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-Perchè hai accettato?- mormorai furente a Finn, non appena la porta della presidenza fu chiusa alle nostre spalle.

Sulle poltroncine di attesa erano seduti altri due studenti che mi salutarono con il cinque, mentre scoppiarono a ridere non appena Finn gli diede le spalle. Come psicologo il preside faceva prorpio cagare.

-Che cazzo ne sapevo. - rispose il moro, infastidito dal mio commento. -Avresti potuto avvisarmi.-

Ci immergemmo nell'atmosfera della segreteria, il cui ritmo era dettato dal rumore dei tasti del computer, dal debole ronzio delle fotocopiatrici che lavoravano a pieno ritmo e dalle voci dei vari adetti intenti a lavorare.

-Se magari non ti fossi messo a dormire. - ribattei io alzando gli occhi al cielo.

-Mh - disse Finn, troppo impegnato ad osservare un'addetta alla segreteria che si stava chinando per raccogliere alcuni fogli per terra per calcolarmi.

Infastidito, gli tirai una leggera gomitata sulle costole.

-Che c'è Grazer? Non sarai mica geloso?- mi provocò Finn, intuendo subito il motivo della gomitata.

-Figurati, di una col culo che pare un budino.- Oddio, avevo appena detto che ero gelosodelle attenzioni di Finn per la tizia. Dovrei proprio imparare a tenere a freno la lingua.

-Cazzo, scusa. Perchè il tuo è strutturalmente perfetto. - rispose Finn mentre il suo sorrisetto sarcastico metteva a dura prova la mia pazienza. -Da oggi guar-

-Non stavo dicendo questo.- mormorai tra i denti, convinto di aver fatto la figura di merda del secolo. Oddio, mi sembrava di trovarmi in uno di quei romanzi rosa da quattro soldi, quelli che leggeva sempre mia nonna.

-Tranquillo, non lo dirò a nessuno. Se è questo che ti preoccupa.- ribattè Finn uscendo dalla segreteria e facendomi l'occhiolino, come segno d'intesa.

-Potremmo smettere di comportarci come fossimo un cliche e tornare ad odiarci come le persone nomali?- sbottai, irritato da tutta la situazione. Nella mia idea di mondo non erano previste le conversazioni con Finn.

-Okay campione.- rispose Finn allontanandosi definitavemente da me, non prima di avermi dato una leggera spinta che, in quella situazione, risultò parecchio affettuosa.

Io me ne andai senza dire niente, risistemandomi le pieghe che si erano formate sulla felpa.

Eppure, dentro di me, sentivo ancora quell'odiosa sensazione di crampi non dolorosi allo stomaco, la stessa che si prova quando si scende in picchiata dalle montagne russe.

"Sarà la fame" mi dissi, nonostante fossero solo le dieci del mattino. 

In realtà, il motivo lo sapevo, ma mi rifiutavo di ammetterlo.

Predator || FackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora