi», ricordò Tess, posando un braccio sia sulle sue spalle, sia su quelle di Michael. E, mentre avanzavano verso le porte dell'entrata, non poté far altro che percepire un fastidioso nodo allo stomaco dopo le parole di Tess.Se fosse cambiato qualcosa? Assolutamente nulla. La Signora Thompson era la solita depressa di mezza etá che riversava la sua tristezza mettendo in scena esclusivamente melodrammi; il Signor Walter e la sua bacchetta di legno erano sempre lí, dietro la cattedra dell'aula di canto, squadrando gli allievi dalla testa ai piedi mentre cercavano di terminare un brano acapella senza alcun errore; il giovane bidello rimaneva il rubacuori della scuola, sovrastando addirittura la grande e possente corporatura del capitano della squadra di Baseball, George Boston. E, cosa che non dispiacque affatto a Phoebe, il professore di musica rimase l'instancabile Signor Youngblood, l'anziano americano dalla grande passione per il pianoforte, nonchè il "miglior insegnante che la Moseley abbia mai avuto" - parole di Phoebe. Ma per i corridoi non c'era nulla di nuovo, se non gli studenti del primo anno.
«Peccato», sospirò Tess. «Non potrò rimorchiare il novellino della scuola.»
«Lo dici ogni anno», contestò Michael.
«Perché mai nessuno viene in questa scuola, uh? Se solo Boston non fosse cosí stupido.»
I tavoli della mensa erano coperti da vassoi colmi di cibo e di studenti vogliosi di raccontare le loro straordinarie vacanze agli amici. Stranamente, le era mancato anche il caos della pausa pranzo.
«Ehi, potresti avvinghiare un membro del club di matematica o di scacchi, loro non sono stupidi.»
Tess rivolse un occhiataccia all'amico. «Certo che non afferri proprio il concetto: a Boston manca l'intelligenza, ma a quelli dei club manca il fisico... insomma, è cosí facile da capire.»
Michael posò gli occhi strabuzzati su di Phoebe, in cerca di aiuto, ma tutto ciò che ottenne furono le spallucce indifferenti della ragazza. Non era strano che Tess partisse col fantasticare su tutti i ragazzi che le capitavano davanti, anche se a quanto pareva il moro non l'aveva ancora capito.
«Ooooh, ritiro tutto quello che ho detto», disse all'improvviso quest'ultima, allungando la schiena. «Abbiamo dei novellini, signore e signori.»
La curiosità spinse Phoebe a puntare lo sguardo verso l'entrata della mensa dove, ormai a fila terminata, vi erano un paio di ragazzi dal volto sconosciuto. Il primo con degli strambi capelli rossicci mentre, il secondo, portava un ciuffo castano a coprirgli quasi tutti gli occhi.
«In effetti sembrano nuovi», affermò Michael. «Non credo di aver mai visto una tintura di capelli cosí strana qui in giro.»
«Ma sono inglesi?»
Tess aveva osservato bene: quel taglio sottile degli occhi non era di certo caratteristico di quelle parti.
«No, non sembra...» rispose Phoebe in un sussurro, troppo impegnata a guardare i due ragazzi prendere le ultime porzioni del pranzo. «Magari sono studenti stranieri.»
«Tipo scambio culturale?»
«Ne aveva parlato la Thompson l'anno scorso ma mi pare che nessuno abbia accettato.»
Mentre Tess rimuginava sui possibili metodi da adottare per conoscere i due nuovi studenti, Phoebe si concentrò sulla fettina di pesce che aveva davanti al naso, senza stare ad ascoltare i due amici quel giorno troppo logorroici per i suoi gusti.
Ciò che non sapeva era che, in un futuro non molto lontano, quei due sconosciuti avrebbero preso parte nella sua vita in modo decisamente brusco.Angolo autrice🖋️
Questo capitolo è rimasto nelle bozze per chissà quanto tempo, e solo qualche giorno fa ho avuto il coraggio di aprirlo. Avevo in mente cosí tante cose per questa storia che alla fine ne avevo accumulate troppe in una ventina di capitoli, ed era venuto fuori un disastro. Cercherò di fare le cose con piú calma, promesso🤞🏻.Primo capitolo un po' cosí, fatto tanto per... insomma. Giusto per dare una prima occhiata ai nostri protagonisti👀.
Vi ringrazio per i 52K di Pellicola❤️
Alla prossima!
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drama » Kim Taehyung
أدب الهواة"Potrei anche essere l'attore più bravo in tutta la storia cinematografica, ma non riuscirò mai a far credere che ciò che provo sia falso"